Giovedì 25 aprile Chefchaouen, la città blu
Anche se la giornata trascorsa tra Volubilis e Meknes è stata tranquilla, lo ammetto, non vedevo l’ora di andar via da Fez. Non avrei retto un’altra giornata a schivare cialtroni importuni negli stretti, scuri e puzzolenti vicoli della sua medina. Fatta colazione, dunque, partiamo alla volta di Chefchaouen, la città blu, che avevo ammirato nelle foto di tanti instagrammer e travel blogger e mi aveva incantata. E per questo ha meritato una deviazione che ha comportato il noleggio dell’auto con cui attraversiamo le valli del Rif, note al mondo (noi non lo sapevamo) per la coltivazione dell’hashish che viene offerta da disponibili spacciatori anche per i vicoli di Chefchaouen (ci sono anche tour nelle piantagioni di erba ma non conviene avventurarsi in luoghi ignoti in mezzo a gente poco raccomandabile anche perchè lo spaccio di droga sarebbe vietatissimo in Marocco!).
Dopo circa 3 ore e mezzo di viaggio, sotto una fastidiosa pioggerellina arriviamo a Chefchaouen e, mentre Fabio parcheggia, ci affidiamo al solito servizievole bambino per farci condurre a destinazione in cambio di qualche dirham, anche se stavolta l’ostello prenotato tramite Booking è davvero a due passi dall’ingresso nord della città, posizione invidiabile per noi che arriviamo in auto. L’economico ostello ci ha riservato una camera con tre letti a castello, due bagni e due docce, tutto pulitissimo e arredato in modo rustico, legno e velluti, come se si fosse in montagna. Facciamo checkin e usciamo a pranzo scegliendo una semplice trattoria tradizionale, Lala Mesouda, in uno dei vicoli del magico paesino con i muri, le porte e i gradini tutti rigorosamente dipinti di blu dove pranziamo a un costo veramente basso.
Il paese è delizioso. L’effetto è un paesino pugliese prima del boom del turismo ma tutto dipinto di blu: porte, scalini, muri. Qua e là vasetti di fiori colorati alle pareti, spezie brillanti per terra, menta fresca venduta al mercato e donne con bizzarri copricapi in paglia con ponpon. Dopo una lunga passeggiata con sosta per il tè alla menta (ormai Franci è addicted) in una delle piazze del paese (brutti ceffi sempre in agguato per cercare di venderti fumo e altra droga) e l’acquisto di alcuni souvenir (deliziosi magnetini con finestrelle intagliate sul blu), torniamo in ostello per fare una doccia e rilassarci un po’ prima di uscire a mangiare qualcosa. Qui sbagliamo totalmente e ci sediamo da Alzhar, un pizzaiolo-kebabbaro sgrausissimo (come tutti i suoi vicini) dove Franci ordina una pizza tremenda, noi altro cibo dozzinale che, per fortuna, non ci fa star male. Nei tavoli accanto simpatici micini leccavano gli avanzi di cibo dai piatti lasciati dai commensali precedenti … con sicurezza, il peggior posto dove abbiamo mangiato in Marocco (e nella top-tre dei peggiori posti in cui abbiamo mangiato nella vita 🙂
A voi lettori consiglio Cafè Clock, in uno dei vicoletti di Chefchaouen, dove potreste assaggiare l’hamburger di carne di cammello e dove abbiamo fatto merenda il giorno dopo, sullo splendido terrazzino (anche gli interni sono deliziosi con arredi di modernariato, design e artigianato locale), dopo una passeggiata per il delizioso paesino e prima di ripartire alla volta di Tangeri. Un’altra giornata tranquilla in un luogo incantevole, dove abbiamo scattato senza dubbio le foto più belle del nostro viaggio (per forza: lo sfondo blu si prestava!).
La mattina dopo abbiamo fatto colazione sulla terrazza dell’ostello con abbondanza di cibo dal pane tostato con burro e marmellata alle consuete frittelle con formaggio fresco, tè e caffè in ostello (ottimo rapporto qualità-prezzo) che abbandoniamo per fare un giro di Chefchaouen col blu reso brillante dal sole (finalmente!). Il tempo di acquistare due paia di pantaloni rigati in canapa (quelli grigi con l’orchite li ho già rivenduti al Mercatopoli 🙂 e un copriletto rosso-arancio-glitter tessuto a mano dal ragazzetto che ce lo vende (ma ne abbiamo visti tal quali in altri mercati di altre città) e ripartiamo. Non senza incavolarmi col ragazzetto di turno che chiede l’obolo del parcheggio notturno. 10 dirham, dice. Gli do 20 dirham. E mi dà 5 dirham di resto. Fabio dice che mi faccio sangue acido per l’equivalente di 40 centesimi ma a me fa incavolare la presa in giro, per principio. Addio città blu delle montagne del Rif. Ripartiamo per Tangeri (qui il post) senza passare da Tetouan (che vista da lontano ci sembra un enorme paesone senza fascino) dato che abbiamo perso tempo a passeggiare e fotografare tutta la mattina Chefchaouen.
Informazioni pratiche
Abbiamo alloggiato una notte nel pulitissimo (ed economico) ostello Dar Yakout è in Al hassan 1 – Onsar، Chefchaouèn in Marocco. Prenotando su Booking abbiamo pagato poco più di 62 euro in tre con colazione servita sulla terrazza.
Abbiamo pranzato alla trattoria Lala Mesouda è in Avenue Hassan Awal, Chefchaouen in Marocco. Cucina tradizionale con brio a un prezzo veramente economico, 150dirham in totale (circa 14€)
Abbiamo acquistato pizza e panini da El Alzhar in Boulevard Hassan 2 | Avn Moulay Driss nel centro di Chefchaouen – abbiamo speso meno di 10 euro (100 dirham) ma è un luogo da evitare come la peste, uno dei posti peggiori dove abbiamo cenato in vita nostra . Consigliamo Cafè Clock in 3 Derb Tijani uno dei vicoletti dei Hay Souk di Chefchaouen in Marocco.
[…] colazione, la prima al Dar Yakout e la seconda al Cafè Clock e il giro della Città Blu – Chefchaouen – del Marocco sotto il sole, ripartiamo per raggiungere Tangeri, saltando la tappa prevista […]