Domenica 21 aprile – Escursione con driver
Dopo la prima giornata di viaggio e la seconda in giro a Marrakesh (qui il resoconto), la terza giornata è dedicata a un’escursione lunga e faticosa di un posto unico al mondo: il sito di Ait Benhaddou, patrimonio dell’umanità UNESCO, una città fortificata (o ksar) costruita lungo la rotta carovaniera tra il deserto del Sahara e l’attuale città di Marrakesh al fianco della collina lungo il fiume Ouarzazate. Dopo averla vista su guide e blog, Fabio ed io ci tenevamo tantissimo a visitare Ait Benhaddou perciò abbiamo prenotato in anticipo, pagando un acconto, l’escursione con l’agenzia Oro nel Deserto tour, gestita dalla signora italiana Olga che si è trasferita a Marrakesh. Il nostro driver è venuto a prenderci al nostro Riad all’orario concordato, alle 7.45 (i gentilissimi gestori del Riad la Parenthese sapendolo ci hanno anticipato la colazione di mezz’ora). Pronti, via: vestiti a cipolla si parte!
Le montagne dell’Atlante e l’olio di Argan
Si scavallano le montagne dell’Atlante attraverso il passo del Tiz’n Tichka (2.260 metri di altitudine) che significa “passo dei pascoli”. E’ un susseguirsi di paesaggi, colori, temperature, terreni, cieli diversi l’uno dall’altro: dalla neve caduta sull’Atlante ai villaggi berberi con le classiche case costruite in paglia e fango. Lungo la strada uomini e donne al lavoro nei campi con il raccolto della giornata caricato dai muli, bucati stesi al vento nelle poche case e villaggi (alcune sembrano molto caratteristici) che incrociamo e bambini che ci salutano al passaggio mentre vanno a scuola o ci fermano per chiedere qualche monetina.
Ci fermiamo per una sosta caffè e toilette in un luogo in cui ci sono alcune donne della cooperativa che ci mostrano come si estrae il prezioso olio di argan utilizzato a fini alimentari o cosmetici. Scoperto solo di recente in Occidente, è usato da tempo dalle popolazioni berbere del Marocco che traggono il prezioso olio dalla pianta dell’Argania spinosa, originaria della regione del Souss, tra Agadir ed Essaouira, riserva della biosfera secondo l’UNESCO. L’Argania è una pianta che resiste alle aride condizioni climatiche raccogliendo l’acqua nelle sue foglie che le capre mangiano salendo sugli alberi. Il frutto è una bacca ovale che all’interno contiene una noce molto dura con 3 semi, le mandorle di Argan, da cui si estrae manualmente il prezioso olio (da 30kg di frutta si ottengono 2kg di mandorle; da 3kg di mandorle si ottiene 1 lt di olio) pressando le mandorle a freddo con una grossa pietra (uso cosmetico) o torrefacendo la mandorla (uso alimentare). Ecco perchè 50 ml di olio di argan cosmetico possono costare tra i 25 e i 50€ e acquistarlo dalle cooperative territoriali aiuta a sostenere l’economia locale oltre a garantire un prodotto puro al 100%, certificato Biologico e senza additivi. Io per essere ancora più certa l’ho acquistato in un supermercato di Rabat pagandolo molto meno…
Riprendiamo il viaggio e oltre le montagne è già Sud, cambiano i colori e dal rosa di Marrakech si passa al rosso e verde dell’Atlante, via via al giallo che preannuncia il deserto. L’autista non ci racconta nulla e si ferma, ogni tanto, per permetterci di fare qualche foto (sinceramente mi aspettavo un minimo di spiegazioni in italiano, dato che avevo prenotato con anticipo da un’agenzia italiana l’escursione ma amen).
Il sito di Ait Benhaddou, patrimonio UNESCO
Arriviamo ad Ait Benhaddou e l’autista si ferma davanti al ristorante L’Oasis d’Or dicendoci di pranzare (disponibili solo menu turistici a 110dirham circa 10euro a persona, cari per il Marocco, con la scelta di pizza, cous cous, tajine, brocuettes con verdura e frutta) e che ci saremmo visti dopo un’ora. Vabbè… Dopo il pranzo andiamo finalmente a visitare Ait Benhaddou, un villaggio meraviglioso, tutto di paglia e fango, set di tantissimi film, da Laurence d’Arabia a Gesù di Nazareth, da Babel al Gladiatore, dal Tè nel deserto alla Mummia fino a Games of Thrones. Il fiume che, nei momenti di piena, lambisce il villaggio è un fiume salato. Guadarlo quando è quasi in secca, come nel momento in cui siamo stati noi, permette di visitare il villaggio con occhi da Indiana Jones. Meglio che attraversare il ponte in cemento costruito di recente per unire il vecchio paese, ormai quasi completamente disabitato, al nuovo.
