Un risvolto positivo del COVID è la riscoperta delle città d’arte e cultura italiane. Prima Venezia, adesso Roma, poi Milano: intense giornate trascorse immersi nella bellezza dell’arte classica e contemporanea, dello shopping, della buona cucina. Qui la prima parte del diario di viaggio in cui in 36 ore siamo passati dal quartiere liberty Coppedè all’antica Roma del Colosseo e dei Fori Romani, dalla pittura di Caravaggio alla scultura di Michelangelo. (segue)
Giorno 1) Quartiere Coppedè e Caravaggio
Arriviamo ala stazione di Roma Termini comodamente in treno e, a piedi, ci dirigiamo verso il comodo hotel che ci ospita, il Double Tree Hilton Monti, situato in una piazza ariosa sul resto della Basilica di Santa Maria Maggiore di fronte all’obelisco. Non ho prenotato niente, perciò decidiamo di andare, a piedi, dopo il pranzo in un locale di street-food calabrese con panini a base di ‘nduja, a visitare il quartiere Coppedè, per completare il lavoro sul libery che Francesco sta conducendo in classe. Gino Coppedè è l’architetto che ha progettato gran parte degli edifici del quartiere a cui si accede da un grande arco monumentale situato in via Doria, che congiunge i due Palazzi degli Ambasciatori (in uno dei quali ha studio Larussa) con le sue architetture asimmetriche, il lampadario in ferro battuto e il grande mascherone. Al centro di piazza Mincio si trova la famosa Fontana delle Rane, disegnata da Coppedè nel 1924 in elaborato stile barocco. Sulla destra si ammira il Palazzo del Ragno, animale operoso raffigurato sulla grande vetrata di ingresso e un dipinto coloro ocra e nero, con un cavallo, un’incudine e la scritta “LABOR”. La costruzione più caratteristica di questo quartiere liberty di Roma è il cosiddetto “Villino delle Fate” che è, in realtà, l’unione di tre edifici che omaggiano Firenze, Roma e Venezia attraverso simboli e personaggi, caratterizzati dall’insolito mix di materiali (terracotta, marmo, ferro battuto e legno) e dalla combinazione di elementi architettonici quali piccole logge, torrette e decorazioni. Ulteriori dettagli sul blog Italo.
Dal quartiere Coppedè prendiamo un bus per ammirare tre capolavori di Caravaggio nella Chiesa di San Luigi dei Francesi. Si trovano nella quinta cappella della navata di sinistra, la cappella Contarelli, che illuminiamo per qualche minuto con una monetina per scorgerne i dettagli, e sono il Martirio di San Matteo, San Matteo e l’angelo e la Vocazione di San Matteo. In quest’ultima protagonista è la luce che squarcia la fitta penombra facendo emergere visi, mani o parti dell’abbigliamento e rendendo quasi invisibile tutto il resto. Solo alcuni dei personaggi investiti dalla luce (i destinatari della “vocazione” insieme a Matteo) volgono lo sguardo verso Gesù, mentre gli altri preferiscono restare a capo chino, distratti dalle proprie solite occupazioni. … La luce dà direzione di lettura alla scena, che va da destra a sinistra e torna indietro quando incontra l’umanissima espressione sbigottita e il gesto di San Matteo che punta il dito contro se stesso al fine per ricevere una conferma, come se chiedesse a Cristo e a San Pietro: “State chiamando proprio me?“. (segue su Wikipedia)
Torniamo in albergo distrutti (anche per il caldo anomalo), una doccia, un po’ di relax e siamo pronti ad affrontare la cena. Decidiamo di prenotare da Nonna Betta al Ghetto Ebraico, cucina kosher e servizio approssimativo, locale ad uso più di turisti che di romani. Il carciofo alla giudia era super-buono, idem i felafel e il mio agnello scottadito con patate. I primi presi da Fabio e Francesco, invece, erano mollicci e buttati sul piatto in malo-modo. Concludiamo con un mix di dolci, un po’ troppo simili tra loro. Gradevole, invece, il vino kosher laziale. Abbiamo speso 77€ in tre. Torniamo in hotel stanchi ma soddisfatti e in attesa dell’intensa giornata che ci attende.
Giorno 2) Da Michelangelo al Colosseo al Nuovo Salario
Non abbiamo previsto la colazione in hotel (cara e anonima) anche perchè vicino ci sono parecchi bar dove poterla fare. Scegliamo Molino Bakery bar & cucina di fronte la Basilica di Santa Maria Maggiore dall’altra parte della piazza dell’Esquilino, con ottimi maritozzi (di dimensione ‘normale’), brioche con creme e marmellate di tutti i tipi, spremute d’arancia fatte al momento e buon caffè / cappuccino al giusto prezzo da bar.
