Questa volta passo dall’altra parte e divento l’ospite della prima intervista concessa ad Anna D’Amico in qualità di autrice del volume “Fallendo si impara. Cosa insegnano le storie di fallimenti ed errori” (ed. Campi Magnetici). Grazie Anna 😉
Anna: Iniziamo dalla fine: che effetto fa avere il libro tra le mani? Ci racconti quando è nata l’idea e se tra queste pagine si ritrova in qualche maniera “l’effetto lockdown”?
Laura: L’idea è nata da Roberto Venturi della casa editrice Campi Magnetici che aveva partecipato a un paio di Fuckup Nights Firenze, nella sede di Impact Hub Firenze, lo spazio di coworking in cui ho lavorato per anni. Nelle serate che organizzavo ogni mese, tre speaker erano invitati a parlare di tre progetti falliti. La condivisione delle storie era molto emozionante, sia per gli speaker sia per la platea che si riconosceva negli errori degli altri e, spesso, tra il pubblico c’era chi si candidava a presentare un proprio fallimento nelle serate successive.
L’idea di scrivere un libro è stata emozionante anche se, oggettivamente, mi definisco un’assemblatrice di storie altrui. Sono riuscita a raccoglierne circa la metà di quelle raccontate sul palco. Lavorare su queste storie non è stato semplice perchè il mio umore, come quello di tutti durante il lockdown, è passato da alti a bassi. Per fortuna, proprio in quel periodo ho partecipato a due corsi online, uno di scrittura creativa tenuto da Alessandra Cafiero e uno di scrittura autobiografica incentrata sul tema del fallimento condotto da Francesca Sanzo.
All’inizio avevo un’idea diversa sull’impostazione del libro, ma alla fine ho scelto di essere una semplice moderatrice. Ogni storia ha i suoi ritmi, il suo stile, il suo approccio. Ammiro il coraggio di chi, per la seconda volta, si è messo a nudo raccontando una sua esperienza fallimentare, me compresa.
Anna: Le storie che hai raccolto non parlano solo di fallimenti lavorativi, ma anche di fallimenti personali: cosa li tiene insieme?
Laura: La vita non è a comparti stagni: spesso un fallimento professionale viene causato o si ripercuote su aspetti personali e viceversa. Sono storie di startup e di divorzi, di negozi e di incidenti, di licenziamenti e di trasferimenti, di olimpiadi perse e di imprese di famiglia fallite. Sono tenute insieme dal fatto che chi è intervenuto, prima sul palco e poi nel libro, ha riconosciuto di aver fallito, ha toccato il fondo, metabolizzato e poi è ripartito, forte delle lezioni imparate. Spesso dopo il fallimento si è sentito finalmente libero di diventare chi desiderava o ha deciso di intraprendere il lavoro che lo appassionava.
Un tema che, nel periodo di post-emergenza pandemica, è più attuale che mai e un libro che, mi auguro, potrà aiutare chi sta vivendo una difficile situazione personale o professionale a dare un taglio, rimboccarsi le maniche e ripartire più forte di prima dopo aver lavorato sulle proprie fragilità. Me compresa.
Anna: Parlare dei propri fallimenti fino a poco tempo fa era un tabù: cosa è cambiato? E’ stato facile convincere le persone a partecipare alle Fuckup Nights? E raccogliere le testimonianze per il libro?
Laura: La parola ‘fallimento’ è ancora un tabù, soprattutto in un paese conservatore come l’Italia. Non tutti quelli che ho invitato a partecipare alle Fuckup Nights si sono sentiti pronti a farlo. Alcuni non hanno ammesso il loro fallimento, altri erano ancora intenti a leccarsi le ferite. Degli speaker hanno voluto assistere ad alcune serate prima di raccontarsi a loro volta. Altri, invece, sono diventati ‘famosi’ proprio per il loro fallimento e sono stati intervistati da testate giornalistiche e, su mia segnalazione, hanno partecipato a programmi radiofonici.
