All’ultimo Open Day FAI (Fondo Ambiente Italiano) abbiamo avuto l’opportunità esclusiva di visitare il complesso dell’ex-Manifattura Tabacchi di Firenze, esempio di architettura razionalista in via delle Cascine a pochi passi da piazza Puccini, che presenta 13 edifici sparsi su un’area di 8 ettari. Un luogo dalla storia affascinante e pieno di potenzialità.
L’ex-Manifattura Tabacchi di Firenze
Fieri della nostra tessera FAI siamo riusciti a superare la lunghissima coda di fiorentini in attesa di visitare l’ex-complesso industriale, abbandonato da oltre 15 anni, da poco proprietà di uno dei maggiori fondi americani e della Cassa Depositi e Prestiti. E ne siamo rimasti affascinanti per l’interessante esempio di architettura industriale, sito dismesso da poco, che è stato raccontato in dettaglio dalle preparatissime guide volontarie del FAI arricchite dall’inattesa testimonianza di un ex-operaio in visita con le sue storie di vita vissuta all’interno della ex-fabbrica.
La produzione del tabacco risale al tempo dei Medici e ha sempre portato cospicui introiti allo Stato di cui era monopolio, con finalità prima curative e poi voluttuarie. Inizialmente la produzione era localizzata a Poggibonsi da cui si trapiantarono 12 piante nell’ex-convento di Santa Caterina d’Alessandria e poi nel complesso di Sant’Orsola, ora abbandonato perchè poco salubre per la fauna e la flora circostanti il Torrino. Fu poi portato nella Chiesa sconsacrata di San Pancrazio (l’attuale museo Marino Marini), buio e piccolo quindi ancor meno adatto alla produzione che, per praticità, fu portato fuori dal centro cittadino vicino al Mugnone, per creare un complesso moderno e funzionale decentrato. Gli architetti Bartoli e Nervi progettarono e realizzarono non solo edifici adibiti alla lavorazione e produzione di tabacchi e sigarette, ma un vero e proprio quartiere, con tutto quello che poteva servire a chi vi lavorava: dopolavoro, mensa, lavanderia, asilo nido (importante era l’apporto delle donne operaie e l’attenzione alle loro esigenze). Pier Luigi Nervi è uno dei principali architetti razionalisti italiani con all’attivo la stazione di Santa Maria Novella, la scuola aeronautica militare e lo stadio Franchi a Firenze (ma anche Stadio Flaminio, Palazzetto dello Sport e Aeroporto Leonardo da Vinci a Roma, il Pirellone a Milano e le vecchie Terme di Chianciano – qui il post).
L’edificio dell’amministrazione presenta vedute aeree curvilinee con alternanza di concavo e convesso, realizzate in marmo travertino oppure con mattoni bicromi scialbati. Dopo 60 anni è stata cambiata la sua destinazione d’uso diventando un magazzino. Nell’edificio 6 erano presenti i servizi di sartoria, infermeria e lo spogliatoio per uomini e per donne nonchè la mensa: una vera e propria città autonoma. Una realtà storico-sociale talmente indipendente da rimanere isolata rispetto al fascismo, con le operaie che non si alzavano in piedi alla lettura del verbo, e con un movimento sindacalista ante-litteram che organizzò alcuni scioperi. La Manifattura Tabacchi fu inaugurata in pompa magna il 4 novembre 1940 alla presenza del ministro Paolo Thaon de Revel e dell’arcivescovo di Firenze.
Nell’edificio 4 era stata progettata una seconda linea di produzione in modo che eventuali guasti a una linea non interrompevano la produzione. Il processo produttivo aveva inizio al pianterreno dove la foglia di tabacco veniva scostolata e battuta, poi portata al piano superiore per aromatizzare le sigarette con sostanze naturali e chimiche disponibili in sciroppi e infine al secondo piano venivano trinciati e realizzati i pacchetti e le stecche, pronte per la distribuzione. Le marche di sigarette prodotte andavano dalle MS alle Gala alle Mercedes, tutte realizzate con tabacco italiano coltivato in Val di Chiana e in Puglia, insieme ai famosi sigari toscani e havana.
