Il risveglio nella poetica Venezia è addolcito dell’ottima e ricca colazione che, causa Covid, viene servita al tavolo esterno del Boutique Hotel Santa Croce. Francesco, vista la sua fobia di piccioni e insetti, decide di spostarsi all’interno dove è servito e riverito come un ‘doge’ dalla titolare dell’hotel, Elisabetta. Tutto è ottimo: dolce e salato, macedonia di frutta e yogurt, cereali e brioche. Si mette una X sulle proprie preferenze la sera prima, si prenota la fascia oraria (scanso assembramenti) e la colazione viene servita all’ora stabilita da personale gentile e disponibile. Rifocillati e ‘addolciti’, siamo pronti per il nostro tour della Venezia da cartolina, quella dei monumenti più noti e fotografati della città.
Lunedì 17 agosto San Marco e Teatro La Fenice
Si dirigiamo verso la Basilica di San Marco, il Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri prima della visita al Teatro La Fenice. Per arrivarci, attraversiamo tranquille calli e ariosi campielli, con musicisti di strada e curiosi passanti, case (ex AirBnb) svuotate e uffici in affitto. Arriviamo sotto i portici affrescati al lato del Ponte di Rialto e lo attraversiamo. Eccoci in Piazza San Marco, una delle più importanti piazze monumentali del mondo, chiamata ‘salotto d’Europa’ per la sua eleganza architettonica. Si tratta dell’unico spazio urbano di Venezia che possa essere chiamata propriamente ‘piazza’ rispetto a quelli chiamati ‘campi’ o ‘campielli’. Ha forma trapezoidale, lunghezza di 170 metri e si divide in tre zone: piazza San Marco, piazzetta San Marco e piazzetta dei Leoncini.
Qualche nuvola in cielo, poca gente considerando (siamo al 17 di agosto!), musicisti dal vivo al lussuoso Caffè Florian con camerieri in livrea che servono ospiti in gran parte stranieri come, dalla parte opposta, il Caffè Quadri nelle Procuratie Vecchie con i suoi portici. Da quel lato, abbiamo visto da fuori il magnifico negozio Olivetti, opera dell’architetto Carlo Scarpa (Apple store scansati!). Chiude la piazza la cosiddetta Ala Napoleonica, con il Museo Correr, che congiunge le Procuratie Vecchie a quelle Nuove.
Davanti a noi il campanile di San Marco si staglia nel cielo con i merletti del Palazzo Ducale da un lato e i portici con botteghe, bar e ristoranti dall’altro (ricami, vetri, souvenir, opere d’arte, sete, ecc.). Cambiamo prospettiva e il Leone di San Marco scruta il mare davanti a sè mentre sotto di lui passeggiano pochi turisti. Proseguiamo tra un’influencer americana che si fa scattare foto cambiandosi d’abito davanti alle gondole e ai lampioni antichi e arriviamo al piccolo ma ricco di storia Ponte dei Sospiri, ultimo passaggio per i condannati a morte di un tempo. Torniamo indietro verso piazzetta dei Leoncini per ammirare da vicino la Torre dell’Orologio del 1500 che segna l’inizio della Merceria, calle con i principali negozi griffati della città. Che bello poter visitare Venezia con così poca ressa!
Ci avviamo verso il poco distante Gran Teatro La Fenice con ingressi e biglietti prenotati comprensivi di audioguida. Il teatro è risorto due volte dalle sue ceneri (La Fenice) e ci accoglie con i stucchi e i suoi ori, in sale eleganti e, adesso, tecnologiche che da secoli ospitano gli spettacoli più prestigiosi del mondo. Hanno avuto luogo a La Fenice prime assolute di opere di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi (nell’Ottocento), Stravinskij, Britten, Prokofiev, Nono, Stockhausen (nel Novecento).
(riassunto da Wikipedia) La sua storia inizia nel 1789 col bando di concorso per la realizzazione dell’ottavo teatro di Venezia, a cui venivano richieste sia l’eccellenza della visibilità che la meraviglia dell’acustica. In 6 mesi, tra i 28 progetti ricevuti, venne scelto quello dell’architetto Selva, che presentò alla giuria uno schema di decorazione con riquadri affrescati «Apollo e le Muse che civilizzano l’umanità» sulla facciata verso il canale, «Apollo e Marsia» e «Orfeo che ammansisce Cerbero» su quella verso San Fantin. Il teatro fu terminato e inaugurato nel 1792 con I giuochi d’Agrigento di Paisiello. Negli anni 1807-1835 subì la ‘trasformazione napoleonica’ per inserire la costruzione di una loggia che ospitasse l’imperatore. Il palco reale diventò l’attrazione principale del Teatro La Fenice con i suoi dieci medaglioni con teste laureate e, sul bordo, quattro finti rilievi allusivi alla musica, il tutto incorniciato da un fregio con maschere e festoni retti da fenici e da genietti.
Il 13 dicembre 1836 un incendio, causato probabilmente dal cattivo funzionamento di una stufa, distrusse quasi tutto teatro (solo l’atrio e le sale Apollinee si salvarono) che crollò. La società proprietaria incaricò i fratelli ingegneri Meduna per il progetto della ricostruzione del teatro, Orsi lavorò alla decorazione del soffitto, Borsato alla decorazione del palco reale. Il 26 dicembre 1837 il nuovo teatro venne inaugurato completo delle nuove decorazioni una prima assoluta di Lillo. Dopo l’eliminazione del palco reale in seguito ai moti popolari del ’48 e la sua restaurazione con l’Imperial Regio Governo Austriaco, l’unica modifica del teatro su l’apparizione dello stemma del Leone di San Marco al posto dello stemma monarchico alla proclamazione della Repubblica di Venezia. Nel 1854 invece si operò sul soffitto del teatro con una decorazione neoclassica di moda all’epoca.
