Il problema delle vacanze 2019 si è risolto una volta che a Fabio hanno assegnato parecchi giorni di chiusure aziendali che, uniti ai numerosi giorni di vacanza di Franci, hanno determinato un fantastico periodo tra Pasqua e ponti da sfruttare per visitare una delle mete che da tempo ci prefiggevano: il Marocco. Periodo ideale perchè tra aprile e maggio non è ancora caldo torrido e non fa più freddo. Sentendo alcune persone che conoscevano il paese e documentandoci su siti blog, agenzie e … libri (vedi post), ci siamo trovati davanti a un bivio: città imperiali (Marrakesh, Fez, Meknes e Rabat) o mare e deserto? Abbiamo deciso per la prima opzione riservando a un secondo viaggio il Sud del paese.
Venerdì 19 aprile 2019 – Da Bologna a Casablanca a Marrakesh
Come prima cosa acquistiamo il volo. Dopo aver valutato arrivo a Marrakesh e partenza da Fes e/o viceversa ci rendiamo conto che il modo più semplice è atterrare a Casablanca da Bologna. In tre spendiamo 1.250euro circa con volo diretto di linea Royal Air Maroc della durata di circa 3 ore e arrivo previsto alle 14.55 a Casablanca dove pensiamo di prendere il treno per Marrakesh ma, alla fine, decidiamo fortunatamente di prenotare un driver consigliato da un’amica che è stata in Marocco a novembre. Per 110€ viene a prenderci all’aeroporto di Casablanca dove, oltre al ritardo di mezz’ora, schiacciamo oltre 90 minuti per controllo passaporti (o meglio per l’inefficiente gestione delle code e la lentezza di chi è proposto al controllo). Il nostro silenzioso autista ci porta nella via della Medina davanti al nostro primo Riad, un po’ improvvisato perchè è stagione di punta e non ho trovato niente di meglio per la notte di venerdì santo.
Il primo approccio con la Medina di Marrakesh, patrimonio UNESCO, non è dei migliori: ci perdiamo per trovare il riad che nella maledetta mappa dell’iPhone di Fabio non risulta, così veniamo abbordati da un giovane che si offre di portarci lui e si incammina in uno stretto vicolo della città vecchia. Viene poi raggiunto da un suo amico e la situazione, vuoi il buio, vuoi il fatto che iniziamo a sentirci accerchiati e condotti in vicoli deserti che non conosciamo, ci incute molto timore. Ma al termine del vicolo tutto curve appare la scritta del Riad Lalla, quello che abbiamo prenotato, e ci apre la porta il gentilissimo Mourad per cui possiamo liquidiare i nostri accompagnatori con 5euro. E’ il caso di dire: “Welcome to Morocco” perchè il problema degli approfittatori della confusione dei turisti negli stretti vicoli delle medine si presenterà anche a Fez, amplificato. A Marrakesh, inoltre, bisogna stare attentissimi anche ai motorini che sfrecciano nelle strette strade della medina (anche se sarebbe vietato) piene zeppe di bancarelle, venditori, turisti, borseggiatori, accattoni, carretti, muli, bambini … Qui la descrizione della medina di Marrakesh a cura di Tahir Shah (qui il libro da cui è tratta), e perfettamente rispondente alla realtà: “La medina di Marrakesh è un emporio di arte e artigianato senza eguali. Le sue stradine strette e polverose sono freneticamente piene di vita dall’alba al tramonto. Ci sono carretti con gli asini sepolti sotto mucchi di vasi, schere di venditori ambulanti carichi di lanterne di bronzo e lampade d’argento, e sciami di ragazzini che cercano di vendere a gran voce grezzi giocattoli di legno. Ciechi che chiedono l’elemosina, turisti bruciati dal sole con le macchine fotografiche in mano, borsaioli e poliziotti infiltrati, biciclette e motorini, indovini e incantatori di serpenti, pazzi e imbroglioni. Noi ci facevamo largo nella mischia, domandandoci se ne saremmo mai usciti.”
Mourad ci offre un tè alla menta, bevanda ufficiale del Marocco, ci accompagna in camera e poi, dopo averci indicato un pos dove prelevare denaro contante nella valuta locale, chiede a un amico di condurci nel ristorante dove ho prenotato la cena, la “Terrasse des Épices” (ma l’accompagnatore capisce il Café Des Épices, così bidoniamo il ristorante in cui ho prenotato per cenare in un altro luogo più informale). Sarà la fame, sarà il gusto nuovo ma la Tajine di pollo alla pera caramellata che mangio (Fabio prende quella di agnello alle prugne mentre Franci opta per un omelette al formaggio) è proprio di nostro gusto. La cena ci costa 200 dirham (l’equivalente di circa 18 euro) comprese le bevande (acqua e succhi, perchè l’alcol è vietato) e la piazzetta in cui è posto il locale deliziosa con banchi di spezie colorate, olio di argan e altri prodotti tipici del Marocco. Mourad ci dice di richiamarlo alla fine della cena in modo da farci venire a riprendere ma, tra una cosa e l’altra, al ritorno riusciamo ad orientarci e arriviamo da soli a destinazione (ma l’accompagnatore ci raggiunge quasi giunti a destinazione e ci tocca dare 50 dirham pure a lui…).
