Prima di indicare i principi per rendere nostro figlio felice secondo il metodo Montessori ho cercato di capire chi è stata Maria Montessori e quali sono i cardini del suo metodo educativo.
Su questa pagina di Wikipedia, ho trovato che il Metodo Montessori è un approccio educativo … praticato in circa 20.000 scuole in tutto il mondo, al servizio dei bambini dalla nascita fino a diciotto anni basato su indipendenza, libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino. Le scuole che usano il Metodo Montessori prevedono classi di età mista entro le fasce 0-3, 3-6, 6-12, 12-18 per stimolare socializzazione cooperazione e apprendimento tra pari, blocchi orari di lavoro didattico lunghi e senza interruzioni (di tre ore) in cui lo studente può scegliere in autonomia il proprio percorso educativo (attività da svolgere e tempo da dedicarvi) all’interno di una gamma di opzioni predisposte dall’insegnante, un’organizzazione di attività educative, laboratori, ambienti e materiali didattici (sviluppato da lei stessa per sviluppare i sensi e l’autocorrezione) che favorisca l’apprendimento per scoperta e “costruzione” delle conoscenze poste nella zona di sviluppo prossimale di ogni studente (imparare da chi se sa un po’ di più di lui).
Ho letto la biografia di Maria Montessori che era veramente una donna ‘tosta’ e anticonformista per l’epoca in cui è vissuta e ha studiato. Sempre da Wikipedia, ecco la sua pagina da cui leggo che Maria Montessori nasce nel 1870 nelle Marche (a Chiaravalle) e muove in Olanda (a Noordwijk) nel 1952 e fu un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico e scienziata italiana. I genitori (in particolare la madre, istruita figlia di proprietari terrieri) erano persone colte e politicamente impegnate, che hanno incoraggiato la figlia a studiare, in particolare materie scientifiche. Maria è la prima donna a laurearsi in Medicina alla Sapienza di Roma nel 1896 (ed è stata candidata più volte al Premio Nobel per la Medicina) e inizia la carriera di ricercatrice vincendo borse di studio e distinguendosi in igiene, psichiatria e pediatria specializzandosi nel recupero di bambini con problemi psichici anormali con percorsi educativi adeguati. Partecipa a convegni internazionali specie in UK e Francia e si batte a favore dell’emancipazione femminile (nel 1896 a Berlino afferma il diritto della parità salariale tra donne e uomini… tema ahimè ancora attualissimo!). Maria è anticonformista anche nella vita: ha un figlio, Mario, da una relazione col collega Giuseppe Montesano, che affida di nascosto a una famiglia fino alla morte di sua madre (a 14 anni lo riprende con sè dicendo che si tratta di un nipote) e, quando il suo compagno di sposerà con un’altra donna, si vestirà sempre di nero in segno di lutto. Pubblica nel 1909 “Il metodo della pedagogia scientifica” per la scuola d’infanzia che viene tradotto e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo tanto da essere presentata negli USA dal New York Tribune nel 1913 come the most interesting woman of Europe (il metodo poi fu ripreso nel 1960).
Intanto in Italia si afferma il Fascismo e qui la posizione di Maria Montessori si fa complicata dato che a sinistra la accusano di essere di destra per le sue amicizie altolocate e l’esclusività delle sue scuole private mentre a destra non gradivano i criteri di uguaglianza a scapito di giudizi elitari e competizione continua. Maria ha sfruttato l’appoggio di Mussolini per risolvere il problema dell’analfabetismo ma anche per diffondere il movimento montessoriano in Italia e all’estero che però trasforma la Società degli amici del metodo in Ente morale con Mussolini stesso in veste di Presidente Onorario. La Montessori non risponde alle critiche per poter organizzare nel 1926 a Milano il primo corso di formazione nazionale di 6 mesi per 180 insegnanti sul suo metodo col patrocinio del governo fascista e sfruttando il sostegno di Mussolini che la considerava un vanto per l’Italia accettò un sussidio personale di 10.000 lire a favore dell’Ente. Dopo la conferenza sulla pace a Ginevra del 1931, confermato dal volume “La pace e l’educazione” del 1933, le scuole montessoriane devono essere chiuse sia in Italia e la Montessori è costretta ad abbandonare l’Italia nel 1934 trascorrendo 7 anni in India e poi morendo in Olanda nel 1952. La tomba di Maria Montessori a Noordwijk riporta: Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo.
Il metodo montessoriano parte dallo studio dei bambini con problemi psichici, estendendosi a tutti i bambini. Il suo pensiero identifica il bambino come essere completo, capace di sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali, che l’adulto ha ormai compresso dentro di sé rendendole inattive. Il principio fondamentale dev’essere la libertà dell’allievo, che favorisce la creatività del bambino già presente in natura. Dalla libertà deve emergere la disciplina che deriva dal lavoro libero, quando nel bambino emerge l’interesse autentico, ossia sceglie il lavoro assecondando il proprio istinto, capace di procurare uno stato di raccoglimento assoluto. Compito dell’insegnante sarà lavorare al mantenimento di questo stato tramite l’educazione al movimento che gioca un ruolo centrale, poiché la personalità si forma con il crescere all’unisono di facoltà psichiche e motorie. È quando il bambino impara a muoversi seguendo uno scopo connesso con l’attività psichica che saprà dirigere la propria volontà; solo allora sarà disciplinato. Un bambino concentrato non è ancora un bambino disciplinato perché questi è capace di orientare la propria volontà al raggiungimento di un fine. La volontà si rinforza e si sviluppa con esercizi metodici aiutato (p.e. con le lezioni di silenzio). Solamente quando il bambino sarà in grado di orientare la propria volontà ad un fine, saprà obbedire ed essere quindi disciplinato.
L’adulto, dice la Montessori, quando richiede la disciplina e l’obbedienza al bambino trascura quasi sempre la sua volontà, proponendogli un modello da imitare: «fai come faccio io!»; oppure un comando diretto: «stai fermo!», «stai zitto!». Bisogna domandarsi: «come può il bambino scegliere di obbedire se ancora non ha sviluppato la volontà?». Dalla libertà alla disciplina: un individuo disciplinato è capace di regolarsi da solo quando sarà necessario seguire delle regole di vita. Con la Montessori molte regole dell’educazione consolidate nei primi anni del secolo cambiarono: i bambini venivano incoraggiati a prendere decisioni autonome. L’oggetto dell’osservazione scientifica non è il bambino in sé, ma la scoperta del bambino nella sua spontaneità e autenticità. Infine, della scuola tradizionale infantile Maria Montessori critica il fatto che, in essa, tutto l’ambiente sia pensato a misura di adulto. In un ambiente così concepito, il bambino non si trova a suo agio e quindi nelle condizioni per poter agire spontaneamente.