Il nostro itinerario nei luoghi della Grecia Classica, dopo i primi due giorni trascorsi tra le meraviglie (sommerse da over-tourism) di Atene (qui il post), prosegue. Seguendo l’itinerario archeologico (a cui ho aggiunto un po’ di mare), lasciamo Atene per dirigerci verso Epidauro e Micene, oltrepassando il canale di Corinto. Pernottiamo due notti a Nauplia, vivace cittadina meta del turismo locale oltre che internazionale. Due giorni tra scavi e mare, ospiti dell’hotel più caro del viaggio (ma avevamo necessità di una rete stabile per le call con le professoresse di Francesco 🙁 Poi ci spostiamo verso Olimpia e pernottiamo in una semplice locanda con piscina. Luoghi magnifici, studiati sui libri di scuola, che ci hanno emozionato!
Domenica 16 giugno – Corinto, Epidauro e Nauplia
Dopo la colazione, ci dirigiamo verso Epidauro fermandoci ad osservare lo strettissimo canale di Corinto, opera di ingegneria che ha permesso all’uomo di evitare la circumnavigazione del Peloponneso ai traffici mercantili. Il passaggio dal canale ci porta ina regione della Grecia diversa, passiamo dall’Attica all’Argolide. Evitiamo la visita alla Corinto antica per dirigerci a Epidauro, sede del teatro più famoso del mondo che lasciamo al termine della nostra visita per un effetto WOW.
Iniziamo dal museo di Epidauro (il biglietto è unico per scavi, museo e teatro), con poche descrizioni risalenti a decenni fa dei resti che non sono stati trasportati al Museo Archeologico di Atene (ci sono colonne, fregi e resti di trabeazioni). Ci dirigiamo nella zona archeologica del Santuario di Asclepio, dio della medicina. Superiamo le fondamenta di un albergo in cui sani e malati erano divisi per evitare contagi, il ginnasio con palestra e propilei, i resti del tempio di Artemide e arriviamo al vero e proprio santuario. Qui (e in molti altri siti archeologici) è necessario un esercizio di fantasia per immaginare la realtà dell’epoca.
Ed ecco l’effetto WOW, lo splendido ed enorme Teatro di Epidauro, tuttora in funzione, costruito sulle pendici di una collina, a cui deve la sua acustica perfetta per tutti i 14.000 spettatori che può ospitare. La cavea con 54 ordini di gradini, l’orchestra circolare, gli ingressi laterali degli attori sono conservati mentre non è rimasto nulla della scena originaria chiusa da 18 colonne ioniche di cui restano le basi. Che emozione visitare il teatro antico più famoso del mondo!
Riprendiamo la strada verso Nauplia e, dopo un pranzetto e un giretto nella cittadina di mare, arriviamo in albergo, l’Ennea Muses Rooms and Suites, con camera ampia, bagno moderno e un balconcinno con vista mare, dove ci cambiamo per andare un paio d’ore al mare. Scelgo la spiaggia di Karathona, a 10 minuti in auto da Nauplia, una delle più belle del Peloponneso. Parcheggiamo a ridosso (troppo a ridosso, in Grecia c’è questo vizio) della spiaggia e rimaniamo in spiaggia libera, leggendo, passeggiando e prendendo un gelato. Una doccia e un po’ di riposo e per cena decido di andare al Fougaro Cafebistrot, all’ingresso di Nauplia, luogo che unisce galleria d’arte, laboratori per bambini, ristorantino-bistrot, meta di autoctoni più che di turisti. Ceniamo alla solita modica cifra richiesta in Grecia per 3 (circa 60€ a cena) scegliendo insalatone e hamburger stappando una bottiglia di vino.
Lunedì 17 – Micene e la spiaggia di Karathona
Dopo la sveglia e la colazione (ci sono state proposte tre alternative: in camera, nel bar del centro del paese, dello stesso proprietario del B&B o nei tavoloni del B&B), che pre-ordiniamo la sera prima (tutto ottimo e personale gentile), andiamo a Micene che avevamo saltato il giorno prima optando per la spiaggia perchè Francesco non si sentiva molto bene. Arriviamo prestissimo, quando il tempo consente la visita che è tutta al sole, senza possibilità di ripararsi e quando ancora le orde dei turisti in pullman non sono arrivate (ma qualcuno c’è già, in particolare comitive di americani, tra famiglie, pensionati e scolaresche). Dovendo tornare e rimanere più giorni, conviene una card che consente l’accesso in tutti i siti archeologici dell’Argolide. Noi partiamo l’indomani mattina, perciò prendiamo il biglietto solo per gli scavi di Micene.