Anna: Nel libro anche tu ti sei messa in gioco, raccontando il tuo fallimento: cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Laura: Quale fallimento? 🙂 Scherzi a parte, sono convinta che la vita sia ricca solo se vissuta pienamente. Gli alti e bassi, professionali e personali, sono esperienze che aiutano a crescere. S’impara dai dolori e dalle gioie, dalle giornate serene e da quelle faticose, dai lutti e dai premi, dai colleghi e dai figli, dal lavoro e dal volontariato. Per essere sincera, ci sono ancora molte cose di me che non ho capito, per questo raccolgo storie che fanno crescere prima di tutto me stessa.
Anna: Le due parole chiave che racchiudono le storie di fallimento che hai raccolto nel libro?
Laura: #condivisione #apprendimento
Anna: Non solo fallimenti ma anche utili lesson learned: ci descrivi la struttura del volume?
Laura: Ho cercato una parola chiave per ogni storia inserita nel volume, raggruppando le narrazioni per macro-aree partendo da quelle in cui il fallimento ha investito ogni ambito della propria vita. Ci sono storie legate dal tema della progettazione, con protagonisti artisti e designer; storie di disoccupazione e licenziamenti improvvisi e inaspettati; storie al femminile dove a farla da padrone è l’impossibilità di gestire il proprio work-life balance a causa della maternità; infine storie di startup fallite. Le sezioni delle storie sono intervallate da contributi originali dedicati al tema del fallimento e dell’errore, affrontati da diversi punti di vista. Alla fine ho inserito, oltre all’abstract di una tesi di sociologia, alcune Lesson Learned personali e professionali che ho estratto dalle storie.
Non mancano alcune foto scattate durante le Fuckup Nights (le più belle sono quelle del fotografo Francesco Spighi). E non dimentichiamo la copertina di Alessandro Rabatti, che in realtà è un’opera prestata alla causa in cui crede. Vorrei aggiungere che si tratta di un libro che non deve essere letto necessariamente dall’inizio alla fine, con una trama, ma di un viaggio a più tappe da scoprire una ad una, quando se ne sente la necessità.
Anna: Le prime copie consegnate che effetto hanno avuto?
Laura: Una vera emozione. Una contributor, che considero una donna e imprenditrice ‘tostissima’ a cui ho consegnato il libro mi ha mandato questo whatsapp “Il tuo libro è veramente prezioso in questo momento per me, veramente terapeutico… non potevo trovare momento più adatto per leggerlo.” Questo mi fa capire che c’era bisogno del mio libro e che la fatica psicologica che c’è stata nel ‘darlo alla luce’ è andata a buon fine.
Anna: Se dovessi dire ‘ringraziare’ il tuo fallimento: per cosa lo faresti?
Laura: Per avermi fatto vivere da protagonista nel magico mondo delle startup e dei maker nel momento in cui erano all’apice dell’interesse mondiale. Ho vissuto esperienze indimenticabili, raccontando la mia startup su palchi di tutto il mondo (in tante città d’Italia, a Berlino, a San Francisco e Mountain View), vincendo una startup competition alla prima Maker Faire Rome, interfacciandomi con dei Business Angel che hanno acquisito una quota della startup. L’esperienza è terminata (la startup è stata liquidata), ma le emozioni rimangono. Tutto quello che faccio ora nasce proprio dal mio vissuto precedente. Ma non voglio anticipare nulla, perchè anche la mia storia di fallimento è raccontata proprio nelle pagine di “Fallendo si impara. Cosa insegnano le storie di fallimenti ed errori“. Buona lettura a tutti!
Informazioni pratiche
Se vuoi il libro, lo trovi in vendita su tutti i principali portali e sul sito della casa editrice: https://shop.campimagnetici.it/home/163-fallendo-si-impara.html
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Se vuoi entrare nella ‘community dei falliti’, segui l’account Instagram: www.instagram.com/fallendosimpara/
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