Emergenza coronavirus: da inizio marzo siamo tutti sigillati in casa (e comunque i contagiati e i morti continuano, soprattutto in Lombardia). Fabio si è organizzato col telelavoro (chiamarlo ‘smart working’ stride col significato della parola ‘smart’), io mi ero già ‘flessibilizzata’ in tempi non sospetti per seguire Francesco all’inizio della scuola media (e la mia idea di startup). E Francesco? E i bambini? L’Italia se li è completamente dimenticati, non rappresentano una priorità del nostro Governo e, se si esce due volte a settimana a prendere una boccata d’aria insieme a loro, noi adulti siamo additati come untori (leggi qui).
Didattica a distanza: pro e contro
Nessuno era pronto a un’emergenza del genere. Chiaro. Ma la scuola italiana, nonostante i proclami da tempi berlusconiani (le famose tre I Inglese, Impresa e Informatica) e la #BuonaScuola di renziana memoria non vede un’innovazione che possa chiamarsi tale, nell’approccio e nella strumentazione, dai tempi di Alberto Manzi e la sua trasmissione tivvù “Non è mai troppo tardi“. E non parlo a titolo personale, perchè, per fortuna, nella classe di mio figlio, alcuni professori, spronati da coordinatore giovane e curioso, hanno iniziato già dopo i primi giorni la didattica a distanza, ancor prima di ricevere disposizioni dall’alto. Hanno iniziato a implementare la DAD vera (usando gli acronimi tanto cari al burocratese scolastico), quella fatta di conversazioni e lezioni in diretta, guardando in faccia e conversando con i propri studenti, non quella fatta di compiti assegnati e di correzioni postate sul registro elettronico, che altro non è che la trasposizione digitale di un modo analogico di fare insegnamento.
Certo, ci troviamo nella peggiore crisi dal dopoguerra nel nostro paese (e nel mondo) con il Governo più improvvisato da sempre e una Ministra della Pubblica Istruzione imbarazzante. E, senza volte fare di tutta un’erba un fascio, perchè chi ci tiene al proprio ruolo professionale e sociale si sta facendo un mazzo triplo, ci sono professori che dai primi di marzo sono letteralmente scomparsi dalla loro vita. Se non comparire di nuovo una volta che il Ministero o la Dirigente scolastica hanno imposto la famosa DAD nei confronti della quale non avevano dimostrato il benchè minimo segnale di curiosità intellettuale. Proprio quella curiosità che noi genitori (e i professori che ci tengono) cerchiamo di instillare nei nostri bambini. Ma non mi addentro ulteriormente in questo tema spinoso perchè ogni volta genera polemiche insanabili e infinite…
L’attenzione del Governo italiano ai bambini
E la ripresa? Mentre negli altri paesi europei si parla di rientro a scuola già da maggio, qui in Italia si naviga a vista e ci sono dubbi anche sulla ripresa scolastica a settembre (e dire che in Italia il #Covid19 è arrivato settimane prima e ci saremmo dovuti dotare da tempo di un piano per la ripresa…). E noi donne? Ignorate quanto e più dei bambini perchè chiaramente, per quelli che non sono ancora in grado di rimanere a casa da soli, saremo costrette a rinunciare al nostro lavoro (almeno parzialmente) per consentire la scuola a distanza o l’eventuale turnazione scolastica.
Non dico di fare come la premier neozelandese Jacinda Ardern nel corso di una conferenza stampa sul lockdown rassicurando i bambini sul fatto che i coniglietti di Pasqua e le fatine dei denti svolgono una professione essenziale e non sarebbero stati costretti a restare in casa durante la quarantena o come la premier norvegese Erna Solberg che ha indetto una conferenza stampa rivolta espressamente ai più piccoli, spiegando perché non avrebbero più potuto incontrare amici, maestre e compagni di classe. Ecco, non dico questo, se non abbiamo la sensibilità e non siamo in grado di farlo, ma almeno pensarci sarebbe stato gradito ai nostri piccoli e ai loro genitori. La Task Force guidata da Vittorio Colao è fatta di docenti universitari, professionisti, consulenti strategici (e uno psichiatra), tutte figure di primo piano per trovare le migliori soluzioni per pensare alla ripresa economico-finanziaria ma gli aspetti legati all’ambiente e all’infanzia non sono previsti, nel leggere l’elenco di nomi e ruoli coinvolti. E mi viene tanta voglia di impegnare questi giorni per scegliere il miglior paese straniero dove trasferirsi appena sarà possibile …
Stop alla socialità dei figli unici
Francesco, come tutti i bambini italiani, ha interrotto bruscamente da un giorno all’altro non solo la frequenza scolastica, ma anche tutte le attività extra-scolastiche che avevamo scelto insieme dallo sport (Atletica) agli scout, dal catechismo al pianoforte. Essendo figlio unico è rimasto solo in casa in compagnia di noi due genitori senza contatti con coetanei da 45 giorni. All’inizio gli abbiamo concesso di giocare di più su smartphone e alla Play, considerandole occasioni per giocare insieme ai suoi amici ma l’altro giorno, notando che l’unica forma di socialità era proprio quella, gli abbiamo vietato Play e giochini elettronici. Però ci dispiace! OK sfrutteremo questo mese e mezzo in cui il programma scolastico è dimezzato (e di conseguenza anche la mole di compiti assegnati) per renderlo completamente autonomo nello studio. Ma chi gioca con lui se anche noi dobbiamo lavorare o pensare a coltivare il pensiero positivo? Alla fragile psiche dei bambini (e anche dei grandi, perchè già la percentuale di suicidi a livello locale è aumentata) qualche capoccione al Governo ci ha pensato? A me non sembra proprio ma se voi trovare del materiale che possa smentirmi, sarei lieta di poterlo fare.
Poi ci si domanda perchè la mortalità in Italia è così alta: siamo un paese per vecchi!
[…] in lockdown. Si ripiomba nel buio pesto già vissuto, di pseudo-vita fatto di scuola a distanza (la famigerata DAD), stop delle attività ludico-ricreativo-culturali e ai contatti col resto del mondo. Stavolta il […]