La mostra “Libero” dell’artista cinese Ai Weiwei allestita a Palazzo Strozzi a Firenze è stata interessante. Ma ancora non so se davvero Ai Weiwei mi piace come artista (sicuramente come persona merita di esprimersi usando tutti i linguaggi, le tecniche e i canali). Dopo il bel laboratorio per bambini con Franci (leggi il post), qui le mie considerazioni sulla mostra.
Ai Weiwei in 4 punti (secondo me)
Concludo con la mia sintesi di quello che credo di aver capito su Ai Weiwei dopo aver visitato la sua mostra “Libero” a Palazzo Strozzi e alla Strozzina di Firenze:
1. TUTTO E’ ARTE, LA VITA STESSA
Per Ai Weiwei tutto è arte, ogni azione e la vita stessa. Ecco cosa afferma: “Non separo mai la mia arte dalle altre mie attività. C’è un impatto politico nelle mie opere e non smetto di essere artista quando mi occupo di diritti umani. Tutto è arte, tutto è politica.” E può ben dirlo: ha pagato in prima persona il fatto di essere se stesso con la libertà di espressione propria degli artisti imprigionato e privato della libertà di viaggiare per il mondo.
2. TRADIZIONE ANTICA E ISPIRAZIONE CONTEMPORANEA
Nelle sue opere, fatte realizzare a seconda della tecnica utilizzata da esperti artigiani cinesi, emerge la tradizione artistica secolare della Cina (lavorazione della seta, del bambù, del legno, del metallo) e ispirazione contemporanea provocatoria. Richiama la distruzione dell’eredità storica cinese a opera della Rivoluzione Culturale e trasforma in opere pop quelle della tradizione rinascimentale italiana (vedi i ritratti in Lego).
3. IL WEB AMPLIFICA (E SNATURA?) IL MESSAGGIO
Ai Weiwei utilizza in modo ottimale tutti i canali di comunicazione più moderni tra cui il blog (poi oscurato dal Governo cinese) e i social media (twitter, instagram). Alcune opere sono diventate virali (come il Selfie con la gamba-pistola riprodotto ovunque nel mondo). Altre volte, secondo me, si lascia prendere la mano trasformando iniziali spunti di provocazione politica (il dito medio puntato contro la Casa Bianca o la Piazza Rossa) in azioni semplicemente virali fini a se stesse (davanti al mare o davanti a Palazzo Strozzi, che ha ospitato questa sua imponente rassegna artistica).
4. MANCA UNA LINEA UNITARIA E COERENTE?
Le singole installazioni in sè mi piacciono e mi colpiscono, in primis la meravigliosa “Reframe” che trovo geniale nell’esecuzione ed emozionante nella tematica (ma anche “Snake”, “Forever”, ecc). E’ trovo dispersivo l’uso di troppi materiali diversi (legno, seta, porcellana, ghisa, ecc.) che richiedono diverse abilità per realizzare le sue opere commissionate a terzi. So che l’artista di oggi non produce più nulla in prima persona ma qui sono confusa dalla gran mole di tecniche necessarie per veicolare la gran mole di messaggi di Ai Weiwei. Forse è un problema mio!?
Installazioni di Ai Weiwei a Palazzo Strozzi
Ancor prima di arrivare a Palazzo Strozzi, vediamo da lontano la discussa installazione “Reframe” (Nuova cornice), tanto odiata dai fiorentini, quella realizzata con 22 gommoni di salvataggio posti attorno alle bifore del Palazzo. Io la trovo una delle migliori espressioni dell’artista cinese Ai Weiwei: geniale nella collocazione ed emozionante nel tema. Reframe è dedicata alle migliaia di profughi (“eroi del nostro tempo” secondo l’artista) che ogni giorno rischiano (e molti perdono) la vita per attraversare i confini che separano la guerra e la carestia dei loro disgraziati paesi con la speranza di un futuro migliore nei nostri (e l’Italia conosce bene questo triste fenomeno!). Nel cortile interno di Palazzo Strozzi c’è un’altra grande installazione “Refraction“ (Rifrazione) realizzata con cucine solari, bollitori, acciaio, a formare una grande ala metallica, simbolo di libertà.
All’ingresso della mostra passiamo sotto l’installazione “Forever” realizzata con 950 biciclette cinesi impilate l’una sull’altra in maestose colonne. Oltrepassiamo la sala Sichuan con l’installazione “Snake bag“, un serpente cinese realizzato con 360 zainetti scolastici (simbolo dei 50.000 bimbi morti durante il terremoto del 2008) e relative casse da morto con tondini “Rebare and case“. Inquietante. Ci fermiamo davanti all’opera “Grapes” realizzata con antichi sgabelli in legno tenuti insieme da un gioco di incastri da valenti artigiani cinesi, poi nella sala Renaissance con due grandi poliedri in legno ispirati a Leonardo da Vinci e la riproduzione di ritratti classici realizzati in Lego di Filippo Strozzi, Girolamo Savonarola, Dante Alighieri e Galileo Galilei. Nella sala successiva osserviamo tre opere in sequenza realizzate in mattoncini Lego bianchi-neri-grigi “Dropping a Han Dynasty Urn” (Distruzione di un’urna della dinastia Han) che raffigurano Ai Weiwei mentre distrugge consapevolmente un antico vaso della dinastia Han (una sua controversa performance del 1995). Vuole rappresentare la distruzione dell’eredità storica cinese causata dalla Rivoluzione Culturale.