Anche qui è necessario un esercizio di immaginazione per capire come Micene nell’antichità dall’alto della collina dov’è stata edificata dominasse tutto il territorio circostante con vista che arriva al mare. Iniziamo col botto, oltrepassando al famosissima Porta dei Leoni che si apre nelle maestose mura che circondavano la cittadella e il palazzo reale. I due leoni contrapposti sono scolpiti su una lastra triangolare enorme (hanno perso la testa). A destra ci sono i magazzini e il corpo di guardia e arriviamo al circolo A delle tombe reali (quelle a tholos sono esterne alle mura e le vedremo dopo). Gli oggetti d’oro rinvenuti sono adesso esposti al Museo Archeologico di Atene, nella sala con la Maschera di Agamennone (ne parlo qui). Arriviamo al Palazzo Reale, di cui è rimasta solo la pianta (pare che Agamennone sia stato ucciso proprio qui). Era composto dal propileo monumentale (che immaginiamo insieme ai ricchi decori) portava allo stretto passaggio per la corte su cui affacciavano la sala del trono e dal megaròn preceduto da un portico con 4 colonne (ci sono solo le basi). C’è poi una scalinata portava al Tempio dedicato ad Atena.
Continuiamo la passeggiata nell’ampio sito passando attraverso delle residenze signorili tra cui la Casa delle Colonne, provvista di una preziosissima sorgente di acqua sotterranea fortificata. Scendiamo per arrivare al Museo di Micene (utilizziamo i musei come sosta con ombra e aria condizionata tra un sito archeologico e l’altro) e alla fine visitiamo le tombe a tholos di Egisto, di Clitennestra e, poco lontana (riprendiamo la macchina) quella del Tesoro di Atreo (era in una sala laterale che è stata completamente svuotata). Le tombe a tholos sono interessanti col loro lungo e stretto corridoio racchiuso tra muro a blocchi regolari che conduce alla porta, sempre sormontata da architravi monolitiche con un triangolo di scarico e camere circolari interne coniche molto alte.
Cultura: fatta. E’ tempo di mare! Sostiamo in un panificio per comprare qualcosa per pranzo e ci dirigiamo verso la spiaggia di Karathona, stavolta prendendo ombrellone e lettini (15€). E si sta da Dio! Intorno c’è della vegetazione, davanti l’isola di Mouse, la sabbia che conduce al mare di tanti azzurri diversi. Minaccia temporale ma decidiamo comunque di andare al lato sinistro della baia, dove c’è una costruzione bianca e blu che mi incuriosisce e scopriamo una cappellina greco-ortodossa, probabilmente sacra ai pescatori della zona. Ci sarebbe un sentiero che porta ad un’altra chiesetta rupestre, ma minaccia pioggia e siamo con le infradito, perciò evitiamo. Per prendere un gelato, propongo la località di Tolò ma già è quasi impossibile trovare parcheggio e poi è decisamente troppo affollata di autoctoni.
Torniamo in hotel, facciamo la nostra call con le professoresse di Francesco e per la cena chiediamo consiglio in reception che ci manda alla Taverna Pidalio, sulla strada che porta verso la marina. Sarà che fa troppo caldo, sarà che ordiniamo cose strane che poi non ci piacciono, paghiamo tanto ma lasciamo quasi tutto (Fabio una grigliata mista che in Italia sarebbe per 3 persone, non per una). Una passeggiata sull’animato lungomare di Nauplio, con danze tipiche, ristorantini e negozietti di artigianato e di souvenir, ci riconciliano con la vacanza anche se due vigili che vorrebbero fare a Fabio l’alcol-test (dopo mezza bottiglia di vino scolata) ci riportano alla realtà. Per fortuna, desistono 🙂 Buona notte!
Martedì 18 giugno – Olimpia, scavi e pernottamento
Il nostro viaggio alla scoperta della Grecia classica prosegue. Lasciamo Nauplia e l’Argolide e, dopo colazione, ci avviamo verso Olimpia. Il viale che porta al sito archeologico è un susseguirsi di (anonimi hotel e negozi di souvenir) e il caldo è tremendo. Decidiamo di iniziare la visita dal sito archeologico, molto esteso, lasciando il museo (e la sua aria condizionata) per ultimo.
