Siamo agli sgoccioli della nostra vacanza. Dopo l’affascinante Tangeri, tocca alla capitale Rabat che ci porta verso un Marocco dei nostri tempi, tra musei di arte contemporanea e caffetterie dal piglio metropolitano. Penultima tappa, prima di Casablanca, meta finale del nostro viaggio in Marocco.
Domenica 28 aprile a Rabat tra sole, mare e giardini
La mattina dopo colazione lasciamo il nostro Riad nella medina di Tangeri, il Dar Souran, e in taxi (costo 30 dirham) ci dirigiamo verso la modernissima stazione, in un quartiere di Tangeri con palazzi costruiti di recente, dove acquistiamo il biglietto del TGV per Rabat (428 dirham per tre) e, giacchè ci siamo, anche quello del treno da Rabat a Casablanca (102 dirham per tre). Il treno si è rivelato la soluzione ideale per viaggiare in sicurezza e velocità: le stazioni sono ipermoderne e controllate, i treni puntuali più che in Italia e i biglietti economici (abbiamo speso in totale l’equivalente di circa 100€ per fare tutte e tre le tratte… in tre!).
Dopo meno di due ore in treno, arriviamo a destinazione e un tassista, oltrepassando muri grigi decorati con stupendi murales (infatti la capitale del Marocco è famosa anche per la streetart d’autore), ci lascia davanti a Bab Chellah, una delle porte che conducono alla medina di Rabat, a breve distanza dal nostro ultimo Riad, il delizioso El Maati, quello che nel mio immaginario costituisce l’archetipo del riad marocchino. Stucchi bianchi con porte di legno d’epoca, camere con soffitti altissimi attorno a un fresco chiostro con antiche colonne e un giardino con palme, accoglienza con tè verde e dolcetti marocchini e la possibilità di prenotare un massaggio (cosa che facciamo per il giorno dopo).
Dopo il check-in ci addentriamo nel souk della medina, la più tranquilla che abbiamo visitato, con tante botteghe di alimenti, artigianato, souvenir, abbigliamento, scarpe. Assistiamo a una lotta tra polli comprando per un nulla prodotti da forno da una bancarella mentre io acquisto due paia di babouche in rafia artigianali: un paio bianche e grigie e altre arancioni per 200 dirham cadauna (sui 18 euro, del resto avevo da spendere i dirham avanzati). Arriviamo così alla Kasbah des Oudayas di Rabat, quartiere posto su uno sperone roccioso, circondato da alte mura e palme a cui si accede da porte con stucchi chiari lavorati. Oltrepassiamo la porta di Bab al-Wudayya, la più grande e ci troviamo in un altro mondo, tra l’arabo e l’andaluso, con fontane con i consueti mosaici colorati, porte e pareti dipinte di blu, banchini che vendono limonate, librerie dall’aria intellettuale e impegnata e finalmente arriviamo al mare, la vista dell’Oceano Atlantico e della vicina città di Salè, dove ceneremo la sera dopo. Un’ampia scalinata porta agli scogli, dove coppiette si scattano romantiche foto davanti al mare, al di là, davanti a Salè, si trova un’ampia spiaggia deserta mentre a sinistra, oltrepassando un’altra porta, si accede alla spiaggia di Rabat, densamente frequentata. Vicolo dopo vicolo, gatto dopo gatto, scendiamo verso il Caffè Maure dove facciamo una pausa col solito tè verde e un piatto di dolcetti locali scelti da un grande vassoio. Arriviamo al Giardino Andaluso con le sue fontane, piante, panchine, porticati, luogo di ritrovo della gioventù e delle famiglie locali e dei turisti. Continuiamo la passeggiata ed entriamo in un centro di artigianato locale con un pittore all’opera e in una bottega di pelletteria con un’artigiana che sta personalizzando una borsa da lavoro: entrambi molto cordiali e più autentici di quelli incontrati nelle medine di Marrakesh e Fez.
Dopo quest’indigestione di luce e mare, blu e bianco, torniamo al nostro Riad dove abbiamo ordinato la cena che prevede una strana (ma ottima) zuppa con perle di pesce e tajine di anatra con pere, fichi e carote (ottima, ma siamo un po’ stufi di tajine, perchè con tutta la varietà di frutta e verdura presente in Marocco i ristoranti sembra che non riescano a sfornare altro).
Lunedì 30 aprile in giro per la Rabat contemporanea
La mattina, dopo colazione, andiamo al Museo di Arte Contemporanea Mohammed VI,di Rabat (yuppie, ero in astinenza da musei!) inaugurato nel 2014, uno dei 14 Musei Nazionali del Marocco. Già la struttura è affascinante e maestosa: bianca e decorata modernamente riprendendo gli stucchi classici marocchini e con grandi murales di street-art all’esterno. Abbiamo modo di visitare tre mostre temporanee, oltre a visionare le opere della permanente: una sui colori dell’Impressionismo con capolavori dei principali protagonisti della corrente pittorica francese provenienti dal Museo d’Orsay di Parigi, una di un artista marocchino, il pittore Hassan Al Glaoui, figlio di un pasha di Marrakesh, nato nel 1923 e morto nel 2018, che nella mostra “Le sel de ma terre” (il sale della mia terra) mostra l’energia e i colori (giallo, ocra, rosso e marrone della terra, bianco degli abiti e blu del cielo) delle tribù marocchine e raffigura spesso soldati a cavallo, il suo animale preferito per forza e fierezza. Tanti video raccontano la sua storia e biografia, una vita piena e di successo, sia professionale che personale (sposato con un’affascinante signora bionda con due figli, anch’essi artisti). Molto interessanti le opere della permanente del museo: quadri e sculture di artisti moderni e contemporanei (con occhio di riguardo agli artisti africani) di tutto rispetto esaltati dalla magnificenza del museo di Rabat, che somiglia a una moschea. Un’altra mostra che ci colpisce è quella dello spazio interrato (una specie di Strozzina – nota per fiorentini), sull’importanza della luce (dell’energia elettrica, nello specifico) in Africa con opere, installazioni, fotografie, sculture di 54 artisti contemporanei di tutte le nazioni africane ad interpretare in modo personale questo fondamentale tema (l’elettricità è fondamentale per lo sviluppo dell’Africa).