Sabato 20 aprile – Giardini Majorelle e giro per Marrakesh
Dormiamo nel nostro primo polveroso riad (prenotato e pre-pagato tramite Booking 85€ compresa colazione) e la mattina, dopo colazione (Franci aiuta Mourad a prepararla e servirla) cambiamo Riad e arriviamo nel delizioso Riad la Parenthèse dove ci accoglie il gentilissimo figlio della signora belga con cui mi ero scambiata le mail per prenotare la Suite, Patricia. Il Riad è piccino ma curato in ogni dettaglio, con personale di una gentilezza estrema, un gusto speciale nella ristrutturazione e nell’arredo, una voliera che appassiona Francesco e un’ottima prima colazione con yogurt e frutta fresca, focaccine e marmellate. Lasciamo i bagagli al Riad e ci incamminiamo verso i Giardini Majorelle e il Museo Yves Saint Laurent, prima tappa del nostro viaggio in Marocco, che si trovano fuori dalla medina nel quartiere residenziale Gueliz di Marrakesh. Troviamo una notevole coda ma, per fortuna, le famiglie con bambini sotto i 12 anni hanno una corsia preferenziale e dopo un’abbondante mezz’ora riusciamo ad entrare nei giardini e, nonostante il biglietto caro per il Marocco e la gran folla che impedisce lo scatto di foto influencer come il luogo meriterebbe, ne vale davvero la pena!
I giardini Majorelle (da wikipedia) sono un complesso di giardini botanici e paesaggistici progettati dall’artista francese Jacques Majorelle che si stabilì nella medina di Marrakesh nel 1919 dove, tre anni dopo, acquisto un palmeto a nord-ovest della medina e, nel 1931, commissionò all’architetto Paul Sinoir la costruzione di una villa in stile moresco con al piano terra il suo studio di artista e al primo piano l’abitazione. Da amante della botanica, creò il suo giardino botanico ispirato dai giardini tradizionali marocchini, il risultato finale fu un lussureggiante giardino tropicale intorno alla sua villa, un giardino impressionista, una cattedrale di forme e colori, imperniata su un lungo bacino centrale con vari ambienti differenti, dove centinaia di uccelli nidificano. Questo giardino è un’opera d’arte vivente in movimento, con piante esotiche e rare specie, e ornato con fontane, laghetti, fontane, vasi in ceramica, sentieri, pergolati..
Nel 1937 l’artista creò il blu Majorelle, un blu oltremare/cobalto al tempo stesso intenso e chiaro, con cui dipinse le pareti della sua villa, e tutto il giardino, che aprì al pubblico nel 1947. A seguito di un incidente d’auto, Majorelle tornò a Parigi, dove morì nel 1962 e il giardino venne abbandonato fino al 1966, anno in cui fu scoperto da Yves Saint Laurent e Pierre Bergé durante il loro primo soggiorno a Marrakesh rimanendo incantati dalla struttura. Comprarono il giardino nel 1980 e decisero di vivere nella casa dell’artista, ribattezzata Villa Oasis, intraprendendo un ampio lavoro di restauro. Le ceneri di Yves Saint Laurent sono state cosparse nel roseto della Villa Oasis, e un memoriale in suo onore venne eretto nel giardino. Il 27 novembre 2010, la principessa Lalla Salma, moglie del re del Marocco Muhammad VI, inaugurò la mostra Yves Saint Laurent et le Maroc, con la creazione della via Yves Saint Laurent mentre a fine 2011 è stato inaugurato il museo berbero al piano terra della villa, alla presenza del ministro della cultura francese Mitterrand. Oggi il giardino attira più di 600.000 visitatori all’anno.
E chi biasima prima Majorelle poi Ives Saint Laurent? Il giardino è davvero meraviglioso tra le ninfee e le piante grasse, le palme e i porticati, si staglia la villa-abitazione del famoso stilista francese e del suo compagno e il cippo eretto in suo onore alla morte. Visitiamo il Museo Berbero con abiti, gioielli, strumenti tipici della popolazione che abita le zone montuose del Marocco evitando lo shop con accessori griffati per andare al Museo Yves Saint Laurent, bello sin dall’architettura, circolare all’ingresso e scurissima all’interno, per far risaltare gli abiti e gli accessori di ogni epoca esposti. Al Museo è esposta una mostra di quadri ispitati a Catherine Deneuve, una delle muse ispiratrici dello stilista. Si fa ora di pranzo e ci fermiamo a un cafè del quartiere Gueliz per un rapido pranzo prima di prendere un taxi (che ci pela, 50 dirham quando una corsa dovrebbe costare 20 al massimo) che ci porta dall’altra parte della città, davanti al Palazzo Bahia, dove però c’è troppa coda e desistiamo dal visitarlo.
