Diana Tedoldi e l’empowerment femminile post-Covid19

Nella seconda parte dell’intervista alla Nature Coach Diana Tedoldi, parliamo di empowerment al femminile, tema che le è molto caro. Nella prima parte (che trovi qui) avevamo parlato intelligenza primitiva e del percorso “Riconnessione” che ha offerto gratuitamente alle iscritte alla sua newsletter durante il lockdown.

Cosa manca a noi donne per ‘spaccare il mondo’?

[Più che “spaccare il mondo” parlerei di “ricucirlo” J, re-intrecciarlo, rifondarlo J J… scusami se lo preciso ma le parole sono importanti e il nostro mondo è già abbastanza spaccato così …]

Ho creato il progetto di sviluppo della leadership femminileWomen Power” per riunire risorse di crescita personale che ho coltivato dentro di me da quando ho 20 anni, e che ho costruito in questi anni come coach di qualche centinaio di donne. Credo che la cosa che manca di più alle donne (ma anche agli uomini) è conoscenza di se stessi, e capacità di prendere in mano la nostra vita e sostenerci con cura ed energia nel realizzare il nostro pieno potenziale. E ci manca questa capacità, perchè ci mancano modelli di leadership femminili – ed è questo che ci differenzia molto dagli uomini. Cresciamo sin da piccole con modelli di leadership maschili, rinforzati da un modo di imparare a scuola che enfatizza la storia degli uomini (guerre e lotte di potere), la letteratura, la cultura e la scienza degli uomini (di quante autrici, artiste, donne di cultura, scienziate e letterate ricordi i nomi? quante ne hai studiate a scuola? di quanti uomini invece hai studiato le gesta e le creazioni artistiche e letterarie?) e che allontana dal corpo e dalle emozioni, spingendo tutto l’apprendimento sulla testa, le informazioni e il cervello. Biologicamente le donne sono più predisposte degli uomini a connettersi con la propria interiorità (il nostro pensiero e il nostro comportamento sono influenzati dalla nostra biologia al di là di quanto pensiamo, e mentre le donne hanno tutti gli organi riproduttivi dentro, i maschi li hanno tutti fuori – questo determina un modo diverso di relazionarsi con la realtà, che lo vogliamo o meno, è quello che ci confermano le neuroscienze e la psicologia).

Da un sondaggio che ho fatto nel mio network è emerso (senza sorprese), che i valori associati al femminile sono la conoscenza interiore, la connessione con il corpo, la natura e i suoi ritmi (la natura femminile è ciclica e si muove con la Luna), l’empatia, l’ascolto, l’accoglienza, la relazione e i sentimenti. Sono proprio i valori di cui abbiamo bisogno per quel processo di riparazione culturale di cui parlavo prima. Aiutare le donne a realizzare il nostro potenziale significa migliorare il mondo, creare un nuovo equilibrio, dove si valorizza la diversità in ogni sua forma, si accoglie, si fa spazio, si ascolta, ci si connette in modo nuovo dentro noi stessi e con gli altri.

Il modo con cui facilito questo processo è offrendo risorse di auto-conoscenza e valorizzazione di sé, unendo coaching e formazione agli strumenti di auto-riflessione e di elaborazione creativa che contraddistinguono il mio modo di lavorare.

Le aiuto a farsi le domande giuste per riconoscere i propri talenti, le proprie vocazioni, i desideri del proprio cuore, aiutando a sviluppare quella self-care che deve sostituire l’autodisciplina se vogliamo davvero amare noi stesse e prenderci cura di noi nel quotidiano. Le pratiche somatiche, la mindfulness e la connessione con la natura sono gli assi delle mie proposte. Parte fondamentale del percorso è la riconnessione con il nostro mentore interiore, quella parte di noi che sa qual è il nostro bene e ci può aiutare a realizzarlo con la sua saggezza. E anche la connessione con il nostro critico interiore: imparare ad ascoltarlo, conoscerlo, comprenderlo, accettarlo ma non lasciargli in mano il timone della nostra vita.

Facilitare il dialogo fra le diverse parti di noi, riconoscere la nostra orchestra interiore e saperla modulare, è uno degli strumenti che più mi piace usare anche come coach, e che abitua le persone a considerarsi un ecosistema, una pluralità, allenando la propria capacità di leadership nei confronti anzitutto di questo “team” interiore.