Le salette laterali presentano alcune teche con gli oggetti che Ai Weiwei utilizzava quotidianamente quando era in carcere da lui fatti realizzare in materiali preziosi (una gruccia in cristallo e una manetta in finissima porcellana) e alcune icone del design cinese reinterpretate (l’onda di Hokusai e un puzzle di porcellana decorata a mano). Arriviamo in una grande sala in cui sono presenti un meraviglioso e delicato tappeto di lucidi fiori in porcellana bianca “Blossom” e un brullo prato con germogli realizzato in pesante ghisa industriale “Iron Grass“. Qui iniziano ad essere esposte le fotografie della serie “Study of Perspective” con il famoso dito medio alzato davanti ai simboli del potere (la Casa Bianca, piazza Tienammen, ecc.) poi diventato gesto virale privo di altro significato che non sia quello di provocare (secondo me).
In un angolo dell’ultima sala, troviamo tanti granchi colorati per terra (1.500) e i resti di alcune pareti in mattone incorniciate in un antico letto della dinastia Qing, Sono i resti dello studio di Ai Weiwei distrutto per ordine del Governo cinese, evento trasformato dall’artista in una festa con inviti mandati via email. Messo ai domiciliari per impedirgli di partecipare, la sera della demolizione allestì in una cena a base di crostacei per i suoi amici. La parola ‘granchio di fiume’, tra l’altro, in cinese si avvicina al suono di ‘armonia’ e ‘censura’, due parole filo-governative.
Ai Weiwei vita e social alla Strozzina
Dopo il laboratorio, come al solito, ci facciamo mettere il timbrino dalle guide per poter tornare nel pomeriggio e visitare anche la Strozzina che ospita le creazioni più moderne e virali di Ai Weiwei: video, foto, quadri, selfie, ecc. ispirati ai simboli del consumismo (Coca Cola, ecc.) o scattate quando era agli arresti domiciliari (a chi prendeva un mazzo di fiori che lui stesso deponeva ogni giorno su una bici davanti a casa). Qui scopriamo che il sito di Ai Weiwei contava oltre 17.000.000 di accessi quotidiani quando fu oscurato dal Governo Cinese che gli tolse il passaporto mettendolo in prigione per 81 giorni. Ai Weiwei infatti conosce e utilizza al massimo tutti i moderni mezzi di comunicazione che utilizza per amplificare i suoi messaggi e la sua fama.
La mostra presenta 17 stampe di foto scattate ad Ai Weiwei nel suo decennio di vita a New York (dal 1983 al 1993), l’incredibile cubo di realizzato in materiali tradizionali cinesi (tè, ceramica, marmo, ebano) in cui veniamo riflessi in modo stravagante (piaciuto moltissimo a Francesco). L’artista cinese è tra i precursori dell’abitudine di documentare continuamente la vita quotidiana e la produzione artistica scattando foto che pubblica a seguire sul proprio blog (258 Fake riuscisce su 12 monitor 7677 fotografie scattate fra il 2003 e il 2011). Il blog è soppiantato dai canali social da cui sono stati ripresi alcuni dei tantissimi selfie scattati da Ai Weiwei in giro per il mondo dal 2012 ad oggi. Tra questi è diventata viralissima la foto postata su Instagram a giugno 2014 di Ai Weiwei in pantaloncini corti e calzini neri, in cui imbraccia la gamba come se si trattasse di una pistola accompagnata dalla scritta “Beijing AntiTerrorism Series”. Il gesto è stato ripreso da migliaia di follower in chiave politica, ironica o artistica. E’ sua l’affermazione: «Penso che l’arte non avrà nessun tipo di futuro se non riuscirà ad adattarsi alla tecnologia e alla vita di oggi».
Dove, come, quanto:
Palazzo Strozzi piazza degli Strozzi nel centro di Firenze. La mostra “Libero” di Ai Wei Wei sarà visitabile dal 23 settembre 2016 al 22 gennaio 2017 dalle 10.00 alle 20.00 (il giovedì sino alle 23.00). Biglietto di ingresso 12€ a prezzo intero (9,5€ ridotto per soci FAI), 4€ per bambini dai 6 agli 8 anni). Qui le informazioni per prenotare il proprio bambino ai laboratori della domenica mattina (10.30-12.30) gratuiti previo acquisto del biglietto di ingresso
Brava Laura. Io non so cosa penso di Ai Wei Wei come artista, non ho sentito cose molto buone. Ci devo ancora andare e formarci una mia opinione. Mi piace il tuo sommario in 4 punti. Per quanto riguarda il punto 4 come ho detto lo devo vedere, ma potrebbe essere colpa anche dei curatori se la traccia non è abbastanza chiara.
AMK
Ciao Alexandra. Sono onorata di ricevere un tuo commento sul mio blog a un post di tema artistico da te 🙂 Sicuramente la mostra “Libero” è da vedere e l’artista Ai Weiwei è da conoscere e da apprezzare. Secondo me la mostra è varia e poco coerente come Ai Weiwei stesso. Troppi spunti, troppe provocazioni, troppe diverse fasi della vita. Quindi in realtà la mostra è poco coerente come traccia perchè è assai coerente col personaggio Ai Weiwei. Non so se mi sono spiegata 🙂
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