Usciamo dal museo e arriviamo a piedi, oltrepassando l’importante edificio che ospita Telegraphe, Poste, Telephone di Rabat, all’angolo di avenue Mohammed V e rue Soekamo, per arrivare al Café Cinéma Renaissance, al primo piano sul viale alberato sottostante, un locale magnifico per i suoi decori, piante e arredi d’epoca (stupende le poltroncine in velluto dai colori spenti, il bancone e i tavolini in lucido legno, gli specchi quadrati, la carta da parati tropicale i lampadari a foglie e cristalli). C’è una pedana per concerti dal vivo e la possibilità di ordinare da un semplice menu (un toast, un sandwich e un’insalatona e da bere succhi e acqua). Tanti ragazzi studiano sfruttando il wifi o chiacchierano ai tavoli e per chi siede fuori è offerto un cappello di paglia ricamanti col nome del locale contro il sole marocchino. Peccato per il personale che non si prodiga in gentilezze…
Tra un murale e un’opera di street-art, arriviamo passo dopo passo, col sole a picco, al Mausoleo di Mohammed V, una tomba reale (Mohammad V e i figli Moulay Abdellah e Hassan II) situato sul piazzale della torre di Hassan a dominare la foce del fiume Bou Regreg. All’ingresso della monumentale ma incompiuta opera architettonica due guardie in costume a cavallo e, oltre il cancello, una distesa infinita di colonne che portano a un minareto, la Torre di Hassan (44 metri di altezza rispetto agli 80 previsti). L’ambizione era quella di realizzare non solo la più grande moschea ma addirittura il più grande monumento religioso del mondo nel XII secolo; la costruzione iniziò nel 1196 ma si interruppe alla morte del sultano che diede inizio ai lavori). Un terremoto nel 1755 diede il colpo di grazia finale distruggendo completamente i colonnati della spianata mentre negli anni ’60 fu restaurato durante la costruzione del mausoleo alawide. All’esterno il mausoleo è rivestito di marmo bianco italiano e coperto da un tetto a piramide di tegole verdi, come il verde della Stella della bandiera marocchina mentre le pareti interne sono decorate con calligrafia coranica e coperte mosaici tradizionali islamici. La cupola è in legno di cedro dell’Atlante coperta con foglia d’oro sotto la quale si trova il sarcofago reale in onice bianco con le spoglie di Mohammed V del Marocco e, ai due lati, le tombe del principe Moulay Abdellah e del fratello Hassan II, re del Marocco dal 1961 al 1999. Deliziose le fontane con mosaici colorati, le nicchie bianche e gli elementi di decoro dorati presenti e ariosa l’intera costruzione (che a Fabio non è piaciuta … a me e soprattutto a Franci che ha corso come un matto sul piazzale si!).
Murale dopo murale, torniamo al Riad prima di dirigerci col tram verso il Riad di Salè in cui ho prenotato la cena. Scendiamo alla fermata di Bab Larissa e attraversiamo la vecchia medina di Salè fino ad arrivare al Riad La Repose dove ci accoglie la simpatica Jan, che si è trasferita dall’Inghilterra al Marocco per amore del marito Rachid. Un bel cambio di vita! Il suo riad è molto curato e la cena viene servita sul delizioso terrazzino i cui tavolini sono cosparsi di petali delicati. Finalmente il menu NON prevede tajine ma pietanze vegetariane miscelate in maniera gustosa, sana e originale. Ecco cosa abbiamo mangiato (è stata la cena preferita di Fabio!): pane con olive, hummus, tapenade e burro locale, patè di albicocche e arachidi servita con un crostino (ottimo!), un pasticcio di zucchine su zucchine a julienne, rotoli di melanzane ripiene serviti con pomodori confit e cous cous. Per dolce un parfait al limone con croccanti cereali e il tutto accompagnato con tè all’ibisco. Brava Jan! Purtroppo la cena vegetariana non è proprio la preferita di Franci per cui prima di prendere il tram per tornare al Riad acquista un cartoccio di patatine fritte a Salè (per 9 dirham). La cosa bella è che abbiamo trascorso un’altra splendida giornata in Marocco. La cosa brutta è che domattina si riparte per Casablanca (qui il post). Buonanotte!
Informazioni pratiche
Riad El Maati è 15 Rue Sidi El Maati nella medina di Rabat poco distante da Bab Chellah, Abbiamo pagato 2.8620 dirham per due notti in suite, una cena e il massaggio per tutti e tre.
Caffè Maure è nella Kasbah di Rabat accanti al Giardino Andaluso. Abbiamo speso 112 dirham per tè verde con piatto di dolcini locali.
Il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Mohammed VI è in 2 Avenue Moulay Hassan a Rabat. Il costo del biglietto per tutti e tre: 90 dirham (40 dirham ad adulto e 10 per Franci). Qui il link: www.museemohammed6.ma
Il Café Cinéma Renaissance è 266 Avenue Mohammed V a Rabat. Per un light lunch (insalatona, toast, omelette) abbiamo speso 90 dirham
Abbiamo cenato al Riad La Repose 17 Zankat Talaa, Ras Chejra, nella medina di Salé accanto a Rabat. Abbiamo speso 400 dirham per due menu vegetariani per adulti.