Immaginavo il clamore che avrebbe suscitato la mostra Libero di Ai Weiwei ecco perchè ho iscritto subito mio figlio al laboratorio gratuito di domenica mattina a Palazzo Strozzi a Firenze. Un modo magnifico per avvicinare i bambini all’arte, in questo caso contemporanea, intrattenendoli due ore con attività legate alle opere esposte in mostra.
Imparare l’arte osservandola con gli occhi dei bambini
Inaugurata lo scorso 23 settembre, la mostra Libero del cinese Ai Weiwei, uno dei maggiori artisti contemporanei viventi, è subito diventata un fenomeno a livello internazionale. Conscia di questo, ho subito iscritto Francesco ai laboratori delle mostre di Palazzo Strozzi che sono sempre curati in modo eccellente dalle guide e che trovano modi divertenti e intelligenti per introdurre i bambini al mondo dell’arte.
Iniziamo il laboratorio col racconto sulla vita di Ai Weiwei (cognome e nome), provocatorio artista cinese di 59 anni, e scopriamo perchè la mostra si intitola “Libero”: dal 2015 è di nuovo libero di viaggiare, in quanto il governo cinese gli ha restituito il passaporto. Da artista celebrato dal governo, dopo il terribile terremoto di Sichuan del 2008 fu oscurato e messo agli arresti domiciliari per aver denunciato i tentativi di copertura del numero delle 70.000 vittime e della qualità delle costruzioni crollate.
Passiamo attraverso la prima installazione: 950 biciclette marca Forever, unica marca di bici consentita in Cina, impilate l’una sull’altra a formare imponenti colonne. Oltre a essere considerata nel nostro immaginario il classico mezzo di locomozione cinese e uno status symbol locale – lo stesso Ai Weiwei la desiderava da piccolo, ma non poteva permettersela – la bicicletta è simbolo di libertà di movimento.
Ci viene chiesto di raccontare la sensazione vissuta passando sotto le biciclette: per Franci è sgradevole per l’intensa puzza di gomma delle ruote. Capiamo subito che un punto fermo della mostra è la Cina, sempre presente come riferimento, tecnica, ispirazione nelle opere e installazioni di Ai Weiwei.
Oltrepassiamo la sala Sichuan, dedicata al terremoto del 2008 e ci sediamo davanti all’opera “Grapes” realizzata con 34 sgabelli antichi della dinastia Qing, sapientemente assemblati con magici incastri, senza viti o collanti, da valenti artigiani cinesi. A cosa somiglia? Ai bambini ricorda il sole, un riccio, il mondo. Lo sgabello in Cina è un oggetto povero, tramandato di padre in figlio. C’è un oggetto che vorremmo ricevere dai nostri nonni oppure che ci piacerebbe tramandare ai nostri nipoti? La risposta mia e di Franci è “NO!” Non ci interessa ricevere lenzuola ricamate, quadri o madie antiche perché quello che conta è nella testa e nel cuore, non negli oggetti!
Ci fermiamo nella sala Vases con la serie “Han Dynasty Vases with Auto Paint” in cui alcuni vasi in terracotta della dinastia Han acquistati da Ai Weiwei in mercatini dell’usato cinese sono stati laccati con la vernice metallizzata usata per le automobili e trasformati in elementi di interior design contemporaneo – grande idea! Seduti sotto le tre opere realizzate in mattoncini Lego bianchi-neri-grigi in cui Ai Weiwei distrugge un vaso antico, ci viene chiesto di disegnare i vasi immaginando com’erano prima del passaggio della verniciatura. Io vedo un vaso semplice un po’ sporco e rovinato mentre Franci lo vede realizzato in mattoncini di Lego colorati.
Passiamo ad una sala con due estese sculture sul pavimento: la prima, “Blossom” è un tappeto di fiori in delicatissima porcellana bianca lucida; l’altra “Iron Grass” è realizzata in pesante ghisa industriale e rappresenta… cosa? Dobbiamo esprimerlo con una sola parola scritta su un foglio di carta: per Franci “Natura” mentre per me “Autunno”. In questa sala compaiono le prime foto della serie “Study of Perspective“ con il dito medio di Ai Weiwei alzato davanti a monumenti e simboli sgraditi (la Casa Bianca, la Piazza Rossa, ecc.) poi diventato gesto ossessivo e virale (qui le mie osservazioni sulla mostra di Ai Weiwei vista con gli occhi di un’adulta). Nella sua ingenuità Franci mi chiede: “Ma il mare è brutto?” e io: “No, perchè?” “E allora perchè fa quel gesto davanti al mare? E anche davanti al Palazzo che ha fatto lui” E io: “Beh, Ai Weiwei ha solo messo i gommoni su Palazzo Strozzi, ma non so perchè fa quel gesto davanti…”
Nell’ultima sala, insieme ad altre foto di “Study of Perspective” e alla testa in bronzo “Monkey,” il segno dello zodiaco cinese relativo all’anno 2016, sono appese tre delicatissime sculture in seta cinese sostenute da sottili canne di bambù con figure mitologiche cinesi (Taifeng, il grande vento, con apparenza umana e coda di tigre, Feiyu, il pesce volante e Huantouguo, l’uomo-uccello). Sono affascinanti riproduzioni di creature immaginarie ispirate all’antico testo di 2.000 anni fa di geografia fantastica Shanhaijing (Il classico dei monti e dei mari), vietato dal governo cinese.
Con la stessa tecnica vengono realizzati gli aquiloni, passione di Ai Weiwei bambino, che realizziamo nella parte finale del laboratorio. Ci viene dato un sottile foglio di carta quadrato che dobbiamo ritagliare in forma trapezoidale poi, con la china nera e un pennello, realizziamo delle decorazioni o scritte e, infine, con sottile carta colorata realizziamo la coda e le decorazioni dei lati. Lo scheletro è realizzato con due bastoncini attaccati con lo scotch in orizzontale e in verticale, a cui leghiamo un lungo cordino colorato ed ecco il nostro aquilone, pronto da mostrare al papà una volta a casa!
Informazioni pratiche:
Palazzo Strozzi piazza degli Strozzi nel centro di Firenze. La mostra “Libero” di Ai Wei Wei è visitabile dal 23 settembre 2016 al 22 gennaio 2017 dalle 10.00 alle 20.00 (giovedì sino alle 23.00). Biglietto di ingresso 12€ a prezzo intero (9,5€ ridotto per soci FAI), 4€ per bambini dai 6 agli 8 anni). Qui le informazioni per iscrivere il proprio bambino ai laboratori della domenica mattina (10.30-12.30) gratuiti previo acquisto del biglietto di ingresso
[…] Fabio ci aspetta all’uscita e andiamo a fare un brunch al vicino Odeon Bistro in modo da poter tornare a visionare la mostra con calma (ho fatto mettere un timbro sul biglietto per tornare in giornata a completare la mostra con le ultime video-installazioni e i documenti della Strozzina). Qui i precedenti laboratori di Palazzo Strozzi a cui abbiamo partecipato: laboratorio Bellezza Divina, laboratorio Da Kandisky a Pollock e laboratorio Ai Weiwei. […]
[…] usando tutti i linguaggi, le tecniche e i canali). Dopo il bel laboratorio per bambini con Franci (leggi il post), qui le mie considerazioni sulla […]