Al giorno d’oggi c’è chi dolcifica il suo caffè col fruttosio perché “lo zucchero bianco fa male”, chi prepara i dolci solamente con quello di canna, chi invece abolisce gli zuccheri preferendo i dolcificanti chimici… in realtà la confusione regna sovrana su questo tema. Proviamo, grazie all’articolo della biologa nutrizionista Emilia Frigiola, a fare un po’ di chiarezza sulle principali caratteristiche e differenze tra zucchero bianco, zucchero di canna e fruttosio.
Addolcire con zucchero (bianco o di canna)
Lo zucchero bianco e quello di canna sono chimicamente composti dal saccarosio, un disaccaride costituito da una molecola di glucosio e una di fruttosio. Viene estratto dalla barbabietola o dalla canna da zucchero e subisce un processo di raffinazione prima di arrivare sulle nostre tavole.
Lo zucchero di canna grezzo appare più scuro del bianco poiché presenta anche dei residui di melassa.
Lo zucchero di canna integrale (o mascobado), è invece meno raffinato, più ricco di micronutrienti e riconoscibile per i suoi granuli meno regolari. La minima presenza di micronutrienti nello zucchero si può ritenere praticamente ininfluente per il nostro organismo.
Numerosi studi hanno dimostrato l’esistenza di correlazioni tra il consumo eccessivo di zuccheri e l’insorgenza di alcune patologie come l’obesità o il diabete; inoltre il saccarosio è stato definito una droga alimentare, in quanto crea dipendenza stimolando ulteriormente il senso di fame e innescando un vero e proprio circolo vizioso.
Per questi motivi lo zucchero viene considerato quasi come un veleno e demonizzato dalla gente, che da alcuni anni preferisce alternative come i dolcificanti artificiali, naturali o il fruttosio.
Il potere dolcificante del fruttosio
Il fruttosio è uno zucchero semplice (precisamente un monosaccaride) con potere dolcificante superiore al saccarosio, per cui se ne può utilizzare di meno per ottenere la stessa dolcezza. Come il nome stesso suggerisce, il fruttosio è presente nella frutta ma anche nel miele e in alcune verdure. E’ estratto principalmente dal mais e utilizzato nell’industria alimentare per la preparazione di merendine, snack , salse e bevande proprio per via del suo alto potere
dolcificante. Questo zucchero, una volta ingerito, viene metabolizzato a livello epatico e se è in eccesso rischia di sovraccaricare il fegato, oltre a essere convertito in acido urico (un’elevata uricemia può condurre alla gotta, una patologia infiammatoria delle articolazioni) e grassi. Anche un abuso di fruttosio a lungo andare è causa di obesità e patologie metaboliche. La quantità giornaliera di fruttosio consigliata è in generale quella che rispecchia le 2-3 porzioni di frutta quotidiane, anche perché la frutta contiene le fibre, fondamentali per un rallentato ingresso degli zuccheri nel sangue.
Le conseguenze negative del nostro corpo a cui possono condurre gli zuccheri è data da un loro abuso, per cui non sarà certo un cucchiaino di zucchero al giorno nel caffè o una fetta di dolce mangiata ogni tanto a esasperare il nostro metabolismo, ma è sempre bene ricordare che è la dose che fa veleno e che gli alimenti zuccherati e confezionati andrebbero di regola consumati solo occasionalmente.
Grazie Emilia! Vai qui per leggere l’articolo che mette a confronto olio d’oliva e olio di palma pubblicato dalla nostra nutrizionista preferita