Venezia dalla Giudecca alle isole di Burano e Mazzorbo

Sempre bello risvegliarsi a Venezia e poter fare colazione nel nostro boutique hotel prima di percorrere i nostri consueti chilometri in un’inconsueta (per agosto) città poco affollata. Tra un negozietto d’artigianato e uno di maschere di Carnevale, tra una bancarella di frutta e verdura su gondola a una galleria d’arte contemporanea oltrepassiamo canali e campielli, ci imbattiamo in chiese e giardini. Ci piacerebbe visitare la casa-museo della collezionista d’arte Peggy Guggenheim ma occorre la prenotazione e sono già esaurite le visite contingentate causa coronavirus.

Entriamo, allora, nella maestosa Basilica della Madonna della Salute la cui cupola è parte integrante dello skyline di Venezia con la sua doppia cupola, costruita perchè la Vergine Maria preservasse Venezia dalla terribile peste del XVII secolo. Si accede alla Basilica, che è all’imbocco del Canal Grande, da una gradinata che sembra emergere dall’acqua con la statua della Madonna col bastone di Capitana de mar posta sulla sommità della cupola maggiore.

La facciata principale e i lati esterni sono decorati da una ricca serie di statue che prosegue anche all’interno. Sul timpano centrale si trova la Madonna con Gesù Bambino con ai lati i Re e i Profeti che annunciano il Messia (Davide, Isaia, Geremia, Daniele) e le figure mariane dell’antico testamento.

All’interno, dall’ampio vano della cupola centrale, si aprono le sei cappelle laterali e quella rotonda di forma ellissoidale che, per intenzione del Longhena, funge da santuario con l’immagine della Madonna della Salute. Splendida la scultura in marmo posta sull’altare maggiore con la Vergine con Gesù Bambino in braccio sopra le nubi con tre putti e una donna che raffigura la città di Venezia in ginocchio ai suoi piedi mentre un angelo che scaccia la peste con la fiaccola. L’immagine dell’intensa Madonna col Bambino al centro dell’altare, invece, fu portata dai Morosini a Venezia nel 1670 dall’isola di Candia. Nello spazio rettangolare dietro l’altare, ci sono le statue dei Santi protettori contro la peste e la splendida scultura lignea del coro sopra il quale c’è l’organo del 1782 e recentemente restaurato e tuttora funzionante durante la Messa. Nella sacrestia maggiore ci sono 12 opere del Tiziano, un Tintoretto e altre opere di autori minori.

Venezia Madonna della Salute
La cupola della Basilica della Madonna della Salute a Venezia
Giudecca Venezia
Vista dalla Giudecca con piccioni – Venezia

 

Martedì 18 agosto – un giro alla Giudecca

E’ giunto il momento di utilizzare il primo dei pass che, per 20€ a persona, consentono di prendere per 24 ore il vaporetto. Sono decisamente convenienti, dato che la singola tratta in vaporetto verrebbe 7,5€ e che nelle successive 24 ore abbiamo intenzione di prendere il vaporetto più volte. Il primo viaggio sull’acqua ci porta alla Giudecca, dove passeggiamo sul canale, una zona più residenziale e meno turistica della Venezia visitata il giorno prima. Anche alla Giudecca, come in tutta Venezia, è bello anche perdersi per scoprire l’autentico volto cittadino, lontano dai monumenti più famosi, lungo i ponti e i vicoletti e nelle piazzette segrete per scoprire gli angoli più nascosti dove si radunano i veneziani.

Entriamo nel complesso del Consorzio Cantieristica Minore Veneziana che ospita le botteghe di una quindicina di artigiani (tappezzieri, falegnami, elettricisti, fabbri) trasferiti dal centro storico ai 3.000 m² di superfici in rovina del vecchio cantiere navale mentre un ristorante serve pasti e aperitivi. In fondo prosegue il rimessaggio per circa 350 imbarcazioni con le loro officine, oltre a tre gru fisse da 7 tonnellate e un travellift di 35 tonnellate su un bacino di carenaggio dedicato.

Sull’isola si trovano alcuni edifici sacri tra cui la Chiesa del Redentore del Palladio costruita al termine della peste nera che decimò la popolazione veneziana. Poco distante c’è la Chiesa delle Zitelle che un tempo insegnava un mestiere manuale alle ragazze indigenti mentre oggi ospita un modernissimo centro congressi. La Chiesa di Sant’Eufemia del VII secolo è tra le più antiche di Venezia, dalla semplice facciata che contrasta col pregiato interno. Infine la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano del VX che ospita nel delizioso chiostro ristrutturato dal Comune 12 botteghe (oltre a case popolari e sale ad uso culturale e sociale) di artigiani veneziani che lavorano cuoio, ceramica, stoffa, pietre dure, cartapesta.

