Un sabato di dicembre siamo stati con la classe di Francesco ad una visita guidata a San Marco e nel suo museo (che fa parte del Polo Museale Fiorentino). All’arrivo, poichè eravamo in anticipo, il consiglio di Debora è stato quello di fare merenda al Gran Caffè San Marco, uno dei più antichi di Firenze con una vasta scelta di paste dolci (perfetto anche per un pranzo al volo con ampia varietà di cibi self-service e pizza espressa). Per visitare San Marco e il suo Museo occorre pagare il biglietto che è di 4€ per adulti e 2€ sino a 18 anni (e informarsi su giorni e orari di apertura, dato che non è aperta tutti i giorni e tutto il giorno – eccoli qui). La prima cosa che colpisce entrando nel chiostro è l’assoluta pace specie se contrapposta al traffico infernale che c’è sulla piazza San Marco, punto di passaggio di quasi tutti i bus fiorentini da/verso stazione e centro per zone più periferiche.
QuestoMuseo è stato convento prima dei Silvestrini mandati via con l’avvento dei Domenicani, quando Cosimo de’ Medici ha investito per portare la struttura all’attuale splendore scegliendo l’architetto Michelozzo Michelozzi e il pittore Beato Angelico ed investendovi ben più di quello che era costretto a fare (aveva una banca e per la Chiesa guadagnare senza realizzare equivaleva ad usura). Spendendo tanto, il doppio di quello che gli era stato imposto, ha voluto inserire ovunque possibile lo stemma di casa Medici e i ritratti di famiglia in modo da far pesare la presenza dello ‘sponsor’ ad ogni angolo della struttura, specie nel primo chiostro aperto al pubblico istituzionale e ai pellegrini che varcavano le porte della struttura.
Michelozzo Michelozzi, architetto di fiducia di casa Medici, non si smentì e realizzo una struttura non solo bella ma anche estremamente funzionale con ogni sala perfetta per l’uso a cui era adibita, illustrato dall’affresco di Beato Angelico posto in cima alla porta di ingresso. Ci sono il refettorio per i pellegrini, una sala studio (ora espositiva di bellissimi trittici e altre opere di ispirazione religiosa), la sala preghiera, il refettorio grande e al piano superiore, un’ampia biblioteca con libri antichi, le celle per i frati, la cappella per i condannati a morte, ecc.. Nel piano superiore, Michelozzo non ha alzato sino al soffitto realizzato con travi di legno i muri delle celle ma li ha lasciati a metà ‘brevettando’ l’attuale sistema con cui oggi sono allestiti gli spazi fieristici. La costruzione fu realizzata nel periodo in cui Firenze era la città più popolosa d’Europa insieme a Londra e a Parigi, all’interno delle nuove mura che circoscrivevano il centro storico, ma qualche tempo dopo la peste dimezzò la popolazione cittadina e mettendo in ginocchio la città.
Questo spazio oltre ad aver ospitato per alcuni anni Beato Angelico, pittore che caratterizzava con la sua levità gli affreschi delle scene della vita e della morte di Cristo (pur conoscendo le moderne tecniche più realistiche, come dimostrano i dettagli della crocefissione con vene, barbetta e dettagli anatomici perfettamente eseguiti) presenta la cella e le reliquie (il saio e il famoso mantello col, cappuccio) di fra’ Girolamo Savonarola famoso per aver accusato i facili costumi dei fiorentini ammessi dal papa e finì al rogo in piazza della Signoria (illustrato da un dipinto nella sua cella) e, recentemente, ospitò Giorgio La Pira, ex-sindaco di Firenze. Le opere di Beato Angelico sono state trasferite da altri musei cittadini per creare un percorso monografico all’interno di San Marco.
All’inizio del percorso museale ribadisco che colpisce del chiostro di Sant’Antonino del 1440 (dove purtroppo il tornado dell’estate 2015 ha divelto due alberi secolari che lo rendevano ancor più ombroso e silenzioso). La spiegazione della funzione d’uso delle singole sale è indicata dall’affresco superiore realizzato nelle lunette ogivali da Beato Angelico da San Pietro Martire che ingiunge il silenzio (sulla sagrestia) a San Domenico che mostra la regola dell’ordine a San Tommaso d’Aquino con la Summa, Cristo pellegrino accolto dai due domenicani (il refettorio / sala accoglienza dei viandanti che dovevano essere accolti come Cristo stesso anche se sporchi e puzzolenti) e Cristo in pietà. I tanti stemmi di casa Medici per ribadire il finanziatore. Il grande affresco Calvario con San Domenico, ispirato allo stile e alla composizione del Masaccio, si staglia all’ingresso per mostrare che è un posto di sofferenza, poi inserito in una cornice barocca (purtroppo) con l’aggiunta delle figure di Maria e San Giovanni.