Entrando ad Olimpia incontriamo subito il Pritaneion dove, tuttora, si accende ogni 4 anni la fiaccola olimpica come ai tempi delle prime Olimpiadi, in cui rimaneva perennemente acceso il fuoco di Hestia. Durante le antiche Olimpiadi si sospendevano le guerre delle città-stato greche partecipanti: sarebbe bello che questo accadesse anche oggi! Si passa al Filippeion con cella circondata da 18 colonne, commissionato da Filippo II di Macedonia e terminato da Alessandro Magno. Al lato esterno sopraelevato ci sono i Tesori (12 tempietti con le offerte votive delle colonie greche tra cui Gela, Metaponto, Megara, Selinunte, Sibari, Bisanzio, Siracusa, ecc.). Arriviamo nello spettacolare stadio, rimasto come nel IV secolo a.C., senza strutture fisse per gli spettatori e con una tribuna per i giudici posta a metà pista. Il portico di Eco conduce alla villa di Nerone e alla Casa dell’Ottagono. Lasciandoci sulla sinistra il Bouleterion (il Senato olimpico in cui i concorrenti giuravano di rispettare le regole dei giochi) attorniato dal portico sud e dalle terme sud, arriviamo a quello che resta dell’imponente Tempio di Zeus.
Il Tempio di Zeus era a tre navate ed è stato distrutto da due terremoti (la maggior parte delle colonne sono rimaste ai lati della pianta spezzate mentre le metope e i frontoni sono nel Museo). E’ famoso perchè conteneva una mitologica statua crisoelefantina (di avorio e oro) di Zeus talmente alta da sfiorare il tetto del tempio. Per motivi logistici, è interno al sito anche il laboratorio-fabbrica (poi trasformato in tempio) in cui Fidia, miglior scultore dell’epoca, ha realizzato la statua.
Al lato del laboratorio, il Leonidanion, albergo in cui alloggiavano gli ospiti di riguardo e di cui sono rimaste le basi delle numerose colonne con capitelli ionici (quelle esterne) e doriche (quelle delle camere). Disintegrati dal caldo, terminiamo la visita visitando il Theokeleon (abitazione di indovini e sacerdoti), la palestra a quadriportico, in cui gli atleti si allenavano prima delle gare e il vasto ginnasio racchiuso da portici colonnati che era decorato da statue di atleti.
Nel Museo Archeologico, oltre a fruire dell’aria condizionata :-), possiamo ammirare i reperti rinvenuti nel sito di Olimpia, ben presentati senza troppo affollamento, quali le metope, dedicate alle fatiche di Ercole, e i frontoni, orientale e occidentale, del Tempio di Zeus, due sale riservate rispettivamente alle statue della Nike e un’altra di Hermes con Dioniso fanciullo (di Prassitele). Poi si vedono gli elmetti micenei, alcuni attrezzi sportivi, i premi per i vincitori e oggetti sacri.
Stravolti arriviamo alla locanda Bacchus, in un caseggiato vicino Olimpia, piuttosto semplice ma con una preziosa piscina con vista sulla valle. Rimaniamo tutto il pomeriggio in piscina dove Fra conoscere un altro ragazzino italiano appassionato di storia e di mitologia greca. Nella taverna Bacchus ho prenotato anche la cena che è all’altezza delle aspettative con bracioline di agnello, insalata greca e una moussaka notevole. Fabio crolla subito dal sonno, mentre io chiacchiero a bordo piscina con i genitori del ragazzino napoletano. Buonanotte! (il viaggio prosegue a Delfi e alle Meteore – qui il post)
[…] Atene, Epidauro, Micene e Olimpia, ci resta l’ultima tappa della Grecia classica che abbiamo pianificato per […]
[…] Al rientro c’è molto traffico ma Francesco ha fame perciò a un isolato da casa entriamo in un ristorante dall’aspetto industriale. Sorpresa! Si chiama Fita ed è il miglior ristorante in cui siamo stati in Grecia che rivista la cucina greca tradizionale con un tocco di leggerezza in più. Francesco ha preso le polpette di carne con salsa e yogurth greco, Fabio la moussaka rivisitata e io un’insalata greca con zucchine di cui ancora rimpiango il sapore del sughetto che ha lasciato (anche il pane home-made era di grani antichi greci). Francesco prende anche il dessert: una pavlova di fragole con sorbetto di fragole… Consigliatissimo! E adesso, davvero, dormire prima di lasciare Atene (per il momento…) – il viaggio continua a Epidauro, Nauplia, Micene (qui il post) […]