Giudecca Venezia
Chiostro della Chiesa di Cosma e Damiano alla Giudecca – Venezia
Giudecca Venezia
Perdersi in campielli e calli della Giudecca a Venezia

Alla Giudecca ci sono anche altri edifici storici recuperati quali il Mulino Stucky che, caduto in disuso, fu rilevato e ristrutturato e ora ospita un lussuoso hotel con piscina e american bar sul roof top della catena Hilton con vista meravigliosa sullo skyline di Venezia. Mi sarebbe piaciuto visitare la mostra fotografica di Jacques Henri Lartigue “L’invenzione della felicità” ma, ahimè, la Casa dei Tre Oci, in un palazzo neo-gotico, centro specializzato in arte contemporanea, è aperta soltanto dal mercoledì alla domenica.

Interessante il Generator, un ostello di design con i suoi pavimenti a mosaico, un sontuoso lampadario in vetro di Murano e un enorme caminetto in pietra. L’edificio era originariamente un magazzino e mescola elementi industriali al design contemporaneo. Il bar e la caffetteria sono fruibili anche agli esterni ma eravamo troppo lontani per fermarci a pranzo e abbiamo optato per dei tranci di pizza di ottima qualità nella parte caffetteria antistante al bancone della panetteria del Majer (c’è anche un ristorante di livello).

Col vaporetto verso la colorata Burano

Torniamo nel nostro boutique hotel veneziano che lasciamo solo per una notte (gentilmente ci consentono di lasciare i bagagli così portiamo solo l’essenziale) e prendiamo il vaporetto per Burano. Prima di attraccare all’isola di Murano era abbastanza vuoto ma poi si è riempito di turisti stranieri in modo inverosimile… Per fortuna siamo all’esterno per sicurezza ma, ecco, avere quasi in braccio indiani, americani, milanesi, ecc non è un’esperienza che in tempo di COVID augurerei a nessuno… Scendiamo insieme alla calca a Burano e troviamo ad attenderci una gentile ragazza mandataci da Casa Burano che ci spiega che si tratta di comitive che in una giornata fanno il giro delle principali isole di Venezia: giù a Murano, due ore, poi a Burano, altre due ore, Torcello e si torna!

Burano Venezia
Le casette colorate dell’isola di Burano a Venezia
Burano Venezia
Le casette colorate dell’isola di Burano a Venezia

Ci addentriamo nelle stradine caratterizzate dalle famosissime casette colorate di Burano, tanto instagrammabili, e arriviamo nel nostro appartamento spazioso e luminoso, con camera con letto matrimoniale a baldacchino, soppalco con l’altro letto, ingresso e bagno ampissimo con doppio lavabo. Ci rinfreschiamo rapidamente prima di scendere per scattare qualche foto ai canali e alle casette colorate di Burano al tramonto e, mentre aspettiamo Fabio, Francesco conosce un bambino, Efrem, che abita nella casetta di fronte e inizia a giocare con lui perciò, con l’OK della madre, lo lasciamo insieme a lui.

La nostra casetta è nei pressi del mercato ortofrutticolo mattutino (ci sono già in banchini pronti) ad un’estremità dell’isola. Di fronte a noi alcune donne ricamano sedute davanti alla porta di casa, alcuni pescatori tornano ad attraccare la barchina sul canale, tante botteghe tra un ponticello e un canale, offrono prodotti locali dai rinomati pizzi ai biscottini al burro. Burano, l’isola dei colori, è un posto autentico (influencer a caccia di suggestivi selfie a parte), tranquillo, un po’ fuori dal tempo dove i bambini vivono all’aperto (infatti Francesco ci dice di essere andato su una bicicletta in prestito di un amico di Efrem nella piazza del paese, quella con la Chiesa col campanile storto e l’ingresso del Museo del Merletto).

