Da quando la mia amica Margherita me ne aveva parlato, desideravo prenotare una cena al ristorante all’interno della fabbrica di argenteria Pampaloni, uno dei brand dell’artigianato di lusso più noti di Firenze. L’occasione è arrivata: il primo fine settimana con pernottamento con gli scout di Franci. Per di più, la sera prima del compleanno di Fabio. Ho prenotato ed ecco com’è andata la serata (foto recuperate da internet, quella in evidenza scattata da Margherita Barsi – The Noble Tangerine – perchè mi è stato impedito di scattarne…)
La fabbrica di argenti Pampaloni dal 1902
L’argenteria Pampaloni, nasce nel 1902 a Firenze, ed è nota in tutto il mondo per le sue creazioni in argento dal design contemporaneo ed esclusivo. Pampaloni è simbolo di una creatività artistica alla costante ricerca dell’innovazione, che reinterpreta lo stile classico in maniera irriverente ed elegante, realizzando argenteria, borse ed altri accessori che sono vere e proprie opere d’arte 100% made in Italy.
Sono creazioni uniche e preziose che vengono richieste da una clientela molto eterogenea di tutto il mondo (con gli Stati Uniti come mercato principale di esportazione): alcune opere sono state esposte al MoMA di New York, risultando l’oggetto più venduto (e anche il più rubato dai dipendenti del MOMA stessi), altre sono diventate trofei prestigiosi come la coppa degli Internazionali di Tennis BNL Italia o la clessidra d’argento offerta dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences a tutti i candidati all’Oscar 2002.
Grande spazio ha l’argenteria sacra tra cui il calice d’argento realizzato perchè Papa Francesco, in occasione della visita alla comunità ebraica, lo donasse pieno di piombo al Rabbino Capo un calice d’argento (progettato dal designer israeliano David Palterer). A partire dal 1.600 con la linea “Bichierografia” ideata dal pittore romano Giovanni Maggi per il Cardinal Del Monte rappresentando il Gran Duca di Toscana a Roma, ancora tra le collezioni primarie di quest’azienda centenaria, praticamente tutti i designer iconici italiani si sono cimentati nella realizzazione di alcuni degli oggetti prodotti da Pampaloni (esposti nelle vetrine all’ingresso della fabbrica) tra cui Binazzi, Branzi, Mendini, Sottsass, Coates, Serafini, De Lucchi.
Ultimamente Pampaloni ha declinato la propria perizia nella lavorazione dell’argento in accessori e finiture in metallo rivestito di palladio e completare borse in pelle di lusso dal design contemporaneo creando la linea SilverWear. La stilista Maria Giulia Parapini, in arte Muia, ha reinterpretato i manici o le chiusure delle borsette utilizzando gli elementi dei vassoi di argento (modello Tray), il perno centrale delle oliere (modello Cruet), la forchetta degli eleganti servizi di posate (il modello Fork) e la freccia disegnata da Giò Ponti per la clutch (modello Arrow). Acquistando In Fabbrica si potrà avere uno sconto del 20% sui prezzi esposti della merce, con un notevole risparmio.
Il ristorante In Fabbrica Pampaloni
All’ingresso della fabbrica ti accoglie Gianfranco Pampaloni che, parlandoti della storia della fabbrica, iniziata dal nonno con un’oreficeria sul Ponte Vecchio, ti porge subito un bicchiere di vino servito in uno dei bicchieri d’argento Pampaloni. Gianfranco si è trovato a 24 anni a gestire la fabbrica di famiglia alla morte del padre, impostandola in modo diverso perchè è insensibile al fascino dell’oro e dell’argento come beni rifugio (cosa che non sono più). Immagino che da questo spirito anti-conformista e dissacrante nasce l’idea di trasformare la brutta mensa aziendale in un esclusivo ristorante aperto qualche sera a settimana.
Saliamo dalla scaletta a chiocciola di servizio e scegliamo di sedere al tavolone centrale anche perchè, incredibile!, sono seduti Margherita e la sua famiglia, riunita la sera prima della comunione di Benedetta (da tempo volevamo metterci d’accordo per andare insieme senza riuscirci e, casualmente, ce l’abbiamo fatta!). I coperti, circa trenta, sono disposti tra un tavolone centrale con una ventina di posti, due tavoli da 4 e due da 2 persone. Le pareti sono piastrellate con alcune opere d’arte contemporanea, la cucina minima e sul soffitto campeggia una falce e martello luminosa. A servire un omone col colletto da prete (ma ho visto che ogni tanto si veste da operaio con la tuta oppure da militare con la divisa). Sul tavolone centrale campeggiano due monumentali candelabri barocchi cesellati in argento dell’altezza di 76cm (in vendita su Artemest a quasi 30.000€). Anche l’apparecchiatura è importante con sottopiatti, calici in pesante argento e le posate del servizio “Due Sicilie”, che riprende un vecchio servizio di un convento siciliano mandato da alcune suorine perchè fosse fuso ma diventato uno dei modelli più venduti della dita, con il gambo appuntito. Naturalmente tutto in vendita, volendo…
Il menu pensato dallo chef Santo La Macchia è siciliano con una scelta tra tre antipasti, tre primi, tre secondi e tre dessert tipici della zona di Catania. Fabio sceglie polpo e patate e io crostini con tonno, burrata e capperi. Per primo Fabio sceglie i ravioli con mozzarella di bufala e pistacchi mentre io la pasta alla catanese con pesce e capperi. Passiamo al dolce e mi arriva un delizioso bianco-mangiare alle mandole con cioccolato fuso mentre a Fabio una torta al pistacchio, nocciola e mandorla. Assaggio anche una cassatina e dei cannoli di ricotta che hanno richiesto Margherita e famiglia. Una bottiglia di buon vino bianco e uno zibibbo completano la cena a un costo di poco superiore ai 100 euro in totale, in un luogo davvero unico al mondo per una serata da ricordare (e da ripetere).
Informazioni pratiche
Il ristorante In Fabbrica è in via del Gelsomino 99 a Firenze. Per accedere al ristorante occorre prenotare via mail o per telefono.