Il 29 gennaio 1996 un secondo, devastante incendio doloso distrusse il teatro impegnando i vigili del fuoco per tutta la notte. Furono due elettricisti, Carella e il cugino Marchetti, ad appiccare ‘un piccolo fuoco’ per non incorrere nelle penali dei ritardi della loro ditta di manutenzione del teatro. Però per una serie di circostanze (il sistema anti-incendio era fuoriuso e il cantiere non era in sicurezza) distrussero, invece, uno dei monumenti simbolo della città di Venezia. Si decise di ricostruire lo storico teatro esattamente com’era prima dell’incendio pubblicando un bando di gara cui parteciparono dieci imprese italiane ed estere. La settimana inaugurale del teatro ebbe luogo dal 14 al 21 dicembre 2003 con opere di Beethoven e Stravinskij dirette da Riccardo Muti alla presenza del Presidente della Repubblica.
La sala teatrale completamente distrutta dall’incendio è caratterizzata da una ricostruzione filologica con il mantenimento di tutti i cinque ordini di palchi, corredati del medesimo apparato decorativo in cartapesta e legno anche sulla base di una minuziosa ricerca fotografica. Per l’acustica è stato selezionato un legno pregiato mentre è stata completamente rinnovata la macchina scenica, per migliorare le caratteristiche tecnologiche del teatro, realizzando un nuovo palcoscenico laterale traslabile sul principale. Il progetto ha dato luogo anche al ripristino dell’originario accesso alla sala teatrale dalla cosiddetta “entrata d’acqua” dal rio prospiciente il teatro.
Al termine della visita audio-guidata che ci porta, sala dopo sala, anche nel Palco Reale facendoci sentire dei VIP, visioniamo sia il plastico del Teatro La Fenice che la mostra permanente dedicata alla star della lirica italiana Maria Callas e ai suoi anni di attività a Venezia.
Dopo la mostra ci dirigiamo passo dopo passo, senza fretta, verso i Giardini della Biennale e ci sediamo per uno snack nel tranquillo e verde Caffè La Serra (un toast per Francesco, un panino per Fabio e un centrifugato di frutta e verdura per me). Riprendiamo il cammino verso Castello, quartiere popolare che mantiene intatto il suo fascino tra cantieri navali e casette un po’ sgarrupate con i panni stesi ad asciugare, vecchie trattorie e bar senza turisti. Attraversiamo l’unica vera via di Venezia, l’ampia via Garibaldi, dove ci fermiamo ad acquistare cartoline e souvenir kitschissimi da un signore che ci mostra dov’era arrivata l’acqua alta a novembre. Lungo i canali ci sono cantieri navali e la Chiesa di San Pietro in Castello con, poco distante, il suo alto e storto campanile. Attraversiamo il ponte e altri campielli e calli, calli e campielli e ci fermiamo davanti all’Arsenale. Proseguiamo, dopo aver preso una specialità veneziana, la panna in ghiaccio servita tra due cialde, tra portoni colorati, vere da pozzo, campielli tranquilli e botteghe di souvenir, gondole e chiese, merlature e dipinti, camini a rilievo sui muri e maschere bianche da dipingere, opere di streetart e sculture d’artista. Credevo di vivere nella città più bella del mondo, Firenze, ma in quanto a fascino Venezia non è seconda a nessuno.
Per cena prenotiamo all’Osteria Do Farai, su consigli0 ottenuto via Facebook, in una tranquilla piazzetta a pochi passi dall’Università di Ca’ Foscari. La location è molto carina: ceniamo all’aperto con alle spalle un’opera d’arte contemporanea. Il personale è alla mano, gentile e attento. Abbiamo ordinato (e mangiato al buio, con luce insufficiente per vedere quello che si aveva nel piatto, come ieri) un fegato alla veneziana, un baccalà mantecato (servito freddino sulla polenta tiepidina) arrivato dopo le seppioline alla veneziana (con nero di seppie salatissimo) e un piatto di tagliatelle al ragù (graditissime da Franci). Con una bottiglia di vino (ricarico esagerato, come ieri), due dessert (tiramisù e salame di cioccolato così così) e una bottiglia d’acqua il conto è stato di 105€, eccessivo per la quantità e la qualità del cibo. Abbiamo capito che Venezia è più cara di Firenze (e si mangia peggio). Tutto bello, però, siamo in vacanza e abbiamo trascorso un’altra splendida giornata a Venezia pronti per le scoperte dell’indomani.
Informazioni pratiche
Boutique Hotel Santa Croce è in Campo Nazario Sauro, 980 a Venezia. Poche camere arredate con personalità, un servizio attento ad ogni esigenza, comodo nella sua posizione non lontana dalla stazione e con ottima colazione, dolce e salata. Consigliatissimo!
Il Gran Teatro La Fenice è in Campo San Fantin, 1965 nel centro di Venezia ed è visitabile pagando un biglietto di 11€ ad adulto (ridotto 7€ e gratis per bambini sino a 6 anni).
Il Caffè La Serra è nella Serra dei Giardini in viale Giuseppe Garibaldi, 1254 nel quartiere di Castello a Venezia a pochi passi dai Giardini della Biennale. Seduti ai tavolini esterni, è un’oasi di relax dove fare uno spuntino, bere un caffè o un centrifugato o leggere un libro.
L’Osteria Do Farai è in Calle Cappeller, 3278 nel centro di Venezia. Location carina, servizio attento ma con un mediocre rapporto qualità-cibo – secondo noi. Però ci pare che a Venezia sia tutto così …
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