Quando la frotta di turisti prende il vaporetto per tornare a Venezia o la mattina appena svegli, si può godere davvero (dal sito di Casa Burano): “… l’atmosfera incantata dell’isola passeggiando per le deliziose calli e callette dove i vostri sensi saranno inebriati da sfumature di blu, rosa, rossi, arancioni, viola. … Oggi l’isoletta si presenta meravigliosa, con le sue case a tinte sgargianti che la rendono uno dei posti più colorati al mondo. Qui si vive ancora di pesca, e le donne continuano l’arte del tombolo, meglio conosciuto con il nome di Merletto di Burano, o punto in aria. … Qui i colori sono un vero stile di vita, e con cadenza quasi annuale gli abitanti ridipingono le facciate da cima a fondo, infissi compresi; li vedrete ammirare orgogliosi il risultato, con le mani sporche di vernice e le alte scale usate per raggiungere i coppi, ossia i tetti. Sono loro la parte migliore di Burano, i Buranelli … che da secoli si prendono cura dell’aspetto estetico dell’isola e non solo. Quanti abitanti ha Burano… quasi 2750, pochi ma tanti se comparati ai 9 (nove) di Torcello. Oggi ogni famiglia ha l’onore di scegliere il colore della propria abitazione, ma in passato non lo si poteva fare, giacché una volta i colori erano decisi dal Comune e non potevano essere mai cambiati. Per fortuna oggi questo vincolo è meno rigido, e si può esprimere la propria personalità con uno, due, o mille colori come nei casi della Casa di Bepi in via del Gotolo, la casa di Gianfranco Rosso nei pressi del parco della Fondamenta, o la “Lego House” dietro alla chiesa. In questi casi i proprietari, forse indecisi sul colore da scegliere, li hanno mescolati tutti, rendendo le proprie abitazioni dei veri arcobaleni.”

L’esperienza di Venissa a Mazzorbo

E’ tempo di andare a Venissa nell’attigua isola di Mazzorbo, dove abbiamo prenotato la cena di tre portate presso l’Osteria Contemporanea (ci sarebbe anche il ristorante stellato ma essendoci anche Francesco non ci sembrava il caso). Per arrivare a Venissa, attraversiamo a piedi il ponte di legno che collega Burano a Mazzorbo, entrambe isole della “laguna nord”. (riprendo dal sito di Casa Burano:) “La leggenda narra che questo arcipelago fu abitato sin dal 639 d.C., anno in cui fu fondata la cattedrale di Santa Maria Assunta a Torcello ad opera degli Altinati, una popolazione in fuga dalle orde barbariche di Attila. Prima di tale data in laguna l’uomo non esisteva ancora, e dove noi oggi vediamo le casette colorate, gli orti, la maestosa cattedrale e i palazzi antichi, c’erano solo fango e acqua. La Venezia Nativa nacque proprio qui, sulle argillose barene che ricoprivano circa l’80% dei 60.000 ettari di laguna, e dove fin da tempo immemore vivevano uccelli di mare, pesci di ogni genere, roditori e colonie di fenicotteri, attorniati da una vasta distesa di fiorellini lillà chiamati Limonium.”

Al tramonto il curatissimo vigneto lagunare di Venissa si manifesta nella sua bellezza (dal sito): “Venissa nasce nel 2002, quando Gianluca Bisol a Torcello, di fronte alla basilica di Santa Maria Assunta, la più antica Chiesa di Venezia, vede un piccolo vigneto. Incuriosito, comincia a fare ricerche storiche ed agronomiche sulla vigne che portano alla luce un vitigno autoctono, la Dorona di Venezia, adattatosi alle condizioni di salinità tipiche della laguna, di cui sono state ritrovate le ultime 88 piante sopravvissute alla grande acqua alta. Gli enologi di Venissa, hanno preso ispirazione per la produzione di un bianco con il corpo e la struttura di un rosso. Pochi anni viene individuato in una tenuta nell’isola Mazzorbo un “clos” circondato da mura medievali con un campanile trecentesco all’interno della vigna. La proprietà, circondata dall’acqua su tre dei quattro lati, è attraversata da un canale e ospita una peschiera. condizione limite, che ha portato gli agronomi a sconsigliare l’impianto della vite visti gli alti contenuti di sodio nel terreno. Ma Gianluca Bisol decide di ripiantare comunque l’antico vitigno e nel 2010 arriva la prima vendemmia, una produzione di 4880 bottiglie che riporta la Dorona di Venezia nelle più importanti cantine di tutto il mondo. Negli anni a seguire il vino, grazie al crescente interesse per i vini macerati, scala le più importanti classifiche del settore. La mineralità e il forte richiamo al terroir iodato della Venezia Nativa sono le note che appassionano gli amanti del vino.”

