Come già sapete, adoro i laboratori per bambini legati alle mostre di Palazzo Strozzi (vedi qui – qui – qui), avevo intuito che per la mostra di Marina Abramovic la scuola non avrebbe provveduto, così ho fatto da me ed ecco l’esperienza del primo laboratorio per bambini legato a “The Cleaner” – per palati forti – con le spiegazioni date ai bambini (e utili anche agli adulti).
Laboratorio per bambini “Vestirsi di energia”
Prima di accedere alla mostra “The Cleaner” di Marina Abramovic abbiamo firmato un contratto per impegnarci ad essere concentrati e metterci alla prova per tutta la durata del laboratorio, senza distrazioni date da smartphone. Ci siamo rilassati respirando con una maschera scura sugli occhi immaginando la scena in cui i due corpi nudi di Marina e del suo compagno Ulay erano disposti all’ingresso della mostra esposta a Bologna attraverso i quali tutti dovevamo passare per accedere alla mostra. Entriamo dunque nella prima sala e vediamo tre foto del passaggio di uno spettatore, una spettatrice e un poliziotto che ha posto fine dopo 90 minuti alla performance “Imponderabilia” che sarebbe dovuta durare 6 ore.
Nella sala successiva due video mostrano Marina e Ulay che si schiaffeggiano reciprocamente e i due che si urlano addosso ripetutamente. Ci fermiamo nella terza sala in cui si vedono i due artisti – che si guardano intensamente negli occhi – sono disposti ai lati opposti di un tavolo con degli oggetti, performance avvenuta nelle location più disparate dall’Australia al Giappone agli Stati Uniti. Questa performance è nata proprio osservando gli aborigeni che per il gran caldo sono abituati a muoversi il meno possibile per risparmiare energie. A Marina e Ulay viene in mente di compiere un’altra impresa epica, percorrere la Grande Muraglia cinese partendo dalle due parti opposte, uno dal mare e uno dalla montagna, e incontrarsi a metà strada, dopo oltre 2.500 chilometri a testa e poi sposarsi. Il video proiettato mostra l’incontro dopo 90 giorni di cammino tra i due artisti sulla Grande Muraglia cinese che, però, non si conclude col matrimonio bensì con la separazione definitiva di Marina e Ulay.
Passiamo in una stanza caratterizzata da pietre di diverse dimensioni, composizioni e materiali. Ci sono delle scarpe di quarzo, pietre attaccate al muro e disposte all’altezza di fronte, cuore e stomaco, una sedia con cristalli incastonati sul retro. Divisi in famiglie (la nostra composta da Franci, me e Paoletta) dobbiamo appoggiarci per un minuto ai cristalli posti sulla parete e poi descrivere le nostre sensazioni agli altri. Nella stessa sala ci sono tre mini camere a vista separate dal suolo con delle spaventose scale con grandi e affilati coltelli al posto dei pioli. In questa sala da fine novembre a inizio dicembre 2018 per 12 giorni un performer vivrà giorno e notte senza poter mangiare (solo bere) con la possibilità di dormire al massimo 7 ore al giorno e farsi 3 docce al giorno.
Passiamo nella sala in cui vengono mostrati i video della celeberrima performance al MOMA di New York in cui Marina è rimasta seduta per 3 mesi per 8 ore al giorno a un tavolo trovandosi davanti i partecipanti alla mostra che fissava immobile negli occhi, come uno specchio, proiettando su di sè e viceversa le loro sensazioni. Lei con lo sguardo vitreo e vestita drammaticamente di rosso oppure di nero e gli spettatori, uomini e donne, di ogni razza, estrazione, età, con sguardi ed emozioni completamente diversi dal triste al felice, dall’angosciato al sereno, dal turbato al trasparente.
Nell’ultima sala si trova un lungo tavolo con al centro una banda enorme di chicchi di riso mescolati a lenticchie. Occorre depositare negli armadietti smartphone, borse, orologi e qualsiasi oggetti che possa distrarre l’attenzione, mettersi una cuffia per non sentire i rumori esterni e vivere l’esperienza in un limbo ovattato. Ogni presente ha la possibilità di prendere un pugno di riso e lenticchie e contare attentamente i chicchi di riso e le lenticchie per poi segnare il numero su un foglietto. Sembra un’operazione inutile invece è utile per fermare il frenetico tempo che viviamo immersi in millemila impegni ed eseguire in modo attento e concentrato un’unica azione (il tempo stimato per farlo perbene è di circa 6 ore).
Terminata la selezione delle opere scelte, torniamo nella sala del laboratorio in cui sono stati disposti alcuni oggetti su un tavolo: carta colorata e brillante e sassi di diversi colori e dimensioni, liste di sughero e conchiglie, pezzi di legno e ramoscelli. Ognuno di noi con una cuffia che ci isola dai rumori deve toccarli e sceglierne uno. Poi in cerchio si prende l’oggetto di un’altra persona e si esegue per 30 secondi una performance con movimenti lentissimi, assumendo la posizione scelta da chi ci precede.
Al volo, rientriamo nella mostra per oltrepassare i due volontari nudi posti all’ingresso e per vedere Luminosity, la performance in cui a intervalli di mezz’ora cambiano i volontari che devono rimanere sospesi in bilico su un sellino senza poter appoggiare nè piedi nè mani e allargando braccia e gambe. Crudele! Nella sala prima dello shop, dove acquisto una tazza sul tema del fallimento (leggi Fuckup Nights) e un Survival Kit di Marina Abramovic da 5€ a sorpresa per Fabio, ci sono dei cassetti con la storia di Marina Abramovic in immagini, scritte e disegni. Paoletta va anche alla Strozzina mentre noi dobbiamo tornare a casa perchè Fabio deve partire per la Germania.
Informazioni pratiche
La mostra “The cleaner” di Marina Abramovic (qui le info) avrà luogo sino al 20 gennaio 2019 a Palazzo Strozzi, nell’omonima piazza nel centro storico di Firenze. E’ aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 mentre il giovedì fino alle 23.00. Per prenotare il laboratorio per bambini, basta mandare una mail ed è compreso nel costo del biglietto.