Parliamo con Giorgia Petrini che scopre la fede e cambia rotta a 39 anni, imprenditrice affermata e autrice pluripremiata di un volume con interviste a manager di successo. Capisce che la felicità non è data da 14 ore di lavoro al giorno con busta paga a 5 cifre ma dall’impegno in progetti no-profit in grado di rendere migliore il mondo in cui viviamo. E a 44 anni continua a scrivere, su temi diversi, e la sua ultima fatica mi ha molto incuriosito sin dal titolo: “La Scuola Non Esiste” e ho deciso di intervistarla per capirne di più.
LDB: Come è venuto in mente di pensare che “La scuola non esiste” a te, nata e cresciuta in un contesto scolastico tradizionale (e con successo, immagino) ?
GP: Non lo penso io. E’ davvero così! Il titolo del libro è chiaramente provocatorio, ma neanche troppo. Dal latino schola e dal greco skholḗ, l’origine della parola “scuola” significa “tempo libero”. Come scrivo anche nella pagina introduttiva del blog La scuola non esiste, “imparati si nasce”. Quello che siamo, o che agli occhi degli altri diventeremo, è scritto dentro di noi ed è un dono che ci viene offerto in origine. E’ un talento, un’attitudine, una caratteristica innata che possiamo accogliere o rifiutare, ma c’è. Proprio perché sono nata e cresciuta in un contesto scolastico tradizionale, ho maturato negli anni l’idea che la scuola non fosse il posto più adatto, secondo alcuni addirittura il migliore, in cui far fiorire questi doni.
LDB Scopro dal tuo libro che non è la SCUOLA ad essere obbligatoria, ma l’ISTRUZIONE. Ci spieghi meglio?
La scuola in Italia non è obbligatoria e questo nessuno lo sa. E’ obbligatoria l’istruzione. Noi stessi lo abbiamo scoperto diversi anni fa cimentandoci con altre famiglie nell’apertura di una scuola libera. A dirlo non sono né io né chi sceglie di mettere in campo nuove scelte educative, bensì la nostra costituzione che – in particolare – all’articolo 30 recita:
“È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.”
A ulteriore sostegno e rafforzamento potremmo citare brevemente anche gli articoli 33 (“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento“) e 34 (“La scuola è aperta a tutti e l’istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita“) della nostra Costituzione.
Più che parlare quindi delle “forme di scuola”, che sono infinite ormai perché infinite sono le scelte pedagogiche e stilistiche che possono essere compiute sull’argomento, è urgente parlare di libera scelta educativa in un periodo in cui la scuola mette in crisi e disorienta centinaia di famiglie e di ragazzi.
LDB Quali svantaggi vedi nella scuola tradizionale e quali i vantaggi in diversi metodi di istruzione?
La scuola, come la conosciamo oggi, è nata con l’intento di produrre menti operaie in contesti industrializzati che fossero in grado di obbedire a un capo ordinatamente, in certi orari, secondo certe modalità o norme e in base al sesso di appartenenza. Così è praticamente rimasta. Oggi, come allora, è impensabile che le persone debbano essere raggruppate in base a criteri di età o di appartenenza geografica e, ad esempio, non di abilità o complementarità, in base alle inclinazioni o agli interessi (che invece è proprio ciò che poi da adulti andiamo rincorrendo nella vita e sul lavoro).
La scuola ci viene propinata come il luogo prediletto per imparare a socializzare (sebbene non sia mai stata quella la sua missione), a diventare autonomi, ad avere rapporti di crisi e di scambio con gli altri sin da bambini e, nella maggior parte dei casi, oggi si finisce per essere degli adulti separati in famiglia, divisi sulle questioni più importanti della storia dell’uomo in società, corrotti, indifferenti, razzisti, nichilisti e capaci di risolvere anche relazioni importanti con il nostro prossimo via Facebook o su WhatsApp. Noi siamo andati a scuola! E proprio noi dovremmo essere il frutto maturo di un così pertinente luogo di socializzazione e crescita dell’individuo. Invece no.
Le scuole Montessori, come le conosciamo oggi, sono purtroppo in molti casi luoghi in cui tutto si fa tranne ciò che Maria Montessori – che non ha mai promosso un metodo o delle scuole – avrebbe voluto. Come anche la modalità steineriana, quella montessoriana ha certamente un principio ispiratore fondante rivolto all’individuo che sboccia, che ha in sé qualcosa da far fiorire su cui quasi nulla può fare la differenza. Si tratta di talenti, di doni innati. Maria Montessori era una grande sostenitrice dell’apprendimento naturale, da medico e da educatrice osservatrice. Avrebbe voluto, per ricordarne alcune, cito testualmente: “l’abolizione dei premi e dei castighi, l’abolizione dei sillabari e delle lezioni collettive, l’abolizione di programmi e di esami, l’abolizione della cattedra della maestra insegnante“. Quante “scuole Montessori” conoscete che rispondono a questi criteri? Io ne ho visitate diverse, direttamente ma anche attraverso ciò che ci raccontano famiglie amiche: non ne ho riconosciuta ancora neanche una. Steiner invece era un esoterista austriaco, wikipedia ce lo ricorda “fondatore dell’antroposofia”. Rispetto al nostro modo di vedere oggi l’apprendimento naturale quella steineriana è per noi una realtà meno interessante e in ogni caso più indirizzata, ma tant’è. C’è scelta, a ognuno il suo.