Venissa Mazzorbo Venezia
La tenuta di Venissa a Mazzorbo al tramonto (Venezia)
Venissa Venezia cena
Le sarde in saor dell’Osteria Contemporanea di Venissa a Mazzorbo

I nostri tavoli sono all’aperto (insetti a go-go ma per fortuna beccano Fabio e non me :-), ci sono uccellini che volano e tornano nel nido sotto la tettoia che ospita i tavoli, e il menu – per me e Fabio tre portate del menu degustazione, per Francesco alla carta (le sue solite tagliatelle al ragù, stavolta di cacciagione) – è semplice e leggero, con tocchi di ricercatezza nella presentazione e nell’abbinamento delle materie prime. Io e Fabio non badiamo a spese e prendiamo anche un calice di vino a testa (il raro bianco della cantina Venissa, dal costo di una bottiglia). La mia cena ha inizio con delle croccanti sarde in saor (tipico piatto veneziano) di lampone, segue un pescato delicatissimo accompagnato da barba rossa e il dessert un tiramisù rivisitato perchè alleggerito da una sifonatura. Dopo cena, usciamo dall’ingresso principale da cui il giorno dopo si fermerà il vaporetto per rientrare a Venezia, e passeggiamo per tornare nella nostra Casa Burano dove ci riposiamo in tranquillità.

Mercoledì 19 agosto da Mazzorbo a Venezia

La mattina dopo mi sveglio presto e vado in giro per Burano (adesso si che è veramente deserta!) mentre Francesco e Fabio si preparano. Lasciamo Casa Burano e ci dirigiamo con i bagagli a Venissa per colazione e check-out. La colazione è ottima, viene servita al tavolo con ampia scelta di pane e marmellata, uova cucinate come si desidera, impalpabili torte del giorno, ecc. Da tempo avevo adocchiato Venissa, location suggestiva, cantina preziosa e ristorante stellato, e Casa Burano, con le sue suite ampie e confortevoli, ma normalmente sarebbero state fuori budget. Ho sfruttato, a mio rischio e pericolo, un bond prepagato a maggio, quando ancora i viaggi tra le regioni italiane erano vietati. In questo modo abbiamo aiutato la tenuta in un momento di necessità e, al tempo stesso, ci siamo permessi un lusso altrimenti inaccessibile.

Facciamo un giro per Mazzorbo in attesa del vaporetto, fino all’antica Chiesa dedicata a Santa Caterina di Alessandria, con il soffitto a carena di nave rovesciata, e la Madonna di Remigio Barbaro. Ci fermiamo ad ascoltare i rintocchi della campana più antica della laguna, che dalla sommità del campanile si dice che abbia il potere di allontanare, con le sue onde sonore, qualsiasi tempesta. E corriamo infine a prendere il vaporetto che ci riporta nella movimentata Venezia.

Informazioni pratiche

Per girare in vaporetto a Venezia consiglio il City Pass che costa 20€ per 24 ore dall’orario della timbratura e consente di utilizzare i vaporetti che costerebbero 7,5€ a tratta (con tre tratte si risparmia)

La Casa dei Tre Oci è in Fondamenta delle Zitelle, Giudecca 43 a Venezia è aperta da mercoledì a domenica dalle 11.00 alle 19.00 con biglietto intero a 13€ con riduzioni e gratuità per studenti, gruppi, famiglia, scuole, bambini e anziani, ecc.

Majer è anche in Fondamenta Sant’Eufemia, 461 alla Giudecca a Venezia e per pranzo propone cicchetti, insalatone o zuppe di stagione, panini farciti, tranci di pizza sfornati in giornata con farine biologiche e a lievitazione naturale. 

Per dormire e cenare ho acquistato durante il lockdown un bond che prevedeva al costo di 195€ una notte con colazione in una suite di Casa Burano e la cena degustazione di tre portate all’Osteria Contemporanea di Venissa. Per Francesco ho pagato l’extra-letto e colazione e la cena alla carta. Questo ci ha permesso di vivere un’esperienza di lusso a un costo accessibile.

  • Qui il link di Casa Burano www.casaburano.it alcune casette colorate ristrutturate e dotate di tutti i confort per vivere la vera atmosfera dell’isola
  • Qui il link di Venissa www.venissa.it che si trova in Fondamenta di Santa Caterina, 3 nell’isola di Mazzorbo a Venezia che si compone di un ristorante stellato, camere di lusso e cantina con vitigni autoctoni rari per poche bottiglie di qualità.