L’ultimo tassello, e non è il meno importante, di Women Power, è la connessione con altre donne. Spesso pensiamo che i nostri problemi siano solo nostri, perché siamo sbagliate o mai abbastanza (brave, assertive, efficaci, belle, disponibili ecc.). Il fatto di accorgersi che in realtà i problemi che ho io sono gli stessi che hanno le altre riduce tantissimo la sensazione di inadeguatezza, oltre a offrire supporto e forza al mio percorso di apertura ed espansione. Appartenere a un gruppo di pari è un sentimento importante da coltivare, rientra in quell’aspetto di intelligenza primitiva che prima ho chiamato intelligenza collettiva. “Io sono perché tu sei”: siamo uniti, siamo insieme, nel viaggio su quella navicella spaziale sferica e blu che si chiama Pianeta Terra.

Diana Tedoldi coach intervista
Il volume “L’albero della musica” della Nature Coach Diana Tedoldi

Parlaci dei tuoi prossimi progetti e … sogni?

Quest’anno riparto con una nuova edizione della mia Nature Coaching Academy, che sarà un percorso di formazione per coach in connessione con la natura stavolta di respiro internazionale, cioè rivolto a partecipanti anche non italiani. In più chiederò l’accreditamento del percorso alla International Coach Federation, una cosa in più per invogliare altri colleghi coach a risvegliare la loro biofilia.

Poi c’è Women Power, che sono 7 webinar settimanali più un LIVE workshop finale in una location immersa nella natura, a fine estate.

E infine una nuova formazione sul Bagno di Foresta e la connessione con la Natura, per chi vuole imparare a condurre workshop di questo tipo sia in esperienze individuali sia di gruppo.

Come, secondo te, il Covid19 cambierà nell’umanità

Per molte persone questo è stato un periodo di rinascita, di ri-orientamento, ridefinizione delle proprie priorità. Per me è stato senz’altro così.

Ma ho ascoltato storie incredibili di resilienza in molte persone che hanno vissuto gli aspetti più duri dell’emergenza sanitaria: la malattia, il lutto, l’isolamento domestico in circostanze di estrema complessità, la perdita di lavoro e di soldi. Quando non puoi cambiare la realtà quello che ti salva è cosa te ne fai, in termini di consapevolezza e crescita personale.

Per molti questo periodo di grandi prove e sfide è stato una palestra di forza interiore.

Vi faccio solo questo esempio: una persona a me molto, molto cara, ha avuto il fratello con problemi psichiatrici rinchiuso in carcere ai primi di Marzo proprio quando sono scoppiate le rivolte, lontano da casa. Ha visto morire di Covid uno zio, il suocero e ammalarsi altre persone care. Ha perso ogni prospettiva di lavoro perché il suo lavoro (come il mio) si basa sugli assembramenti di persone trattandosi di formazione ed educazione. E le sue parole per descrivere come stava vivendo questo periodo, in telefonate ogni volta intrise sia di lacrime che di risate e umorismo, sono state: “Ho la sensazione che tutto quello che ho fatto della mia vita finora sia servito a prepararmi a vivere esattamente questo. Sto tirando fuori tutta la mia forza interiore. Non sapevo di averne così tanta”.

Ecco, credo che dovremmo riflettere su come abbiamo risposto all’emergenza sanitaria, per capire davvero chi siamo, cosa abbiamo fatto della nostra vita finora, come ci siamo educati, preparati a vivere e a gestire cambiamenti che saranno sempre di più e sempre più sconvolgenti nel futuro.

Credo che molti torneranno alle loro vite smorte di prima, ma molti no.

Il mio auspicio è che Covid-19 sia stata una “wake-up call” per la maggioranza, e che alle persone sia venuta la voglia di coltivare conoscenza di sé e forza interiore, per costruire una nuova qualità e profondità nella relazione con la vita, con se stessi, con le altre persone e con il pianeta.

Grazie Diana per le belle parole e gli spunti di riflessione che ci hai dato in questa lunga intervista (qui la prima parte). Speriamo che l’umanità si dia una regolata e la smetta di distruggere il pianeta su cui vive, come affermi tu in questo video ispirazionale: l’uomo è l’unico essere umano che sta lavorando per peggiorare il proprio ambiente, prologo per l’estinzione, se non si cambia rotta.  Sono ancora sulla strada della conoscenza di me e conto di rimanere connessa a te e al tuo network di donne per poter fare la differenza sulla Terra.