Lo ammetto: le artiste mi attirano, stimolano, incuriosiscono. Forse perchè io non sono creativa ma organizzata. Forse perchè stimo moltissimo coloro che hanno fatto della loro passione il loro lavoro. Anche se questo l’ho fatto (e sto cercando di farlo, sempre di più) anche io. Oggi conosciamo un’artista, la spagnola Evita, nata a Siviglia e residente a Roma.
Breve biografia di Evita Andújar
Evita Andújar nasce a Ècija, Siviglia, in Spagna, studia pittura e restauro all’Accademia di Belle Arti di Siviglia e frequenta corsi di specializzazione di pittura e arte cui il Corso Internazionale di Pittura a Cadice diretto dal pittore spagnolo Antonio López García. Dopo il Dottorato, nel 2000 viene in Italia come borsista all’Accademia di Spagna in Roma. Realizza importanti restauri di affreschi, anche come referente tecnico (tra cui la Scala Reggia del Vignola a Caprarola), tecnica che influenzerà la sua arte pittorica. Ha realizzato mostre in Italia, Spagna, Inghilterra, Francia, Slovenia ed Emirati Arabi, esponendo con grandi artisti contemporanei e giovani artisti emergenti e vinto numerosi premi. Nel 2016 è stata scelta come artista in residenza al Progetto Bocs Art (Cosenza) e nel 2017 ha vinto il premio residenza d’artista al Premio Marchionni (Sardegna). Le sue opere si trovano in importanti collezioni come quella della Fondazione Roma, della Collezione Bilotti al Museo Diocesano di Cosenza e nella Collezione Luciano Benetton Imago Mundi o al Museo SAC,S. Agostino di Siracusa. Dal 2000 vive e dipinge a Roma.
Quali sono le tecniche e le ispirazioni delle tue opere?
Utilizzo sempre l’acrilico su tela di juta, una tecnica che mi permette di agire velocemente e di mantenere la freschezza che cerco sempre nelle mie opere. Nell’acrilico ci sono mie aggiunte “personali” per ottenere la sensazione di liquidità che caratterizza i miei dipinti. La tela di juta è fondamentale perché con la sua trama ruvida consente di creare velature anche a secco e riesce a spezzare le pennellate quando serve.
La fonte d’ispirazione dell’ultima ricerca che sto portando avanti, “Stolen Selfie”, è Instagram, da cui scelgo fotografie di ragazze sconosciute che manipolo e uso a seconda le mie necessità. Con questa serie tento di fare una doppia riflessione: da una parte la possibilità che le nostre vite possano essere rubate da chiunque; dall’altra, più importante, essendo donna e avendo una responsabilità per le generazioni future, rifletto su come oggi è più importante “apparire” che “essere”. Prendo immagini che considero contenitori vuoti e li riempio con una mia emozione, pensiero, vissuto a mò di diario con l’obiettivo di rendere protagonista il pathos che arriva allo spettatore piuttosto che la semplice estetica dell’immagine.
Parlaci delle mostre e dei premi che ti hanno gratificata di più
Ci sono tante mostre e premi che ricordo con grande affetto. Sicuramente il premio Arteam Cup, molto serio e responsabile con i suoi vincitori, il premio G. Casciaro dove sono stata vincitrice assoluta e, anche se sono stata solo finalista, il premio Laguna all’Arsenale di Venezia o il premio Arte.
Tra le mostre ricordo l’ultima, inaugurata il 2 marzo a Mantova, “Memorie Liquide” a cura di Carlo Micheli alla Casa di Rigoletto con la collaborazione di Frattura Scomposta, Espoarte e La Galleria De’ Bonis. Si tratta della mia prima mostra personale istituzionale, progetto realizzato con la massima serietà e rigorosità, insieme a una grandissima umanità. Poi altre mostre come quella fatta alla Camera dei Deputati a Roma o al Museo di San Salvatore in Lauro, a Palazzo Bellomo a Ortigia o al Palazzo Reale a Milano.
Le opere della mia ultima serie “Liquidi” (di cui fa parte “Stolen Selfie”) sono quelle che mi hanno dato maggiore soddisfazione perchè con loro la mia ricerca ha raggiunto un buon grado di maturità artistica.
Che consigli dai a chi desidera diventare artista, come te?
Per fare questo mestiere occorre innanzitutto amarlo fino in fondo, altrimenti non ha senso. Sicuramente bisogna aiutare il talento naturale che va raffinato studiando e lavorando tantissimo. E occorre essere bravo a coprire tanti ruoli, non solo quello di artista, ma anche quello di manager, imprenditore, PR, facchino… (ahahah).
Del mio lavoro mi piace tutto, ogni mattina mi alzo felice di andare a studio. Dipingere è una mia ossessione dall’infanzia, ho scoperto che avere la possibilità di seguire il nostro karma dà una grande pace interiore. Mi sento molto fortunata anche se la strada non è e (ne sono certa) non sarà mai liscia.
Quali sono i tuoi progetti (o sogni) futuri?
Progetti futuri tanti, troppi! A maggio ho un’altra personale a Reggio Emilia con la Galleria De’ Bonis e Espoarte e sempre nello stesso mese parteciperò al Syart Festival di Arte Contemporanea a Sorrento. A giugno un’altra personale da Arts and Art Gallery a Galatina, a ottobre al Museo archeologico di Villanovaforru, di nuovo personale a Palermo dalla Raffaello Centro per l’Arte e una mostra bi-personale con Vania Elettra Tam a Milano tutto a ottobre. E a novembre con Ilaria Gasperoni a Genova una bi-personale dallo Studio Rossetti.
Esporrò anche all’estero, a giugno, alla Vienna Künstlerhauscon con la Home C23 Gallery e di nuovo in Medio Oriente a luglio, questa volta ad Amman per un’altro Symposio di Pittura internazionale.
I miei sogni nel cassetto sono tanti ma, per scaramanzia, preferisco non raccontarli per adesso. Posso però dirti che sono una che i sogni li insegue fin che non li ottiene (o almeno ci provo!)
In bocca al lupo ad Evita e grazie per il tempo che ci ha dedicato. Alcuni link per chi vuole approfondire la conoscenza di quest’artista: il sito web qui e il profilo Facebook qui. Alla prossima intervista!