Durante la quarantena non sono stata al top (leggi questo post e questo e questo ecc) ma, per fortuna, ci sono state alcune iniziative e risorse trovate in rete e sui social che mi hanno aiutata a guardarmi dentro nei momenti di vita sospesa. Un programma interessante di una persona speciale è stato “Riconnessione e cura di te” curato da Diana Tedoldi che, ogni giorno, dava spunti di riflessione, di lavoro su di sè e in famiglia, di video ispirazionali ed esercizi da fare (qui uno) con mindfulness di minuti ogni giorno crescenti. Bellissimo! Mi è piaciuto talmente tanto, pur non essendo molto ‘green’, che ho deciso di intervistare per voi la filosofa e (Nature) Coach Diana Tedoldi per farci raccontare chi è e cosa fa, al di là del programma “Riconnessione”.
Ciao Diana. Parlaci di te
Sono Diana Tedoldi, Professional Certified Coach (PCC-International Coach Federation), lavoro dal 2000 nel mondo organizzativo occupandomi di change management, leadership e team development. Ad oggi ho facilitato quasi 1500 esperienze con più di 30.000 persone. Ho fondato la Nature Coaching Academy per la formazione di coach e conduttori di esperienze di bagno di foresta e connessione con la natura, un progetto internazionale alla sua seconda edizione.
Cos’è e come si coltiva l’intelligenza primitiva?
Mi piace definire l’intelligenza primitiva come la capacità naturale di orientarci fra le cose del mondo e prenderci cura di noi stessi e del nostro ecosistema relazionale (che include la Terra).
Questa competenza include l’intelligenza somatica (legata al corpo e ai sensi), l’intelligenza collettiva (che si sprigiona quando più persone si mettono insieme) e l’intelligenza ecosistemica (cioè quella del pianeta e degli ecosistemi).
L’intelligenza primitiva è una capacità che tutti noi abbiamo e che condividiamo con gli altri esseri viventi, si è sviluppata in milioni di anni di evoluzione umana e pre-umana, ma oggi molti di noi vivono disconnessi da essa perchè siamo assorbiti in ritmi frenetici che ci portano alla disconnessione dal nostro corpo, dagli altri e dalla natura. Il risultato è la crisi ambientale, sociale e umana che abbiamo sotto i nostri occhi e che sta pregiudicando il futuro della vita sulla terra, per come finora l’abbiamo conosciuta. Secondo me e molti altri filosofi, scienziati e ricercatori, tutto ha origine nel famoso “Cogito ergo sum” di Cartesio: con questa massima Cartesio ha creato un’equazione fra il pensiero e la vita, spogliando il mondo naturale di vita, ritenendolo niente più che un insieme di superfici inerti, cosa che nessuno scienziato sano di mente oggi si sognerebbe mai di affermare. Ma quel pensiero ha dato il via al dualismo mente-corpo, al positivismo e all’industrializzazione: non sarebbe stato possibile andare in natura e spogliarla di ogni tipo di risorse e materiali con un mindset che considera la natura qualcosa di sacro e spirituale. Quindi per il cosiddetto “””progresso”“” abbiamo avuto bisogno di pensare il pianeta come a qualcosa di estraneo, inferiore, profano. Ma questo distanziamento dell’uomo dalla natura, e di ogni persona dal proprio corpo, ci ha allontanato da ciò che è vita, e dalla nostra casa ecologica, rendendoci autenticamente barbari nei confronti di essa, di noi stessi e delle altre persone. Numerose ricerche scientifiche dimostrano quanto la mancanza di esperienze a contatto con la natura e la mancanza di spazi naturali nelle aree urbane, sia correlata con l’aumento della violenza, della criminalità e dei disturbi psicologici e psichiatrici. Abbiamo perso il vivo senso di interconnessione e interdipendenza con il resto della comunità vivente a cui apparteniamo, e il prezzo che paghiamo (individualmente, socialmente ed ecologicamente) è altissimo.
Quindi oggi è urgente recuperare proprio questa parola: interdipendenza. Non ci può essere benessere per le persone senza il benessere del pianeta. E per me fare educazione ecologica significa rieducare la nostra sensibilità, la nostra sensorialità, il nostro corpo e il nostro cuore a SENTIRE LA TERRA E LA VITA e la vita degli altri esseri viventi. Fare questo significa coltivare la nostra intelligenza ecosistemica, la parte della nostra intelligenza primitiva che condividiamo con gli altri esseri viventi e il pianeta. Si tratta di risvegliare la nostra Biofilia, cioè il vivo senso di amore per la vita in tutte le sue forme, una competenza oggi al centro di tante iniziative fra cui il movimento delle scuole e degli asili nel bosco e tutto ciò che ha a che fare con l’ecopsicologia e il bagno di foresta, ambiti di ricerca in piena espansione, sempre più conosciuti.