Siamo entrati nella Sala del Capitolo dove è esposto il maestoso affresco della Crocefissione con i Santi che raffigura oltre alla figure canoniche dell’episodio della vita di Cristo (Madonna, Maddalena, San Giovanni) anche tutti i santi legati a Firenze, compresi San Marco, i Santi Medici Cosma e Damiano e tanti vescovi e papi di diversi ordini per mostrare l’armonia che dovrebbe impostare i rapporti tra i diversi ordini della Chiesa. Lo sfondo rosso è posticcio (quello blu di lapislazzuli è andato perso). La Guida ce li ha illustrati tutti, ad uno ad uno (ma confesso di ricordarne molto pochi 🙂
Saliamo al primo piano che accoglie le celle dei monaci e la biblioteca, e, terminate le scale, ci accoglie il meraviglioso affresco dell’Annunciazione, tra i dipinti più famosi di Beato Angelico, in cui la Madonna e l’Angelo sono inseriti in un portico simile a quello del Chiostro di San Marco che serve a creare una prospettiva perfetta. Colpiscono le ali colorate e sbrilluccicose (i pigmenti sono stati miscelati a vetrini) dell’angelo e la semplicità della Madonna che non ha la veste blu di lapislazzuli ma è rimasta con la veste bianca da cui si vede il tratto rosso della sinopia. I dipinti di Beato Angelico sono rimasti perfetti sino ai tempi attuali perchè realizzati al 90% con la tecnica dell’affresco (i colori applicati sull’intonaco ancora umido ossia ‘a fresco’ appunto) con pochissimi dettagli aggiunti ad intonaco asciutto che si perdono più rapidamente. Nel caso specifico c’erano tre soggetti oltre all’angelo e alla Madonna ma la colomba dello Spirito Santo aggiunta ad intonaco asciutto si intravvede appena in alto sulla testa della Madonna.
Ognuna delle 45 celle dei monaci disposte lungo 3 corridoi meriterebbe un’attenta analisi perchè presenta un affresco di un episodio della vita di Cristo realizzato da Beato Angelico che vi ha lavorato sino al 1444 data in cui si recò a Roma per affrescare San Pietro e il Vaticano. Nel corridoio è presente l’affresco della Madonna delle Ombre (perchè posto in modo da tale da essere spesso illuminato e giocando sulle luci e ombre che iniziano dal punto luce reale) realizzato nel 1450 da Beato Angelico in cui la Madonna è, stavolta, riccamente vestita come una Regina e attorniata dai Santi principali (San Domenico e San Marco, ovviamente, poi i Santi Medici Cosma e Damiano, san Giovanni Evangelista, san Tommaso d’Aquino, San Lorenzo e San Pietro.
Bella anche la lunga Biblioteca (45 m) per facilitare studio e lettura di impostazione classicamente austera con un doppio colonnato ionicho e tre navate con volte a crociera ai lati e a botte al centro. Sono visibili dei preziosi codici miniati, anche musicali, esposti a rotazione (sono 115) con raccolte di teologia e filosofia tra cui parte della biblioteca personale di Giorgio La Pira. In fondo in due teche sono esposti i materiali con cui si realizzavano i colori per gli affreschi dalla polvere di lapislazzulo alle foglie d’oro con i pennelli e gli altri strumenti adoperati all’epoca.
La visita è stata particolarmente gradita perchè i bambini sono stati accompagnati da una guida e dalla loro maestra mentre noi genitori abbiamo ascoltato in autonomia una nostra guida e, finalmente, non ci siamo distratti per le esigenze dei nostri figli. E ancora una struttura unica adibita a Museo che a Firenze passa quasi inosservata data la quantità e la qualità degli esempi architettonici e artistici che racchiude. E che mi conferma che, davvero, abbiamo la fortuna di abitare nella città più bella del mondo!