Per merenda pensiamo di fermarci nella caffetteria dell’hotel più lussuoso di Marrakesh, il Mamounia, che ha ospitato i capi di stato e, adesso, attori e influencer più in voga. Il guardiano ci fa entrare, nonostante sia sabato e l’hotel sarebbe riservato ai soli ospiti però vedendo il listino prezzi ci sembra esagerato pagare un caffè 7€. Perciò continuando a camminare, arriviamo alla Moschea di Koutoubia (non visitabile per i non musulmani) e all’alto minareto decorato, circa 70 metri, che ha ispirato la Torre Hassan a Rabat. Camminando camminando arriviamo nella piazza più assurda del mondo, Jemaâ el Fna, dove tra banchini di stoffe e datteri, venditori di spremute d’arancia e olive di tutti i colori, dolcetti al miele e uova di struzzo si alternano incantatori di serpenti, cavadenti e scimmie ammaestrate. Un delirio che osserviamo dall’alto della terrazza del Cafè de France, affacciata sulla caotica piazza, con un tè alla menta e dei dolcetti marocchini. Decidiamo di tornare nel nostro delizioso Riad La Parenthese passando dalla medina dove si susseguono i banchini di babouche (le pantofole marocchine indossate da uomini e donne) e di tajine (piatto tipico marocchino), di lampade in ottone e di erbe e spezie colorate e profumate, di pouf in pelle ricamati a mano e di sciarpe di vari tessuti: cotone, canapa, cachemire. Una doccia, un po’ di relax e poi usciamo per andare a cena al ristorante Nomad, dove ho prenotato almeno un mese prima. Nonostante questo, però, ci fanno accomodare a un tavolino privo di luce, dove non si vede, davvero, nulla dei piatti che ordiniamo (ed è un peccato, perchè sono davvero buoni!) Io ho scelto del calamari cotti alla maniera di Agadir e una torta senza farina all’arancia, cardamomo, zenzero e mandorle: deliziosa! Ci lamentiamo col gestore del buio al nostro tavolo e viene sistemata una candela che non aiuta molto… Il rapporto qualità-prezzo decisamente accettabile (600 dirham, l’equivalente di 55 euro). Dopo aver acquistato tè alla menta, dei magici grani alla menta che sprigionano il loro aroma nell’acqua calda e un pezzo di antitarme profumato nell’erboristeria in piazza, torniamo al Riad per una partitina a burraco tra me e Franci e poi a nanna. Domani ci aspetta un’escursione faticosa ma pazzesca a Ait Benhaddour e Ouarzazate (qui il post)!
Informazioni pratiche
Il biglietto di ingresso cumulativo ai Giardini Majorelle, Museo Yves Saint Laurent e Museo Berbero è di 180 dirham (circa 16 euro) mentre è gratis per i bambini sotto i 12 anni) ma ne vale davvero la pena! Il Museo è in Rue Yves St Laurent nel quartiere residenziale di Marrakesh, a nord della Medina.
Il Riad la Parenthese gestito dalla chicchissima signora belga Patricia e dal suo gentilissimo figlio (con l’aiuto di personale delicato ed educato) è 193 Arset Aouzal Rd nella medina di Marrakesh. Abbiamo pagato circa 150euro due notti compresa colazione e tassa di soggiorno 2,3€ ad adulto a notte, un prezzo speciale che Patricia ci ha riservato.
Il Cafè des Epices è in 75 Derb Rahba Lakdima nella medina di Marrakesh a pochi passi dal Nomad. Abbiamo preso due tajine e un omelette spendendo in totale circa 200 dirham (meno di 20 euro)
Il bellissimo ristorante Nomad è in 1 Derb Aarjane nella medina di Marrakesh. Si prenota online scegliendo interno o terrazza esterna e l’orario del pranzo o della cena. Abbiamo preso antipasto, piatto principale e dolce spendendo circa 600 dirham (l’equivalente di 55 euro) e siamo stati benissimo!
[…] fontana in marmo e panchine. Forse a Tangeri, dopo aver visto le ‘vere’ super-medine di Marrakesh e Fez avremmo potuto goderci il mare e alloggiare in un albergo e/o villa nei pressi del porto e/o […]
[…] con scimmie ammaestrate e la sua medina (una versione ridotta e meno caotica rispetto a quelle di Marrakesh e, soprattutto, a quella infinita di Fez). Ci arriviamo in auto che noleggiamo a Fez e rilasceremo […]
[…] 22 aprile, fatto con dispiacere il check-out dallo splendido riad che ci ospitava a Marrakesh (qui il post), testiamo l’efficienza e praticità delle linee ferroviarie marocchine (suggerimento del […]
[…] la prima giornata di viaggio e la seconda in giro a Marrakesh (qui il resoconto), la terza giornata è dedicata a un’escursione lunga e faticosa di un posto unico al mondo: […]