Prima della visita al Colosseo e ai Fori Romani, passiamo nella vicina Basilica di San Pietro a Vincoli, per ammirare la magnifica statua di Mosè del Michelangelo che decora la tomba di Papa Giulio II. Si tratta di una dei capolavori della scultura rinascimentale, alta 2,35 metri e posta al centro del Mausoleo. La statua era inizialmente seduta in posizione frontale poi modificata in torsione da Michelangelo. Pare anche di Michelangelo la statua che rappresenta Papa Giulio II sdraiato su un fianco su coperchio del suo sarcofago. Al lato del Mosè, sempre ad opera di Michelangelo, ci sono le statue di Rachele a destra (Vita contemplativa) e di Lia a sinistra (Vita attiva). Le statue ai lati di quella di Giulio II, Sibilla a destra e il Profeta a sinistra, sono invece opera di Raffaello da Montelupo mentre la centrale “Madonna col Bambino” è opera di Domenico Fancelli.
Ci rechiamo verso il Colosseo, perchè si avvicina l’orario della nostra visita previsto alle 11.00. Avrei voluto prendere una guida ma non abbiamo capito come prenotare online quelle ‘ufficiali’ e non volevo rischiare di prenderne una farlocca. Prima di entrare, visioniamo l’imponente Arco di Costantino, posto lungo la via percorsa dai trionfi, tra il Circo Massimo e l’Arco di Tito, il più grande arco onorario storico intatto, che celebra il trionfo dell’imperatore Costantino su Massenzio del 312 d.C. a seguito della battaglia di ponte Milvio. La decorazione in lastre marmoree a rilievo utilizza materiali provenienti da altri monumenti imperiali dell’età di Traiano, Adriano, Marco Aurelio e Costantino stesso. I volti degli imperatori sono stati rimodellati a somiglianza di Costantino e le immagini sono unite da un filo conduttore: la celebrazione del disegno politico di restaurazione dell’impero voluto da Costantino.
C’è tantissima, tantissima gente e la visita risulta un po’ difficoltosa ma il monumento è incredibile, stupefacente, immenso. L’Anfiteatro Flavio, detto Colosseo per via di una colossale statua che sorgeva nelle vicinanze, venne edificato nel I secolo d.C. per volere degli imperatori della dinastia Flavia, e ha accolto, fino alla fine dell’età antica, spettacoli di grande richiamo popolare, quali le cacce e i giochi gladiatori. L’edificio era, e rimane ancora oggi, uno spettacolo in se stesso. Si tratta del più grande anfiteatro del mondo, in grado di offrire sorprendenti apparati scenografici, nonché servizi per gli spettatori. Simbolo dei fasti dell’impero, l’Anfiteatro ha cambiato nei secoli il proprio volto e la propria funzione, offrendosi come spazio strutturato ma aperto alla comunità romana (segue sul sito).
La visita non finisce qui perchè ci attende l’estesa area del Foro Romano (grande come 17 campi da calcio, per usare un’unità di misura cara agli adolescenti). Inizialmente paludosa, fu bonificata nel VII secolo a.C., diventando il centro della vita pubblica per oltre un millennio con i suoi numerosi edifici, pubblici e privati, religiosi e commerciali. Tra i più prestigiosi: il Tempio di Vespasiano e Tito, quello di Antonino Pio e Faustina e il monumentale Arco di Settimio Severo, costruito dall’imperatore Massenzio nel IV secolo d.C. insieme al Tempio dedicato alla memoria del figlio Romolo e l’imponente Basilica sulla Velia. La Colonna eretta nel 608 d.C. in onore dell’imperatore bizantino Foca fu l’ultimo elemento realizzato, poi l’area fu interrata, i monumenti si trasformarono in chiese e prigioni e, finalmente, con l’Unità d’Italia iniziarono gli scavi per riportarne alla luce i preziosi tesori di storia e cultura.
Decidiamo di pranzare al volo in centro in uno dei locali gourmet consigliati da giornalisti eno-gastronomici, Luciano Cucina Italiana, dove, pare, venga servita la carbonara più buona del mondo a cura dello chef stellato Luciano Monosilio detto ‘the king of carbonara‘. Il ristorante con pastificio democratizza la cucina gourmet (o rende raffinata la cucina tradizionale, a seconda del punto di vista). Fabio ordina un antipasto pazzesco: carne salada su crema di ceci, cozze e un sapore agrumato… magnifica! Tanto che alla fine ho preso anche io un antipasto (con granita di kiwi e zenzero) al posto del dessert. Seguono tre paste spettacolari da scarpetta (una carbonara, un’amatriciana e i miei fusilloni con pomodorini gialli e polvere di te). Si conclude con un tiramisù da rompere col cucchiaino. Locale e servizio molto curati e rapporto qualità/prezzo adeguato.