Attraversiamo il ponte e arriviamo nel paese che, pur essendo turistico, ha mantenuto la sua autenticità. La Ksar è un concetto abitativo tribale, tradizionale del Marocco pre-sahariano, composto da un gruppo di edifici costruiti nel 1600 con materiali organici, tra cui un ricco fango rosso, e racchiuso all’interno di alte mura dove ancora oggi alcune famiglie vivono. Ait Benhaddou è stata costruita su una collina, in modo da dominare la vallata, lungo le sponde del fiume Ounila, ai piedi delle montagne dell’Atlante, a 30 chilometri da Ouarzazate. Caratteristici del Ksar le torri angolari e i vicoli stretti che si arrampicano tra le abitazioni, le Kasbah di ricchi mercanti. Sulla sommità della collina svetta un grande granaio fortificato chiamato agadir. Questo straordinario complesso comprende anche una moschea, una piazza e il santuario del Santo Sidi Ali. In confronto ad altri ksour della Regione, il Ksar di Ait-Benhaddou ha preservato la sua autenticità architettonica per quanto riguarda la configurazione e i materiali e, nella parte bassa del paese, si possono osservare alcuni elementi decorativi. Scendiamo sino al greto del fiume per fotografare la porta di ingresso tra le due torri di Ait Benhaddou ed è tempo di partire alla volta di Ouarzazate.
Ouarzazate: Kasbah di Taourirt e Museo del Cinema
Ouarzazate è la prima vera porta per raggiungere il Sahara. Città crocevia, era il caravanserraglio, la stazione di posta per i carovanieri diretti nel deserto o che da lì tornavano. Ouarzazate è oggi la Hollywood d’Africa, perchè a ridosso del deserto e della Valle delle Mille Kasbah, circondata da campi da golf e hotel a 5 stelle. Le major statunitensi scelgono sempre più spesso il Marocco come set dei film che producono. Tra i registi più affezionati c’è Martin Scorsese, Clint Eastwood, Angelina Jolie e Brad Pitt. Gli studi, tra cui Atlas, che si vede arrivando a Ouarzazate, sono visitabili e riservano tante sorprese. Noi abbiamo visitato, nel centro di Ouarzazate, la Kasbah di Taourirt, la più grande residenza fino agli anni ’30 di Glaoui, pasha di Marrakesh (dov’è stato girato Prince of Persia). La kasbah di Taourirt è un palazzo con torri merlate costruito in terra e paglia con un piccolo villaggio berbero tuttora abitato posto dietro il monumentale edificio (che non abbiamo avuto tempo di visitare). Con un biglietto quasi simbolico (20 dirham) abbiamo visitato i suoi interni, la dimora del pasha, insieme a una scolaresca locale e pochissimi altri turisti, perdendoci nelle sue stanze disposte su più piani e alcune con soffitti in legno di cedro decorati, stucchi a colori vivaci, affreschi, mosaici (quelli marocchini che adoro chiamati zellige) strette finestrelle e pavimenti antichi.
Di fronte alla Kasbah di Ouarzazate si trova lo sgarrupato Museo del Cinema che, con un biglietto di 30 dirham, decidiamo di visitare. Belle le scenografie di film sull’antico Egitto, sull’antica Roma, con carcasse di aereo da Piccolo Principe e tanto altro. Franci si diverte e srotolare papiri, sedersi su troni e vedere, nell’ultima sala dopo alcune bighe e carrozze antiche, vecchi macchinari per montare pellicole, mixer per i suoni e una sala con costumi utilizzati nei film più famosi, di cui sono esposti i poster lungo le sale del Museo.
A questo punto ripartiamo per Marrakesh, piuttosto cotti per la lunga distanza e per il caldo sofferto durante l’escursione, e arriviamo talmente tardi che saltiamo la tappa in stazione (avremmo voluto pre-acquistare i biglietti del treno per Fez) per andare direttamente al Riad. Mi rendo conto adesso scrivendo il resoconto della giornata, che ha saltato l’importante tappa di Telouet, situata lungo l’antica pista del sale, per la visita la dimora più bella del pasha Glaoui, cui si deve anche il nome di uno degli orologi più famosi di Cartier, da cui però passiamo velocemente all’andata (ho un paio di foto). Avremmo preferito nettamente questa sosta rispetto all’ora e più schiacchiata al ristorante da comitiva…
Cena e ultima notte a Marrakesh
Una doccia veloce ed andare a cena al Cafè Arabe, nella medina di Marrakesh poco distante al Riad la Parenthese, dove abbiamo prenotato su consiglio della signora Patricia. La sala al piano terra sembra spettacolare ma abbiamo prenotato in terrazza, anche se fa freddino, dove il menu, con gioia di Franci, presenta molte specialità italiane (infatti alla mail aveva risposto il responsabile italiano). Franci ordina la pasta alla carbonara (fatta con la panna), io un’ottima tajine e Fabio riesce ad ordinare una birra, la Casablanca (un po’ acquosa), con la sua cena (fatto raro, perchè l’alcol è proibito essendo un paese musulmano). Il rapporto qualità-prezzo è accettabile ma in Marocco la vita costa poco (spendiamo 500 dirham ossia sui 45 euro in totale e il locale è abbastanza elegante). Adesso a dormire la nostra ultima notte nel delizioso Riad la Parenthese, prima di partire col treno per Fez (qui il post).