Alcuni esempi di resistenza interna alla fabbrica: le sigaraie del comitato di liberazione nazionale incenerirono lo stemma reale mentre in altra occasione alcune sigaraie furono arrestate per aver insultato chiamandolo ‘vigliacco’ il proprio superiore fascista, ma le colleghe le fecero liberare corrompendo con stecche di sigarette i capi-banda che denunciarono poi per furto. In occasione dello sciopero generale indetto il 3 marzo 1944 dagli anti-fascisti due operaie, Marina e Valeria, staccarono l’interruttore principale delle macchine, raccomandando agli uomini che lavoravano all’interno dell’azienda (in minoranza: circa il 10%) di non esporsi perché sarebbero stati in maggiore pericolo in caso di reazione da parte delle autorità.
Durante la visita guidata passiamo attraverso colonne decorate con foglie d’oro, in occasione di una festa privata per LuisaViaRoma e attraverso a corridoi illuminati con una luce blu, contrastanti col color tabacco delle scale e delle piastrelle, e un’installazione che riprende i rumori della fabbrica attiva di un tempo. In un altro spazio ci accoglie una figurante che rappresenta una sigaraia d’epoca col suo grembiule color avana che, in un edificio a pianta a croce come una chiesa, ci racconta la sua vita quotidiana da operaia d’epoca con la richiesta di aumentare la produzione da 5 a 7/8 pacchetti di sigarette al giorno, tanto da dover chiedere la sostituzione per potersi recare in bagno e controllati all’uscita della fabbrica per scongiurare furti. Negli anni ’70 furono introdotti macchinari ad aria compressa e vapore che procuravano problemi all’udito (per il frastuono) e all’apparato respiratorio ma ci furono scioperi e scontri per ottenere maggiore tutela della loro salute degli operai. Grazie alla tenacia dei sindacalisti e alla lungimiranza della direzione, i lavoratori della Manifattura Tabacchi ottennero un contesto migliore con l’ampliamento delle docce, macchinari più moderni, cappelli anti-infortunistica e attività ricreative per il dopolavoro dal teatro (l’attuale Teatro Puccini) allo sport alle bocce.
La produzione andò in crisi con la globalizzazione e l’arrivo sul mercato italiano, prima in regime di monopolio, delle multinazionali mentre il colpo di grazia, insieme all’elevato costo del lavoro in Italia, l’hanno dato le nuove leggi contro il fumo e quelle che vietavano pubblicità subliminale. L’ex-Manifattura Tabacchi di Firenze fu acquisita da ETI, Ente Tabacchi Italiani, che la mise in liquidazione mentre i beni immobili furono cartolarizzati con la legge Tremonti. Adesso il complesso è stato venduto a Pw Real Estate, fondo immobiliare USA tra i più importanti al mondo, che investirà 200 mln per ridare vita ai 90.000 mq di complesso con un ostello per studenti di lusso, hotel, coworking e appartamenti a risparmio energetico e con domotica all’avanguardia toccando in parte la struttura razionalista originaria, protetta dalle Belle Arti.
Siamo ripassati dalla facciata curvilinea con bassorilievo tripartito con le fasi di lavorazione del tabacco e la donna che rappresenta l’Italia, realizzato su travertino dal maestro scultore Francesco Coccia dell’Accademia di Belle Arti di Roma e subito dopo, come soci FAI (Fondo Ambiente Italiano), oltre alla visita guidata degli spazi aperti a tutti, siamo entrati negli uffici generali. Si parta dagli spogliatoio al piano terra e attraverso una scala disagevole si arriva alle stanze che, a seconda della dimensione delle finestre e della tipologia di pavimenti, rivelavano l’importanza dell’ufficio che ospitavano. Purtroppo i mobili d’epoca sono stati trafugati, donati o venduti prima della messa in liquidazione del complesso. Sono rimasti gli infissi realizzati a mano in legno, su misura dei soffitti di 7,5 metri, di enorme valore, recuperati e restaurati.
Sono soddisfatta della visita e meravigliata nello scoprire un complesso di edifici di cotanto valore storico e architettonico. Mi auguro che il Fondo Immobiliare che li ha acquisiti li sappia valorizzare nel modo che meritano restituendoli alla città, perchè Firenze ha bisogno di un luogo di aggregazione, lavoro, cultura rappresentato dall’ex-Manifattura Tabacchi.