Siamo in zona perciò allunghiamo la passeggiata verso Campo dei Fiori: che delusione! Bancarelle turistiche con merce di scarsa qualità, ristoranti acchiappa-turisti e poca autenticità. Unica nota positiva, l’installazione “Punto di Fuga” realizzata dallo street-artist JR su invito dell’ambasciata francese sulla facciata di Palazzo Farnese in rifacimento (qui le info sull’opera). Tornando verso l’hotel, non possiamo fare a meno di passare da piazza Navona ricordando quanto studiato da Francesco sulla sua fontana, la “Fontana dei Quattro Fiumi” uno per ogni continente con animali esotici, progettata dal Bernini, sormontata dall’imponente obelisco. Di fronte, la Chiesa di Sant’Agnese in Agone abbellisce questa splendida piazza di forma ovale, sorta su un antico stadio lungo 265 metri, largo 106 che poteva ospitare 30.000 spettatori. Passiamo anche da piazza di Spagna, affollatissima di turisti di tutto il mondo, con la mitica fontana del Tritone e la monumentale scalinata che porta alla Chiesa di Trinità dei Monti.
Torniamo in hotel per una breve pausa prima di prendere un taxi (sgarrupato ma economico – eravamo già pronti a pagare con la carta di credito, invece abbiamo trovato la cifra richiesta modica, rispetto ai prezzi di Firenze) che ci porta al quartiere Nuovo Salario dove abitano Michele e Maria Pia. Michele, il nostro esperto di shopping di marca di fiducia, sapendo che volevo acquistare le Blundstone mi porta in un negozio dove le trovo a sconto (yuppie!). Aspettando Maria Pia con la nuova nata, ci fermiamo per un originale aperitivo da Pandolce Bakery Bar, nuovo bar-bistrot specializzato in pandolci home-made serviti in versione dolce (crema, cioccolato, ecc) e salata, classici o gourmet. Distribuiamo i regali pensati per tutte (le donne 🙂 e scegliamo una selezione di pandolci con bibita / birra: sazianti e fragranti! Andiamo a casa di Michele e Maria Pia dove ordiniamo una pizza al taglio da Alice, chiacchierando mentre Francesco e Caterina litigano davanti ai cartoni animati (mannaggia!), prima di tornare in hotel col taxi e crollare per la stanchezza in attesa di un altro intenso giorno di scoperte romane.
Informazioni pratiche
Il Double Tree Hotel della catena Hilton è nel quartiere Monti, a poca distanza dalla Stazione Termini, nell’ariosa piazza dell’Esquilino, 1 caratterizzata dall’omonimo obelisco e la Basilica di Santa Maria Maggiore (che, vergogna!, non abbiamo visitato). Personale gentile e preparato, camera pulita e posizione comoda.
Nonna Betta serve cucina kosher (vino incluso) nell’antico ghetto ebraico di Roma in via del Portico d’Ottavia, 16. Consiglio di ordinare cucina mediorientale e il carciofo alla giudia lasciando perdere i primi. Servizio veloce perchè molto affollato in prevalenza da turisti.
Molino Bakery bar & cucina è di fronte all’ingresso della Basilica di Santa Maria Maggiore in Via Merulana, 281 nel quartiere Monti a Roma. Da colazione a pranzo, dall’aperitivo a cena serve un menu di qualità in un locale contemporaneo con veranda all’aperto.
Colosseo e Foro Romano, biglietti 18€ ad adulto (gratuito per bambini). I biglietti si acquistano online da questa pagina del sito.
Luciano Cucina Italiana, ristorante con pastificio, è nella piazza del Teatro di Pompeo, 18 nel quartiere del Parione a Roma, dietro Campo dei Fiori. Lo chef Luciano Monosilio detto ‘the king of carbonara”, ha creato un ristorantino che democratizza le proposte gourmet. Locale e servizio curati. Rapporto qualità/prezzo adeguati.
Pandolce Bakery Bar è nel quartiere Nuovo Salario in Via Cavriglia, 38 a Roma. Offre pandolci morbidissimi in versione dolce e salata. Locale moderno con dehor e interni, un bel brand e personale giovane. Aperto tutti i giorni dalle 8.00 a mezzanotte.
Alice Pizza è un franchising di pizza al taglio presente in tutta Italia e anche all’estero. A domicilio, take-away o da mangiare nelle pizzerie presenti in città.