Informazioni pratiche
Escursione con autista privato prenotata tramite l’agenzia italo-marocchina Oro nel Deserto tour gestita dalla signora Olga pagando 50€ anticipatamente (con bonifico su conto italiano) e il resto in contanti al termine dell’escursione all’autista. Totale 180€. Ci aspettavamo un minimo di spiegazione dei siti (peraltro ne ha saltato uno importante) e non ci sono piaciute molto le soste ‘commerciali’ a beneficio della Cooperativa di Argan e al ristorante iper-turistico.
Pranzo al ristorante L’Oasis d’Or nella zona nuova di Ait Benhaddou con menu fisso al costo di 265 dirham a persona (a scelta cous cous, tajine, pizza, spiedini) con insalata e frutta. Per comitive di turisti con millemila posti e niente di particolare da ricordare.
Ouarzazate: ingresso alla dimora del pasha 20 dirham e ingresso al Museo del Cinema 3o dirham ad adulto.
Cena al ristorante italo-marocchino Cafè Arabe in 184 Rue Mouassine nella medina di Marrakesh. Buon servizio, cibo senza infamia e senza lode e costo 500 dirham (con la possibilità di ordinare birra e cocktail alcolici).
[…] Per merenda pensiamo di fermarci nella caffetteria dell’hotel più lussuoso di Marrakesh, il Mamounia, che ha ospitato i capi di stato e, adesso, attori e influencer più in voga. Il guardiano ci fa entrare, nonostante sia sabato e l’hotel sarebbe riservato ai soli ospiti però vedendo il listino prezzi ci sembra esagerato pagare un caffè 7€. Perciò continuando a camminare, arriviamo alla Moschea di Koutoubia (non visitabile per i non musulmani) e all’alto minareto decorato, circa 70 metri, che ha ispirato la Torre Hassan a Rabat. Camminando camminando arriviamo nella piazza più assurda del mondo, Jemaâ el Fna, dove tra banchini di stoffe e datteri, venditori di spremute d’arancia e olive di tutti i colori, dolcetti al miele e uova di struzzo si alternano incantatori di serpenti, cavadenti e scimmie ammaestrate. Un delirio che osserviamo dall’alto della terrazza del Cafè de France, affacciata sulla caotica piazza, con un tè alla menta e dei dolcetti marocchini. Decidiamo di tornare nel nostro delizioso Riad La Parenthese passando dalla medina dove si susseguono i banchini di babouche (le pantofole marocchine indossate da uomini e donne) e di tajine (piatto tipico marocchino), di lampade in ottone e di erbe e spezie colorate e profumate, di pouf in pelle ricamati a mano e di sciarpe di vari tessuti: cotone, canapa, cachemire. Una doccia, un po’ di relax e poi usciamo per andare a cena al ristorante Nomad, dove ho prenotato almeno un mese prima. Nonostante questo, però, ci fanno accomodare a un tavolino privo di luce, dove non si vede, davvero, nulla dei piatti che ordiniamo (ed è un peccato, perchè sono davvero buoni!) Io ho scelto del calamari cotti alla maniera di Agadir e una torta senza farina all’arancia, cardamomo, zenzero e mandorle: deliziosa! Ci lamentiamo col gestore del buio al nostro tavolo e viene sistemata una candela che non aiuta molto… Il rapporto qualità-prezzo decisamente accettabile (600 dirham, l’equivalente di 55 euro). Dopo aver acquistato tè alla menta, dei magici grani alla menta che sprigionano il loro aroma nell’acqua calda e un pezzo di antitarme profumato nell’erboristeria in piazza, torniamo al Riad per una partitina a burraco tra me e Franci e poi a nanna. Domani ci aspetta un’escursione faticosa ma pazzesca a Ait Benhaddour e Ouarzazate (qui il post)! […]