Per scoprire cosa sono le scuole parentali o altri fenomeni quali homeschooling, unschooling, unlearning, deschooling, scuole libere, ecc. un consiglio: comprate e leggete il libro! Tutte queste cose nel libro sono spiegate in modo semplice e intuitivo e sono all’assoluta portata della comprensione di tutti, tranne che di quelli che proprio non vogliono capire. Non lasciate a Google, e neanche a me, la scelta di farvi impressionare dalle definizioni o dalle parole: più che altro, cominciate a mettere a fuoco il fatto che se la scuola non è obbligatoria le scelte e le cose che si possono fare sono tante, come tante sono le realtà in cui è possibile integrarle e molti i luoghi in cui è possibile conoscerle.
LDB: Secondo te è possibile mantenere un approccio anti-convenzionale pur mandando i propri figli in una scuola tradizionale?
Come scrivo anche nel libro, i ragazzi che vanno a scuola vanno a scuola. I genitori che non vogliono o non possono farsi carico di scelte diverse da questa – e ci tengo a precisare che non è in alcun modo un giudizio – accettano implicitamente che, nella vita dei loro figli, la scuola abbia lo stesso peso, se non di più, di quello che loro possono immaginare di avere come genitori. Una volta almeno a pranzo si tornava a casa. Oggi, gira gira, si sta a scuola tutti i giorni almeno fino alle 16.30, quando va bene. Il tempo extra scolastico si dedica spesso ad altre attività, complementari a quelle della scuola, alle corse dell’ultimo minuto dei propri genitori tra la spesa, le riunioni di condominio, gli hobby, la stanchezza, il lavoro che molti si portano a casa e gli umori non proprio brillanti… direi che c’è già molto di non convenzionale in tutto ciò, quando le priorità dovrebbero essere altre e i ritmi dovrebbero essere diversi. La risposta è no. A mio parere, o si fa una scelta o se ne fa un’altra.
LDB: Cosa ti aspetti dal mondo dell’istruzione e della scuola, in Italia e nel mondo, in futuro?
Nel mondo, da anni, accadono un sacco di cose. Noi siamo italiani, ci portiamo appresso la bava del mollusco. Il mondo dell’istruzione è un mondo infinito che non sappiamo né dove comincia né dove finisce. Don Giussani parlava e scriveva più che saggiamente del “rischio educativo“. Educare è sempre un rischio, anche quando un Paese, una città, una scuola o una persona, pensano di aver trovato il vaso di Pandora, oltre al fatto che istruire ed educare non sono necessariamente due verbi che vanno sempre assieme. Penso che si faranno un sacco di stupidaggini e penso anche che, in larga parte, si riterranno inevitabili (tipo abolire la scrittura a mano, come in molti Paesi sta già avvenendo, per prediligere direttamente l’uso di tastiere o altri mezzi digitali).
Ritengo che l’istruzione per titoli debba morire e che si debba tornare a dare uno spazio totale all’umanesimo, alla spiritualità, all’arte, alla manualità, alla musica, a tutto ciò che rendeva l’uomo bello, grato, gioioso, capace di fare le cose, accogliente e memorabile. Un’istruzione, almeno parzialmente dedita a un’educazione inclusiva, è una modalità che consente a ognuno di esprimere il meglio di sé e non il di più o il di meno rispetto ad altri.
La scuola in fondo fa quello che è giusto che faccia per le persone che la scelgono: forse dovrebbe imparare a diventare sempre più cooperativa e meno competitiva, più accogliente e meno giudicante, più udente e meno battente, ma tant’è. E’ lo specchio dell’uomo scolarizzato di oggi: vanitoso, egocentrico, giudicante, teorico, materialista e nozionistico. Del resto, è anche vero la nostra “battaglia” non è mai stata contro la scuola, bensì verso una libertà di scelta educativa consapevole e dotata di tutte le informazioni che servono per compierla. Questo libro, spero, serve proprio a questo.
Certo è che lamentarsi della scuola e mandarci i propri figli, quando se ne può fare liberamente a meno, non è proprio un manifesto di coerenza. Ecco, si sappia questo: intanto che sull’Italia alla voce “scuola e educazione” c’è scritto “loading”… è possibile chiedersi, come abbiamo fatto noi, cos’altro si può fare. E farlo. Il libro che ho scritto prova a dare una mano in questo senso.
Complimenti per il coraggio e la passione che metti nell’approfondire le tue sensazioni trasformandole in convinzioni organiche e strutturate. Dopo essere stata una bambina ‘secchiona’ mi sto chiedendo se, per mio figlio, la scuola così com’è pensata oggi sia giusta. Lui che odia essere caricato come un mulo ma desidera essere incuriosito e stimolato. Questa conversazione mi ha talmente incuriosita che ho messo in Wish List “La Scuola Non Esiste” ma … ho un po’ paura di leggerlo e uscire dalla mia comfort zone… Grazie Giorgia!