La domanda di un’intervista nata per caso da parte di Maddalena, mi ha fatto tornare in mente il viaggio più bello della mia vita: quello fatto in Siria ad aprile del 2006 per la nostra luna di miele. Un paese affascinante, dove tutto quello che abbiamo visto e apprezzato probabilmente non esiste più, perchè bombardato nel corso di una terribile guerra civile che ha trasformato gran parte della popolazione in profughi e dove tanti civili, in particolare bambini, sono morti annegati o rimasti gravemente feriti, scuotendo l’opinione pubblica che, però, non ha alzato un dito per fermare questa sanguinosa strage. Ecco perchè ho deciso di scrivere un post che porti alla memoria, mia e delle persone magnifiche che avevo avuto modo di conoscere 12 anni fa, un paese meraviglioso, ricco di cultura e tradizioni, dove abbiamo vissuto un viaggio da favola in cui, purtroppo, non sarà più possibile andare per chissà quanto tempo…
Viaggio di nozze in Siria (e in Giordania)
Il viaggio di nozze è nato pensando alla Giordania che ha sempre affascinato Fabio specialmente per il sito di Petra, scavato nella roccia rossa. Per questo ho acquistato la rivista “I Meridiani” (qui il link) che metteva insieme Siria e Giordania e, pagina dopo pagina, foto dopo foto, mi sono innamorata della Siria che ha iniziato a piacermi ben di più della Giordania. E dopo il viaggio la mia supposizione è diventata realtà.
Ci siamo comunque appoggiati ad un’agenzia di viaggi di Lucca per organizzare il viaggio che abbiamo messo a scaglioni nella lista nozze. Sono però riuscita a modificare alcune tappe e definire alcuni pernottamenti in alcuni dei magnifici luoghi che osservavo e di cui mi informavo su carta e online. C’erano già alcune avvisaglie di pericolo: a febbraio le sedi diplomatiche della Danimarca a Damasco erano state incendiate e saccheggiate per la pubblicazione di alcune vignette su Maometto pubblicate su una rivista satirica danese. Nonostante la perplessità del mio responsabile David di DADA che mi diceva: “Chissà se ci rivediamo” (tocchiamo ferro!), mi ero informata via LinkedIN sia da un ricercatore danese residente a Damasco che da alcune persone locali: Fadi e Sana (poi conosciuti personalmente a Damasco dove adesso, per loro fortuna, non vivono più). Non sembra ci fossero problemi tali da annullare il viaggio per cui, con un po’ di timore, siamo partiti alla volta della Siria. E non ce ne siamo pentiti !
Damasco, la città che profuma di rosa e di agrumi
Il nostro viaggio ha avuto inizio da Damasco, capitale della Siria, dove alloggiavamo all’Hotel Le Meridien, un cinque stelle lusso dove ogni dettaglio aveva il suo significato dai mobili intagliati in madreperla alle ricche colazioni dove ho assaggiato per la prima volta la marmellata alla rosa. La vista dal balcone della nostra camera all’arrivo con i minareti illuminati e quella fatta la mattina dopo, al risveglio, ci hanno già incuriositi e affascinanti. All’arrivo, ci attendevano il referente dell’agenzia locale con cui quella di Lucca ci aveva organizzato il viaggio insieme a suo figlio che ci hanno raccontato un po’ di abitudini locali e ci hanno accompagnato lungo la strada del mercato. Poi abbiamo continuato da soli, io e Fabio, immergendoci nella storia, nei volti di adulti e bambini, nei vicoli e nei negozi brulicanti di prodotti, di odori e di sapori a noi ignoti.