Dopo tutto, quand’è che veramente vogliamo il bene di qualcun altro? Quando ne siamo innamorati, quando gli vogliamo bene. Quindi è reinnamorandoci della terra e degli altri fratelli e sorelle ecologici che possiamo riattivare davvero, seriamente, con motivazione e determinazione, il nostro desiderio di proteggere la terra e ogni forma di vita, dal più piccolo insetto, al più grande ecosistema. Questo è il mio modo di contribuire a quel processo urgente di riparazione culturale di cui abbiamo bisogno per diventare guardiani della vita, protettori della Terra e quindi dell’umanità.
Per coltivare la nostra intelligenza primitiva si comincia quindi dal corpo, la nostra casa primaria. Ascoltandolo. Riconnettendo i nostri sensi al mondo naturale. Passando più tempo in natura ma non ad ascoltare i podcast con le cuffie, a disconnetterci dalla tecnologia per riconnetterci con i sensi e l’ascolto profondo del mondo naturale. Il silenzio e la lentezza sono dei grandi attivatori di presenza. I più grandi leader e manager con cui lavoro hanno questa grande presenza che viene proprio dalla qualità di attenzione che dedicano all’ascolto, alla relazione profonda con se stessi e con gli altri. E i più illuminati aggiungono a questo mix anche la connessione con la natura. Oggi siamo pionieri in questo ambito, ma fra 5-10 anni al massimo quello che facciamo sarà mainstream, come una volta lo yoga era per pochi fricchettoni e oggi è arrivato anche nelle palestre.
E il percorso “Riconnessione” pensato per il lockdown?
Il giorno successivo all’annuncio del lockdown (era il 10 Marzo), ho passato la mattina a ricevere messaggi catastrofici o ansiogeni in whatsapp, e il pomeriggio a progettare risorse per aiutare le persone più in difficoltà a non perdere la bussola, anzi a ritrovarla in modo più generale nelle proprie vite, a prescindere dall’emergenza sanitaria. Ogni emergenza e situazione di incertezza fa emergere la fragilità. E ho visto molte persone che apparentemente prima sembravano avere un certo equilibrio, perderlo completamente. Se è successo, è perchè già prima era un equilibrio finto, illusorio, di facciata, dai piedi d’argilla. Chi è più fragile in una situazione come quella del lockdown si è trovato in grandissime difficoltà: il panico, la paura, il senso di profonda incertezza, unito ai complottismi e all’aggressività ovunque nei social e in tv hanno creato una pozione diabolica e io ho voluto rispondere allo smarrimento e alla paura con strumenti di orientamento interiore. Così ho iniziato il 10 Marzo stesso a produrre risorse per la crescita personale, la conoscenza di sè, l’ascolto profondo, la trasformazione creativa delle emozioni più disagevoli. Ho creato un ciclo di email quotidiane che hanno composto un percorso gratuito di 25 giorni totali, fino al 3 Aprile, data preannunciata di fine della fase 1. E dopo il 3 Aprile ho continuato a rilasciare risorse su base settimanale. E’ stato un lavoro gigantesco produrre materiali ogni giorno per 25 giorni di fila, con meditazioni di mindfulness per imparare a praticarla con esercizi nuovi ogni giorno, andando dalla prima meditazione di 1′ fino all’ultima di 25′.
I riscontri sono stati incredibili: ho avuto centinaia di iscritti, e ancora persone che chiedono di unirsi alla newsletter. Ogni giorno ho ricevuto email dai partecipanti che condividevano gratitudine per gli strumenti di auto-riflessione, a volte mi inviavano foto delle loro creazioni o di angoli di casa che avevano sistemato per fare spazio ai rituali quotidiani che proponevo, alcuni mi hanno inviato canzoni inventate da loro su mia indicazione o disegni, o altri risultati creativi legati alle mie proposte quotidiane. Ogni mail ricevuta mi faceva dire: Diana tieni duro che anche se ti sembra che una mail non sia niente, in realtà serve a molti e stai facendo la tua parte con quello che hai, che sai e che sei! Alla fine ero contenta di non avere più l’impegno quotidiano (sono una persona un po’ refrattaria alle cose sempre uguali!!!), ma la soddisfazione di aver contribuito con la mia energia ad aiutare qualcun altro a navigare l’oceano mosso dell’emergenza sanitaria è stata impagabile! (segue)
Abbiamo ancora tanti temi da trattare con Diana Tedoldi e lo faremo nella seconda parte della nostra intervista. Volevo rassicurarla che alcune buone abitudini apprese grazie al programma “Riconnessione” sto continuando a portarle avanti ancora oggi. Per me la giornata non inizia col piede giusto se non faccio 10 minuti di ginnastica, altrettanti di meditazione e gratitudine e un ripasso di lingue straniere. Grazie Diana!
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Laura grazie di questa opportunità e soprattutto del tuo commento finale in cui parli della tua routine quotidiana di buongiorno! Felice di averti ispirato su questo. Avanti tutta sempre 🙂 Con gratitudine e connessione, Diana
Grazie a te e, collegandomi al webinar di stamattina, la prossima volta si parlerà di un tema caldo, caldissimo (specie in Italia) a cui sono estremamente sensibile … ma non anticipiamo niente!