Negozi di cestini e scope di paglia e di tartarughe e serpenti vivi, botteghe con artigiani al lavoro a tostare le mandorle, riparare le scarpe, la linguaccia di alcuni bambini all’uscita da scuola, agrumi e frutta appesi fuori dalla finestre delle case e bancarelle cariche di mandorle fresche e tanto altro prima ancora di arrivare al mercato della città vecchia di Damasco, Souk Al Hamadeih. Qui abbiamo visto ogni ben di dio in vendita da oggetti artigianali in argento ai tappeti sino al reparto orto-frutticolo e alimentare. La disposizione dei negozi rispecchia le categorie merceologiche quindi abbiamo trovato tutti i macellai vicini così come tutti i venditori di tappeti uno accanto all’altro e così via. Usciamo dal mercato e sostiamo nel cortile interno di una casa damascena adibito a bar-ristorante (credo che si trattasse di Kan Zaman) prima di re-immergerci nel centro della città vecchia dove entrando in alcuni cortili o suonando ad alcuni portoni ci veniva schiuso un mondo fatto di raffinatissimi decori alle pareti, lampadari in vetro soffiato e oro, portoni in legno decorato, alberi di agrumi e cespugli di rose e buganvillee. Mi ha colpito la raffinatezza di una signora libanese che ci ha mostrato il cortile interno di una casa privata chiedendoci di acquistare alcuni oggetti per sostenerne il mantenimento e restauro (il bicchierino e piattino in metallo intagliato a mano fanno ancora bella mostra nel nostro bagno di Lucca).
Ogni cortile uno stupefacente spettacolo di porte intagliate e decorate, intagli alle pareti, mobili in madreperla, cuscini e sedute in seta lucente, lampadari in vetro colorato, soffitti a cassettoni dipinti, enormi tappeti persiani ricamati, tavolini in metallo inciso. Una ricchezza di decori con un buongusto raffinato e una sapienza nella realizzazione incredibili! Abbiamo ancora il tempo di visitare la Grande Moschea degli Omayyadi, nel quartiere di Bāb Tūma (Porta di Tommaso), uno degli edifici più importanti e rappresentativi della città. Per entrare ho dovuto indossare il velo che mi hanno dato all’ingresso per coprire la testa (ho cercato di indossare capi che non lasciassero nude spalle e gambe ma non ho notato sguardi di disapprovazione nei miei confronti girando per la città). Costruita nel 700 d.C. sopra antichi templi e una cattedrale cristiana, ci hanno colpito i tre enormi minareti realizzati in stili diversi. La moschea ha una grande sala di preghiera e un enorme cortile dove sono conservate le reliquie di Giovanni Battista, considerate sacre da sunniti, sciiti e cristiani.
Ma corri corri: abbiamo appuntamento a pranzo con Fadi, un avvocato di Damasco conosciuto su LinkedIN prima di partire che ci aspetta con la moglie Alma, archeologa. Hanno scelto per noi un ristorante (probabilmente il Beit Sitti ma chiederò conferma) all’interno del cortile di una casa damascena, un’oasi di pace in una zona brulicante di traffico, gente, confusione al limite della città vecchia. Due persone speciali e ospitali, che ci parlano del loro lavoro, della loro famiglia e della passione … per la nazionale italiana e per il Milan. Fadi è orgoglioso quando gli dico che sembra italiano e continuiamo a tenerci in contatto qualche mese dopo durante i Mondiali vinti dall’Italia (lui ha persino cambiato profilo su Facebook per testimoniare il tuo tipo per la nostra nazione, tanto amata all’estero!). Fadi e Alma sono cattolici e li invitiamo a venire in Italia, magari per incontrare il Papa in Vaticano ma, quando la situazione in Siria è peggiorata, si sono trasferiti in Libano, con Fadi che faceva su e giù da Damasco, per lavoro, e adesso, finalmente, sono riusciti a trasferirsi in Canada.
Torniamo in albergo e ci cambiamo per la cena che un’altra persona conosciuta precedentemente su LinkedIN, Sana, ha prenotato per noi e alcune sue amiche al ristorante Casablanca e ci viene a prendere e riporta in albergo in auto. La compagnia è divertente con due sorelle, una bionda e una bruna, a cui si aggiunge il fratello di Sana, che vive a Dubai (dove adesso si è trasferita anche lei) in un locale con piano-bar dove viene proposta persino una canzone di Toto Cotugno, L’Italiano, che tutti cantano con passione 🙂 Sana è musulmana ma in 5 stappiamo 3 bottiglie di vino e proseguiamo la serata in un locale dove passiamo ai superalcolici. Ovviamente non riusciamo a pagare nulla, neanche i drink post-cena, perchè siamo ospiti delle nostre nuove amiche che ci dicono INSHALLAH e zitti! Il nostro tasso alcolemico è piuttosto alto a fine serata e i postumi si risentono anche la mattina dopo quando Fabio ha noleggiato un’auto per andare a Palmira (e mi maledice per aver organizzato la serata damascena … ma INSHALLAH! ). Segue.